Dopo sette anni di tensioni, Iran e Arabia Saudita hanno stabilito di riprendere i rapporti diplomatici. I colloqui sono stati mediati dalla Cina, che ha spinto fortemente per riconciliare le relazioni diplomatiche tra i due Stati.
Gli incontri sono perdurati per cinque giorni, nei quali i negoziati hanno avuto esito positivo e le due Nazioni hanno convenuto di ripristinare le relative ambasciate ma anche le missioni interrotte e questo dopo ben sette anni di stop. Un passo che è stato sostenuto da Pechino che ha mediato durante i colloqui.
Le tensioni tra Arabia Saudita e Iran sono state Interrotte bruscamente nel gennaio 2016, quando una folla di cittadini iraniani ha attaccato l’ambasciata Saudita a Teheran e saccheggiato inoltre il consolato
a Mashhad, in seguito all’esecuzione da parte delle forze iraniane di uno studioso e religioso cittadino sciita saudita.
Da quel momento le relazioni tra autorità iraniane e saudite sono rimaste molto tese e, nonostante nell’ultimo periodo siano stati intrapresi alcuni sforzi, soltanto con l’intervento della Cina è stato possibile superare malcontento reciproco e la diffidenza.
Dopo la vicenda accaduta nel 2016 i rapporti tra autorità iraniane e saudite si sono interrotti bruscamente ed entrambe hanno deciso di porre fine a qualsiasi tipo di relazione diplomatica.
L’Iran ha puntato all’ampliamento della sua posizione e influenza verso gli Stati arabi, ovviamente puntato a quelli con maggiore popolazione sciita e ha messo il massimo impegno nel costruire una sorta di alleanza opposta a quella dei sauditi con i propri alleati, rimanendo sempre fedele alla politica iraniana e cercando di espanderla il più possibile.
Un punto focale che ha segnato ulteriore nervosismo bilaterale è stata sicuramente la questione con lo Yemen, dove le autorità iraniane hanno scelto di sostenere i ribelli Houti che si opponevano alle autorità governative sostenute invece dalle forze saudite.
La situazione è andata avanti fino allo scorso anno, quando è stata attuata una tregua.
Ali Shamkhani, segretario del Consiglio supremo per la sicurezza dell’Iran, il rappresentate del leader supremo, il consigliere per la sicurezza nazionale dell’Arabia Saudita Musaad bin Mohammed Al Aiban Il massimo diplomatico cinese Wang hanno firmato l’accordo.
Le autorità internazionali hanno osservato con attenzione quanto Pechino si sia esposto in questa questione e ciò emergere chiaramente la necessità di legami economici e commerciali ma si evince anche che la mole di interessi che ruota attorno a questa riappacificazione.
La Cina ha intrapreso un percorso diplomatico intenso e più volte, di recente, ha ricoperto la carica di mediatrice in questioni serie come per esempio l’inserimento all’interno della dinamica della guerra in Ucraina, nella quale nelle ultime settimane si è inserita per chiedere negoziati e ha proposto un piano di pace per cercare di appianare la situazione delicata.
Ora il ruolo di mediatrice è stato svolto in maniera eccellente in Medio Oriente placando le tensioni persistente da oltre sette anni tra Arabia Saudita e Iran, sottolineando così la propria importanza come potenza mondiale. Jinping ha ottimi rapporti sia con le autorità saudite che con quelle iraniane ed essere riuscito a distendere le profonde tensioni preesistenti non sarà un’azione ben vista da tutti.
Le nazioni che hanno preso parte ai colloqui precedenti come per esempio Qatar e Iraq, che per molto tempo hanno provato a negoziare tra Riyadh e Teheran, saranno sicuramente infastidite dal risultato ottenuto in cinque giorni dalle autorità cinesi.
Ripristino delle relazioni con le autorità saudite potrebbero essere interpretate come un passo favorevole attuato nei confronti dell’Iran, in un momento nel quale la crisi economica e sociale sta schiacciando le autorità governative e, soprattutto, potrà ridurre il peso del sanzioni occidentali che attualmente gravano sull’Iran.
Proprio mentre l’Iran è accusato e sanzionato a causa della rivoluzione iraniana in atto, causata dall’oppressione del regime contro il genere femminile e che perdura da settembre quando è stata uccisa Mahsa Amini dalla polizia morale, Pechino si schiera dalla parte di Riyadh e Teheran, come per dimostrare la propria posizione e anche la potenza diplomatica.
