In Iran la repressione del governo di Raisi continua senza la minima intenzione di frenare e, questo, nonostante siano arrivate critiche e ammonimenti da ogni parte del mondo. La crudeltà e la violenza sono costanti quotidiane dei cittadini iraniani che vedono messa in pericolo la loro vita anche soltanto se manifestano la loro idea in piazza. Contro la pena di morte si sono scagliate quasi tutte le istituzioni internazionali ma non sembra minimamente scalfire il regime islamico autoritario dato che è stata eseguita l’impiccagione dell’ex Ministro Akbari.
La rivoluzione del popolo in Iran continua e mostra la resilienza di una popolazione che chiede un futuro migliore per le prossime generazioni e diritti per il genere femminile che, fino ad oggi, sono stati violati e calpestati crudelmente dalle guardie della rivoluzione ma soprattutto dallo stesso Stato Islamico. L’intromissione occidentale ha portato il presidente Raisi ad accelerare, in accordo con la guida Suprema dell’iran Khamenei, le condanne a morte ma soprattutto le esecuzioni successive. Per evitare la quinta esecuzione per impiccagione ovvero quella del politico con cittadinanza britannica, si erano mosse molte cariche politiche tra cui anche il ministro degli Esteri italiano Tajani. Non è stato sufficiente però per fermare il governo iraniano, che ha consegnato al boia di Teheran il politico, che è stato impiccato nelle ultime ore.
Dal 16 settembre, giorno in cui ha perso la vita Mahsa Amini a causa delle percosse ricevute dalla polizia morale, che l’aveva tratta in arresto e trattenuta in custodia, per aver indossato il male il velo, i cittadini sono scesi in piazza. Ha no riempito le strade inizialmente manifestando in maniera pacifica poi protestando, fino ad arrivare a quella che oggi è una vera e propria rivoluzione. Il popolo iraniano combatte per mettere fine ai soprusi che toccano il genere femminile e che privano la donna di diritti e dignità. Per la prima volta però la situazione ha preso una piega completamente diversa che spaventa il regime dato che per la prima volta combattono uomini e donne fianco a fianco.
Ora la volontà della popolazione iraniana e quella di rovesciare il regime di Raisi che, nonostante le accuse internazionali, continua a esercitare la massima violenza e crudeltà nei confronti dei manifestanti. La Iran Human Rights, con sede a Oslo, ha riferito che i manifestanti uccisi sono oltre 520 e gli arresti sono arrivati a oltre 19.000. La situazione nelle carceri è disperata e viene attuata costantemente violenza e umiliazione, basti pensare che stupri e maltrattamenti sono all’ordine del giorno.
Si è alzata una protesta anche all’interno dei penitenziari, che vede attiviste iraniane insieme a prigionieri dissidenti dello Stato e ora, anche studenti uniti nell’attuare lo sciopero della fame come urlo disperato e richiesta di aiuto. Un modo per gridare il disagio ma soprattutto chiedere interventi concreti all’Occidente per poter sconfiggere non stato che opprime schiaccia i suoi cittadini.
Il rispetto delle leggi islamica, comprendenti quelle di castità e velo, sono essenziali nella linea statale e legislativa, che ha scelto di seguire il capo di Stato Raisi. Infrangere un divieto femminile può portare anche, come abbiamo visto, alla morte. Le guardie della rivoluzione per far capire al proprio popolo che non hanno intenzione di indietreggiare hanno ucciso per impiccagione a Teheran due ragazzi di 23 anni e, qualche settimana dopo, due ragazzi di vent’anni accusati di inimicizia sia verso Dio che hanno per questo verso la possibilità di avere un futuro.
Anche i personaggi pubblici, che hanno scelto di appoggiare la causa popolare iraniana come sportivi e attori, hanno ricevuto durissime punizioni, come per esempio una scalatrice iraniana Elnaz Rekabi che ha gareggiato senza velo a Seul e, dopo qualche settimana dal suo rientro, ha visto la sua casa distrutta dai pasdaran. Ma anche il calciatore Daei ha ricevuto un chiaro avvertimento. Inaspettatamente ha visto un volo di linea diretto a Dubai con a bordo la moglie e il figlio dirottato per riportare in patria la sua famiglia. Chiari messaggi che sfidano chi continua a protestare contro il governo, ma che vogliono anche essere un monito per l’Occidente e un messaggio che dice chiaramente che il governo iraniano ha la facoltà di gestire le proprie leggi e decisioni e non accettano limitazioni o consigli esterni.
