È stata eseguita in Iran la prima condanna a morte di un manifestante, si tratta di Mohsen Shekar, giustiziato dopo un periodo di arresto.
La notizia è stata diffusa in queste ore e l’uomo era stato prelevato dai militari nei giorni scorsi a causa dei moti di rivolta che si stanno svolgendo in tutto il Paese contro il regime.
Arriva come una doccia fredda la notizia del primo condannato a morte per le proteste in Iran. Mohsen Shekar era stato arrestato il 25 settembre con l’accusa di “moharebeh”, una parola che significa “guerra contro Dio”.
Dopo l’udienza del 10 novembre, è stato condannato alla pena di morte con le accuse di aver bloccato una strada e provocato disordini. Il giovane aveva anche estratto un’arma da taglio con l’intenzione di uccidere un ufficiale dei paramilitari dei Basij durante il servizio, anche se di fatto lo ha solo ferito.
Mohsen Shekar aveva solo 23 anni ma il reato di “guerra contro Dio” addebitatogli dal Tribunale in Iran non gli ha lasciato scampo ma ha anche indignato le Ong di tutto il mondo.
Secondo la magistratura del Paese che ha espresso la condanna definitiva, il ragazzo avrebbe confessato le accuse che gli sono state mosse e così è stata espressa la terribile sentenza confermata poi dalla Corte Suprema.
Si tratta del primo provvedimento di questo tipo verso una delle tantissime persone che stanno scendendo in strada da quasi 3 mesi per manifestare contro il regime e chiedere più libertà.
Le sommosse sono iniziate dalla morte di Mahsa Amini, deceduta in circostanze misteriose mentre era in custodia della polizia morale che l’aveva prelevata davanti alla famiglia durante una vacanza a Teheran, perché indossava il velo in maniera non corretta, lasciando intravedere delle ciocche di capelli.
Oltre al ragazzo che è stato condannato a morte, ci sono ovviamente moltissimi altri detenuti in carcere per lo stesso motivo. A protestare contro la rigidità del regime infatti non sono solo le donne ma anche uomini e classi di commercianti, lavoratori agricoli e addirittura la casta dei bazari.
Le proteste in atto sono diventate una delle sfide più serie alla teocrazia iraniana dalla Rivoluzione che ci fu nel 1979. Gli attivisti temono che anche altri manifestanti potrebbero essere giustiziati a breve, in effetti sarebbero almeno 7 coloro che sono stati arrestati e condannati alla pena capitale.
“bisogna rispondere in modo forte, con misure concrete, all’esecuzione di mohsen shekar”
ha scritto Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore degli attivisti Iran Human Rights, gruppo con sede a Oslo.
Secondo le Ong per i diritti umani, le vittime della repressione in corso in Iran, la quale ha prima coinvolto le donne e in seguito tutti gli altri, sono circa 400, fra cui una sessantina di minorenni.
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