Iran, due mesi dalla morte di Mahsa Amini: la rivoluzione continua

Iran, sono passati due mesi dalla morte di Mahsa Amini e il popolo iraniano da quel giorno non ha mai smesso di manifestare combattere per la propria libertà.

Iran proteste Amini
Due mesi di proteste in Iran dopo la morte di Amini – Nanopress.it

Si tratta di una vera e propria rivoluzione che il popolo sta portando avanti con coraggio e che ha lo scopo di liberarli dall’oppressione delle leggi islamiche e da un regime dittatoriale che limita ogni forma di espressione e libertà.

Durante questo periodo il governo iraniano ha reagito in maniera durissima nei confronti del popolo in protesta e ha attuato una repressione violenta e feroce contro i manifestanti. La modalità con cui Raisi ha gestito la situazione è stata duramente contestata dalle massime autorità mondiali. Se le proteste sono iniziate per la morte di una sola ragazza ora stanno proseguendo per le centinaia di vittime che sono state uccise durante le manifestazioni dalla polizia morale. Ciò che sta avvenendo in Iran è una vera e propria rivoluzione e si appresta cambiare il paese per sempre. Nonostante l’indignazione del mondo il governo iraniano ha deciso di proseguire imperterrito nella sua missione islamica e continua a far rispettare ciecamente le leggi religiose.

Iran, due mesi dalla morte di Mahsa Amini

Il 16 settembre ha segnato l’inizio della rivoluzione iraniana causata dalla morte della ventiduenne Mahsa Amini dovuta alle percosse ricevute dalla polizia religiosa mentre si trovava in detenzione. Da quel momento il popolo iraniano è sceso in piazza per lottare per la propria libertà e per un futuro migliore, in un paese che limita la possibilità di crescita dell’individuo.

Le manifestazioni si sono allargate a tutta la Nazione e accanto alle donne si sono schierati anche gli uomini che fino a questo momento non avevano mai protestato al fianco delle loro compagne e sorelle. La morte della ventiduenne curda ha segnato un processo che non intende arrestarsi e che va contro tutto e tutti nonostante sia molto pericoloso.

In Iran i diritti civili e umanitari sono quasi pari a zero e le donne vivono in una condizione di emarginazione e di soprusi continui che ha segnato questa rivolta.

Dall’inizio delle manifestazioni il governo iraniano ha attuato una durissima repressione verso i manifestanti che è stata caratterizzata da violenza e morte ed è tuttora in atto. Le azioni del governo e della polizia morale hanno portato alla morte centinaia di giovani donne e le stesse autorità hanno cercato di insabbiare tutto.

Il mondo intero si è indignato davanti a tanta crudeltà e si sono moltiplicate le proteste a favore delle donne iraniane in tutto il mondo.  Nel vedere il proprio popolo schiacciato dal governo islamico anche esponenti dello sport nazionale hanno deciso di mettersi in campo e dimostrare solidarietà alla popolazione iraniana.

Per citare un esempio possiamo indicare la scalatrice Elnaz Rekabi che ha partecipato ad una gara a Seul senza indossare il velo. La famiglia dell’atleta è stata minacciata immediatamente dalle autorità locali e nel momento in cui la scalatrice ha fatto ritorno a casa ha dovuto rilasciare una dichiarazione nella quale spiegava che il gesto non è stato intenzionale ma si è trattato soltanto della fretta nella preparazione della gara.

Una delle ultime esponenti iraniane che ha voluto manifestare la sua solidarietà è stata l’attrice Alidoosti che ha deciso di postare una foto sui social senza il velo e con la scritta donna vita libertà. Questi anche se sembrano atti quasi insignificanti contengono un’enorme coraggio e sono perseguitati duramente dal governo di Raisi.

Nonostante ciò le proteste la polizia morale ha addirittura sparato sulla folla ad altezza uomo senza che sia stata presa nessuna misura del governo.

L’occidente ha ammonito più volte l’Iran in merito a questo comportamento ritenuto disumano nei confronti dei cittadini iraniani, ma la risposta di Raisi non è stata quella che si aspettavano le autorità internazionali.

La posizione del governo iraniano

Il governo iraniano ha dato la colpa di questa crisi interna e delle manifestazioni all’occidente che porta avanti una diffamazione che ha come scopo quello di indebolire la Nazione e ritiene chiunque interferisca nelle leggi interne ostile all’Iran.

Nonostante gli ammonimenti di diverse nazioni tra cui gli Stati Uniti, Raisi ha deciso insieme al governo di introdurre la pena capitale per i detenuti politici e per i manifestanti. La prima condanna a morte è già arrivata tramite sentenza qualche giorno fa e ha sollevato l’indignazione internazionale.

I prigionieri politici in cui rientrano manifestanti e studenti ricevono trattamenti disumani e violenti che sono tollerati dal governo e anzi vengono sollecitati dal capo di Stato stesso.

Anche la nostra connazionale Alessia Piperno è stata arrestata con l’accusa di essere ostile al governo e ciò ha comportato il suo trasferimento nel carcere di Evin A Teheran. La Farnesina ha comunicato del suo arresto senza avere però ulteriori notizie dalle autorità iraniane e la giovane si trovava all’interno del carcere anche quando è scoppiata la rivolta con il conseguente incendio.

Amnesty Iran ha dichiarato che il racconto comunicato dalle autorità iraniane non corrispondeva alla realtà dei fatti. Fonti molto vicine al carcere hanno riferito di una grossa repressione, anche nell’ala femminile del carcere e di numerose morti scaturite da questa sommossa.

Raisi Iran
Iran, Raisi – Nanopress.it

Alessia Piperno è riuscita a rientrare In Italia qualche giorno fa ed ha affermato che non le hanno mai fatto del male ma la sua paura era di non riuscire più a tornare.

Ma a prescindere dalla paura l’Iran continua a a lottare senza dimenticare nessuna delle vittime di questa rivoluzione iraniana. Anche se il momento è tragico e sofferente i giovani continuano a credere che un futuro migliore sia possibile e si scagliano contro le leggi religiose ritenute obsolete per i tempi in cui viviamo.

 

 

 

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