La situazione in Iran continua a peggiorare e, nonostante siano state elargite sanzioni da parte dell’occidente, ammonimenti e tanto di grida di aiuto da parte di tutte le associazioni per i diritti umani. Questo a causa dello scempio che il popolo iraniano sta vivendo da oltre tre mesi, per la precisione dal 16 settembre quando stata uccisa dalla polizia morale Mahsa Amini, colpevole di aver indossato a male il velo. Ora inaspettatamente è risposta del presidente Raisi che ha risposto all’attenzione mediatica che si è sollevata intorno alla questione iraniana con parole durissime.
Le parole di Raisi sono arrivate taglienti e crudeli e hanno, così, tolto ogni dubbio sulla posizione governativa in merito alla repressione. Questo non può che alimentare la preoccupazione delle autorità internazionali, che vedono violato in Iran ogni diritto umano e soprattutto violati tutti i diritti esistenti per le donne. Non esiste più tutela e la popolazione continua, nonostante ciò, a manifestare il proprio dolore la propria frustrazione, con le proteste che vanno ormai avanti da oltre 100 giorni e hanno lo scopo di rovesciare il regime islamico su cui è fondata la repubblica islamica dell’Iran.
Le proteste in Iran sono cominciate in concomitanza con la morte di Amini il 16 settembre, che ha segnato il momento in cui il popolo iraniano non ha più potuto sottostare e sottomettersi a un regime autoritario e duro, che infligge sofferenza gratuita tramite la polizia morale. La ventiduenne è stata uccisa dalle numerose percosse che ha subito dalle guardie della rivoluzione, dopo essere stata arrestata per aver indossato male il velo, mentre si trovava con la propria famiglia al parco a Teheran. L’oppressione a cui erano sottoposte le donne non è di certo una condizione nuova ma questa morte ha segnato il momento in cui il vaso di Pandora è stato scoperchiato e le donne hanno deciso di non restare più in silenzio davanti a maltrattamenti e soprusi.
Le manifestazioni si sono poi trasformate in proteste che, a loro volta, hanno generato la rivoluzione iraniana che sta muovendo l’intero Paese, che vuole vedere la fine del regime islamico di Raisi e, nonostante ora le morti siano arrivate ad un numero incredibile così come gli arresti, la protesta non si ferma anche a costo di rischiare la propria vita. Se rischiare la propria vita significa e riuscire a dare un futuro migliore alle nuove generazioni che popoleranno l’Iran, è un rischio che il popolo vuole correre e sta correndo quotidianamente.
La scelta di attuare condanne a morte per dimostrare pubblicamente la propria superiorità e soprattutto dare un’idea di ciò che accade a chi si mette contro al governo iraniano è qualcosa che è inaccettabile per le nazioni occidentali. Ma nonostante la brutalità e la crudeltà dimostrata è difficile da combattere concretamente, anche per le nazioni occidentali se non con sanzioni e azioni politiche, che però hanno la necessità di provenire da votazioni con esito positivo unanime. Nonostante nessuno abbia appoggiato la posizione politica iraniana, ci sono però stati come la Cina e la Russia che, pur non approvando, non hanno però nemmeno dato esito favorevole nella votazione per ampliare le sanzioni verso l’Iran e Raisi.
Un intreccio di potere nel quale però chi soffre davvero e piange quotidianamente un figlio, una sorella, una madre, un conoscente o un amico è il popolo iraniano che vede calpestato ogni diritto umano e di democrazia, senza poter fare altro che protestare e rischiare costantemente di essere arrestati, torturati, stuprati o uccisi.
L’agenzia di stampa ufficiale degli attivisti iraniani ha annunciato oggi che il numero dei morti, dall’inizio delle proteste per mano delle guardie della rivoluzione, è salito a 507 e i manifestanti arrestati sono aumentati sensibilmente e sono stimati tra i 14.000 e i 16.000. Un numero Altissimo di persone che si trovano sensibilmente in pericolo Dato che il rischio di essere uccisi per inimicizia verso Dio e quindi soltanto per aver preso parte le proteste eh concreto è alto. In tutto questo è arrivata la risposta durante una celebrazione ufficiale dello stesso capo di Stato raisi che ha con le sue parole chiarito definitivamente la posizione del governo iraniano rispetto alla rivoluzione in atto punto
Il capo di Stato iraniano Raisi non ha mai nascosto di avere come scopo principale quello di far rispettare le leggi islamiche che, a suo avviso, sono le fondamenta dello Stato che vengono interpretate in maniera rigida e i divieti non rispettati, vengono considerati violazioni importantissime della legge. Le donne vengono punite severamente se infrangono le leggi di velo e castità contenute nella Sharia. Il presidente aveva dato qualche barlume di speranza annunciando una pseudo riforma legislativa che avrebbe toccato per l’appunto le leggi islamiche rendendole più efficaci, nel senso che sarebbero state migliorate è scritta in maniera precisa in modo da evitare di essere malintesa retate da chi allo scopo di farle rispettare.
Era stato svelato anche che sarebbe stata abolita la polizia morale, tanto discussa e una delle ragioni per le quali è nata la rivoluzione attuale, precisando inoltre che sarebbero state inviate le comunicazioni tramite SMS a chi avrebbe trasgredito ai divieti. Sembra che tutto ciò derivasse solo dal fatto di voler appianare l’attenzione mediatica, che si è creata intorno alla repressione intorno alle scelte durissima dal regime autoritario di Raisi.
Le autorità iraniane hanno confermato l’uccisione da parte delle guardie della rivoluzione della giovanissima dodicenne Etebari uccisa in auto con la propria famiglia. Soltanto una delle ultime giovani vittime del regime iraniano che si va ad aggiungere a una lista molto più lunga di bambini Innocenti che hanno perso la possibilità di avere un futuro. Ma oltre alle tantissime persone uccise e alle due esecuzioni non va dimenticato il ferimento dei manifestanti che vengono colpiti al volto, occhi e agli organi genitali come punti simbolici e che vengono curati a fatica dato che la polizia non permette ai medici di dare aiuto ai partecipanti alle proteste.
In tutto questo arrivano le parole del capo di Stato Raisi che definisce la rivoluzione iraniana come un fastidio e soprattutto spiega che: “Non mostreremo misericordia ai nemici” e precisa poi: “le braccia della nazione sono aperte a tutti coloro che sono stati ingannati”. Dunque se il popolo smetterà di opporsi al regine anche la repressione finirà altrimenti sembra proprio che, stando alle parole del capo di stato, l’intenzione sia quella di arrivare comunque a sedare la situazione attuale. Un ultimatum che sembra dire o tornate con noi e vi assoggettate al regime o farete tutti la stessa fine.
Mentre queste parole fanno il giro del mondo una campionessa di scacchi ha deciso di non farsi intimidire da Raisi e dalla paura della morte e ritorsioni e ha scelto di gareggiare senza il velo.
Non si tratta di una giocatrice di scacchi qualunque ma della campionessa Sara Khadim al-Sharia che rappresenta l’iran ai campionati Mondiali 2022 in Kazakistan. Una scelta coraggiosa ma che ha sollevato molta preoccupazione dato la posizione durissima del capo di stato.
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