Oggi in Iran si celebra la Giornata dello Studente e proprio in questo giorno, che dovrebbe omaggiare gli studenti iraniani, si sono verificate numerose proteste. Il tutto si è svolto proprio mentre il presidente Raisi teneva un discorso all’università di Teheran. La sua reazione non si è fatta di certo attendere.
Sono giorni davvero particolari e difficili in Iran, dove si susseguono notizie differenti e alcune molto positive, che sono state poi frenate dalla realtà dei fatti. Le proteste stanno andando avanti dal 16 di settembre, giorno in cui è morta Mahsa Amini per mano della polizia morale col la colpa di aver indossato male il velo. Quelle che erano manifestazioni sono diventate poi proteste e ora il popolo iraniano sta portando avanti una vera e propria rivoluzione. L’attenzione mediatica, che si è creata attorno alla durissima repressione attuata dal governo di Raisi e per mano della polizia morale alla quale lo stesso governo ha dato poteri enormi, ha provocato un leggero cambiamento di rotta nella governo o almeno così sembra.
Sono state annunciate nei scorsi giorni modifiche alla attuali leggi inerenti l’abbigliamento femminile ma soprattutto riguardo allo hijab. Il popolo e gli attivisti iraniani faticano a credere che si tratti di un reale ridimensionamento nell’applicazione delle leggi islamiche, in quanto hanno paura di un fuoco di paglia e che si stia cercando soltanto di placare la rivoluzione per tornare esattamente al punto di partenza.
Nella giornata odierna si festeggiano gli studenti, ma sono proprio stati loro i primi ad essere presi di mira durante le manifestazioni ed arrestati dalle autorità iraniane. Le proteste continuano e non si sono fermate neanche davanti al discorso di Raisi all’università di Teheran in occasione della giornata odierna che festeggi l’istruzione e gli studenti.
Oggi in Iran si celebra la Giornata dello Studente e dovrebbe essere un giorno nel quale focalizzare l’importanza dello studio e dell’istruzione ma è soltanto un altro giorno di protesta per moltissimi studenti e cittadini. La popolazione non dimentica di certo gli studenti egli universitari arrestati e maltrattati durante le manifestazioni per mano della polizia morale. Ma anzi sottolinea quanti giovani sono morti durante le manifestazioni per mano delle autorità governative, che più volte hanno ordinato di aprire il fuoco e sparare ad altezza uomo sulla folla.
I media mostrano uno scenario molto simile a quello di tutti i giorni dopo il 16 settembre, con una prevalenza ancora maggiore di studenti a manifestare contro il governo e contro le restrizioni e le privazioni dei propri diritti. La BBC Persia ha rivelato che durante la repressione alle proteste odierne, portata avanti dalle guardie della rivoluzione, si sono avviati violenti scontri e molti manifestanti si sono mostrati insanguinati sui socia. Hanno preso parte alla manifestazione moltissime facoltà dell’università di Teheran, proprio nel giorno in cui il presidente Raisi ha deciso di parlare direttamente agli studenti.
Il canale Student Trade Union Council riporta che: “all’Università di Teheran, gli studenti sono stati attaccati dalle forze di sicurezza guidate da Hossein Izdiyar. Un giovane di nome Mohammad Shabaati è stato rapito dalle forze di sicurezza“.
Il presidente dell’iran Raisi ha fatto visita oggi all’università di Teheran, nonostante lui stesso abbia amesso che molte persone gli hanno sconsigliato il viaggio. Ha voluto tranquillizzare Il mondo scolastico e soprattutto gli studenti e ha dichiarato non avere nessun tipo di chiusura verso l’istruzione ma anzi di volerla rafforzare e migliorare.
Il discorso che ha tenuto e stato improntato ad infondere fiducia nei confronti del governo iraniano in merito alla posizione riguardante la sfera scolastica. Le parole che ha speso sono state: “Non c’è nessun problema nel protestare. La protesta è diversa dalla rivolta. Rende la perfezione in qualsiasi dispositivo. Porta alla riforma, ma il disturbo e la distruzione sono diversi dalla protesta. La critica causerà problemi se viene criticata”.
Raisi ha proseguito poi affermando che: “alcune persone mi avevano consigliato di non venire all’università oggi, ma ho detto che non sto cercando la chiusura della scienza e dell’università, ma sto cercando la sua apertura”. Parole alle quali però non credono nella maggior parte degli studenti e degli universitari, che si sono visti privare da sempre e con una crescita esponenziale diritti civili sociali. Il governo iraniano non offre, secondo loro, nessuna prospettiva di futuro che possa portare il più possibile serenità e realizzazione ai giovani.
Le ultime notizie che arrivano dal governo iraniano, che hanno avuto ieri conferma direttamente dalle autorità governative, annunciano un cambiamento radicale in merito alle leggi che riguardano la castità e il velo ovvero verranno introdotte norme più specifiche che saranno precise e il più possibile accurate, per evitare disguidi di interpretazione ma che prevederanno pene addirittura più severe.
Il metodo di approccio governativo sembra variare dal l’utilizzo della violenza per arrivare ad appesantire il lato economico, già precario delle famiglie. Si prevede che le modalità di attuazione di queste norme, come ad esempio il velo non indossato, saranno comunicate non più per strada e per mano della polizia religiosa ma tramite un sms che verrà recapitato direttamente a chi ha trasgredito la legge. Ci sarà la possibilità di avere due ammonimenti prima della punizione vera e propria e sembra quindi che la polizia morale sia destinata ad essere realmente abolita.
Riguardo a queste decisioni sono emersi pareri discordanti e tanta perplessità riguardo la veridicità delle promesse fatte dal governo di Raisi. Il popolo non può scordare le giovani uccise e le migliaia di persone ferite oltre che i 450 deceduti, come riferisce Amnesty Iran, e finché non vedrà cambiamenti concreti e stabili non può mollare il colpo perché non vuole che queste morti siano state invane.
Da un lato sembra che il governo vada incontro ai cittadini iraniani poi però le condanne a morte nei confronti dei manifestanti continuano ed essere emesse e le impiccagioni pubbliche sono una prassi comune.
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