L’Iran sta vivendo un momento tragico che vede un peggioramento netto delle condizioni di vita, soprattutto per le donne. La repressione del governo iraniano continua imperterrita e il bilancio delle vittime è salito sensibilmente, così come il numero dei manifestanti arrestati. La magistratura ha chiesto che vengano, al più presto, attuate punizioni deterrenti nei confronti di chi ha manifestato così da placare il popolo rivoltoso.
Non si tratta più di manifestazioni e proteste, ora si sta verificando una vera e propria rivoluzione in Iran, che spaventa le autorità governative che stanno tentando, con crudeltà, violenza e infondendo paura, di frenare la voglia di riscatto del popolo. Nonostante le quotidiane dimostrazioni del capo di stato Raisi, che non ha intenzione di mollare il colpo, i cittadini continuano a chiedere diritti femminili e un futuro migliore. Lo scopo del popolo in Iran ora è quello di rovesciare il regime islamico autoritario, che schiaccia l’identità delle persone e le vorrebbe simili a pedine da poter gestire a piacimento. Dal 16 settembre gli iraniani hanno deciso di non sottomettersi ulteriormente alla violenza quotidiana e ai soprusi attuati dalla polizia morale. La morte di Mahsa Amini, uccisa dalle percosse ricevute mentre era in custodia dalla polizia morale in quanto aveva indossato male il velo, ha segnato l’inizio della rivolta che è la più importanti dopo quella islamica del 1979, che ha decretato il ritorno del potere autoritario islamico.
In Iran la popolazione continua la sua rivoluzione, che ha come scopo quella di ribaltare e sovvertire il governo di Raisi, che è fortemente legato all’Islam e alle leggi islamiche. L’importanza del rispetto delle rigide norme di velo e castità femminile hanno riacquisito importanza, nonostante lo siano sempre state, ma ora sono utilizzate per colpire il popolo femminile profondamente. La polizia morale ha ricevuto, dal governo stesso, pieno potere per fare rispettare le leggi morali e anche nel punire i trasgressori.
L’accanimento verso le donne ha generato rabbia e disperazione nel popolo, che è esploso nel momento in cui Amini ha perso la vita a soli 22 anni. Fin da subito è stato chiaro che le autorità iraniane non avrebbero permesso che le proteste venissero attuate ma, nonostante ciò, non era prevedibile un accanimento e una crudeltà come quella a cui stiamo assistito. Il popolo continua a manifestare, nonostante il pericolo di perdere la vita sia qualcosa di estremamente concreto, per poter dare alle generazioni future una Nazione differente.
Anche se l’attenzione mediatica ha portato gli occhi delle autorità internazionali sulla questione e sono arrivate sanzioni dall’Occidente, Raisi continua a sedare in maniera esageratamente violenta la rivoluzione. È stata introdotta anche la pena di morte per alcuni dei manifestati e due di loro, appena 23enni, sono stati già uccisi. Un chiaro messaggio per chi continua a lottare e che punta chiaramente a riportare equilibrio infondendo paura.
Le associazioni umanitarie sono molto preoccupate per la violazione dei diritti umani, che avviene quotidianamente e per la crudeltà emersa da parte delle guardie rivoluzionarie. La Iran Human Rights ha riferito che i manifestanti arrestati durante le proteste sono oltre 18.000 e si apprende, confermato anche dell’agenzia di stampa iraniana per i diritti umani Hrana, che i morti sono ora 508 tra i quali 69 erano bambini.
Le guardie della rivoluzione sparano alla folla senza pietà e feriscono appositamente i giovani al volto, agli occhi e alle zone genitali come una sorta di marchio e per dare loro una lezione. Il governo ha fintamente dato un’idea di voler migliorare la situazione ma soltanto per calmare le acque e predisporre in realtà le azioni che riteneva opportune. Si tratta di ritorsioni quotidiane verso chi ha manifestato pubblicamente solidarietà ai manifestanti, come per esempio la scalatrice Elnaz Rekabi che ha gareggiato senza velo a Seul e dopo settimane ha visto arrivare la punizione ovvero la demolizione della sua abitazione.
Oppure un esempio ancora più eclatante è quello che è capitato al calciatore Daei che ha visto dirottare l’aereo con a bordo la moglie e il figlio diretti a Dubai. Segnali che dimostrano la volontà del capo di stato di mostrarsi potente e senza paura delle ammonizioni occidentali.
Pochi giorni fa sono arrivate le parole del capo di stato dell’Iran Raisi che ha precisato che le proteste sono ‘un disturbo” ma soprattutto che non ci sarà nessuna pietà per i manifestanti. Parole chiare che non lasciano spazio all’immaginazione e chiariscono la posizione del governo iraniano.
Il governo non accetta intromissioni esterne e ritiene responsabile l’Occidente di una campagna diffamatoria contro le autorità iraniane. Ma soprattutto ritiene che ci sia la mano delle nazioni occidentali nel supportare la rivoluzione che sta avvenendo nel Paese.
Ieri è arrivato anche l’avvertimento del capo dei Pasdaran che ha minacciato i giornalisti iraniani, che hanno deciso di continuare a raccontare dall’estero le vicende del Paese. Le autorità iraniane hanno spiegato di sapere dove si trovano i giornalisti e che arriverà anche per loro la punizione.
Oggi inoltre emerge che dopo il consiglio supremo il capo della magistratura iraniana Gholamhossein Mohseni Ajeei ha chiesto “punizioni deterrenti” tempestive per i dissidenti arrestati durante le proteste. Ha suggerito: “I colleghi magistrati dovrebbero agire quanto prima per cercare di punire gli elementi che causano disordini. Ho ordinato al primo deputato della magistratura e al procuratore generale del paese di seguire quotidianamente il processo di completamento dei casi dei principali indagati per le rivolte“.
La situazione è fuori controllo e sono arrivate anche le reazioni delle autorità italiane. Ieri il ministro degli Esteri Tajani ha voluto esternare il suo sdegno per ciò che sta accadendo in Iran e ha convocato l’ambasciatore iraniano affermando: “non si uccidono ragazzi e bambini in nome dell’ordine pubblico, non vengano massacrate donne perché si tolgono il velo, che ragazzi non vengano condannati a morte per aver partecipato a manifestazioni” ha continuato poi chiedendo: “che le bambine non vengano uccise con violenza sessuale di massa, è una cosa inaccettabile e indegna“.
Anche la premier Meloni si è espressa, poche ore fa, in merito alla delicata questione dell’Iran e ha detto: “Abbiamo sempre avuto un approccio dialogante ma, se queste repressioni non dovessero cessare e non si dovesse tornare indietro, l’atteggiamento dell’Italia dovrà cambiare, con quale provvedimento dovrà essere oggetto di una interlocuzione a livello internazionale”.
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