Questo rappacificamento non cancella però le preoccupazioni delle autorità saudite in merito alla questione del nucleare iraniano. Gli Stati Uniti stavano trattando con l’Arabia Saudita in merito alla costruzione di un programma nucleare civile e hanno discusso anche dell’espansione nucleare iraniana e l’Arabia Saudita ha chiesto sicurezza e rassicurazioni.
Questo è accaduto nonostante i rapporti tra l’amministrazione Biden e il principe ereditario bin Salman siano alquanto tesi. L’Arabia Saudita aveva chiesto meno restrizioni sul commercio di armi statunitensi, come riferito dal New York Times.
Stando a ciò che emerge da Iran International, alcuni funzionari che hanno assistito ai colloqui affermano che gli USA stiano cercando le sfruttare la vicinanza con l’Arabia Saudita per portarla alla normalizzazione delle relazioni con Israele.
Per questo starebbero promuovendo gli accordi di Abramo, negoziati dall’ex presidente Trump, dove Emirati Arabi Uniti, il Bahrain e il Marocco hanno accettato di firmare e quindi di avere rapporti ufficiali con lo Stato ebraico.
Le autorità saudite hanno spesso riferito che le relazioni diplomatiche con Israele dipendono dalla a risoluzione, ovviamente pacifica, del conflitto israelo-palestinese. Nonostante ciò lo sviluppo in materia di sicurezza e anche lo sviluppo militare viene condotto da entrambe a porte chiuse.
Nel 2020 però dopo gli accordi firmati l’Arabia Saudita ha aperto il suo spazio aereo ha anche ad Israele.
Se da un lato Arabia Saudita e Iran hanno ripreso i rapporti interrotti dopo sette anni, dall’altro sembra che il patto sul nucleare iraniano non possa, alle condizioni attuali, riprendere il suo corso.
Nonostante si tratti di un ambito completamente diverso e molto più complicato da gestire la volontà mostrata dagli Stati Uniti di recente e anche i suggerimenti internazionali sembrano non aver avuto effetto. Se da un lato sono stati permessi i controlli dei tecnici dell’aia per verificare lo stato attuale dello sviluppo nucleare o sembra esserci una ripresa del dialogo non ci sono effettive novità riguardo l’accordo sospeso.
L’amministrazione Biden non era stata propensa nei confronti della richiesta di un piano nucleare per le autorità saudite, soprattutto dopo l’esecuzione del giornalista all’interno dell’ambasciata saudita ad Istanbul avvenuto nel 2018.
Anche all’interno del Congresso Usa molti democratici hanno manifestato il desiderio di non attuare ampliamenti nei rapporti con le autorità saudite ma, anzi, pensano che sia più giusto ridimensionarli. questo a causa del fatto che quotidianamente vengono violati In Arabia Saudita i diritti umani.
La Nazione presenta un’organizzazione patriarcale nella quale vige la legge dell’islam e sono usuali punizioni e ritorsioni. Organizzare un accordo per armare l’Arabia Saudita senza la supervisione e le assicurazioni della NATO potrebbe rappresentare un rischio globale enorme.
Il senatore Christopher S. Murphy, democratico del Connecticut e grande sostenitore del non armare ulteriormente l’Arabia Saudita, ha rivelato al New York Times: “Se vogliamo entrare in relazione con i sauditi dove stiamo effettuando vendite di armi più significative, dovrebbe essere in cambio di un comportamento migliore nei confronti degli Stati Uniti, non solo di un comportamento migliore nei confronti di Israele “.
Il ministro degli Esteri iraniano Amir-Abdollahian ha riferito in merito all’accordo che: “Il ritorno a relazioni normali tra Iran e Arabia Saudita fornisce grandi capacità ai due Paesi, alla regione e al mondo islamico. La politica di vicinato, in quanto asse chiave della politica estera del governo, si sta decisamente muovendo nella giusta direzione e l’apparato diplomatico è attivamente alla base della preparazione di ulteriori passi regionali”.
il ministro degli Esteri saudita il principe Faisal bin Farhan al-Saud ha sottolineato, a Londra all’inizio della settimana, l’importanza dei legami con la Cina e ha dichiarato: “La Cina è il nostro principale partner commerciale. È anche il più grande partner commerciale della maggior parte dei paesi. E questa è una realtà con cui dovremo fare i conti. La Cina, per noi, è un partner importante e prezioso in molti ambiti. Abbiamo ottimi rapporti di lavoro in molti settori. Ma lo abbiamo detto e lo ripetiamo, sempre, guarderemo ai nostri interessi. E noi li cercheremo a occidente e a oriente».
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