Nelle ultime settimane nel mirino del guardie rivoluzionarie iraniane sono finiti anche molti giornalisti e corrispondenti dei media che sono ritenuti colpevoli di diffamazione nei confronti della Repubblica islamica dell’iran. Sono state emanate condanne a innumerevoli anni di prigione anche per punizioni, da noi, ritenute minori è questo con l’intento di incutere timore e fare pressione sul popolo per indurlo a concludere la rivoluzione.
Le autorità e le istituzioni occidentali si sono mosse nelle ultime ore per evitare l’esecuzione dell’ex ministro Akbari condannato a morte e ritenuto colpevole di azioni di spionaggio contro il governo di Teheran. Il politico aveva anche la cittadinanza britannica, annulla sono serviti gli appelli internazionali dato che la condanna a morte è stata eseguita poche ore fa.
Alizera Akbari è stato giustiziato tramite impiccagione con l’accusa di spionaggio da Teheran. L’uomo era cittadino britannico e iraniano e le sue azioni sono state ritenute. Una minaccia allo stesso stato iraniano e, nonostante le numerose richieste di sospendere l’esecuzione di akbari e gli appelli istituzionali internazionali la condanna è stata eseguita e il boia di Teheran ha tolto la vita al politico.
il cittadino iraniano-britannico è stato esattamente accusato precisamente di: “corruzione e di aver danneggiato la sicurezza interna ed esterna del Paese passando informazioni di intelligence”.
Soltanto poche ore fa gli Stati Uniti si erano uniti alla richiesta della Gran Bretagna di sospendere l’esecuzione capitale dell’uomo.
Il funzionario statunitense Vedant Patel aveva dichiarato che “le accuse contro Alireza Akbari e la sua condanna sono state motivate politicamente. La sua esecuzione sarebbe inconcepibile. Siamo molto turbati dalle notizie secondo cui Akbari è stato drogato, torturato durante la detenzione, interrogato per migliaia di ore e costretto a fare false concessioni”. Il britannico a poi chiesto dall’Iran a rilasciare Akbari “immediatamente”.
Lo stato iraniano è accusato di utilizzare prigionieri con doppia nazionalità in particolare ma anche detenuti di paesi esteri per mettere pressione internazionale e per arrivare soprattutto allo scambio di detenuti con quella che è considerata come la diplomazia degli ostaggi iraniana.
Akbari è stato viceministro della difesa durante il mandato dell’ex presidente riformista Mohamed Katami e mantenne la sua carica fino al 2005. Il suo arresto è stato effettuato tre anni fa e Il ministero dell’Intelligence aveva spiegato la vicenda dichiarando che si trattava di “uno dei più importanti casi di infiltrazione” nella sicurezza della Repubblica islamica iraniana.
Ovviamente Londra non ha accettato di buon grado la scelta di Portare avanti la condanna senza interessarsi delle ammonizioni internazionali. Ma soprattutto la scelta di accelerare l’uccisione di akbari. Il Regno Unito ha condannato l’uccisione tramite impiccagione di Alireza Akbari, definendola un “atto barbaro” che “non rimarrà senza risposta”.
Il ministro degli Esteri britannico James cleverly ha riferito in merito all’esecuzione che: “Questo atto barbaro merita la nostra più ferma condanna e non resterà senza risposta. Londra convocherà l’incaricato d’affari iraniano per comunicargli il nostro disappunto”.
Il primo ministro britannico Rishi Sunak Ha spiegato di “sconvolto per l’impiccagione del cittadino anglo-iraniano Alireza Akbari“. Definendo inoltre l’esecuzione iraniana come “un atto codardo, compiuto da un regime barbaro senza alcun rispetto per i diritti umani del proprio popolo“.
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