Ancora notizie di condanne a morte sono quelle che provengono dall’Iran. L’ultima era quella legata al calciatore Azadani, perché anche li aveva partecipato alle proteste in piazza delle scorse settimane. Ma da Teheran negano tutto questo.
L’ambasciata spiega che il processo non si è ancora svolto e che questa notizia della sua condanna è del tutto falsa. Cerchiamo di capire meglio.
C’è stata una piena e concreta risposta da parte dell’ambasciata iraniana a Bogotà, in Colombia, per rispondere ad un appello lanciato direttamente dal presidente Gustavo Pedro circa quella che è una delle notizie che più si è diffusa nel Paese, ovvero quella della condanna a morte del calciatore Amir Nasr Azadani.
Dal suo account Twitter, l’ambasciata del Paese mediorientale ha specificato che si tratta di una notizia falsa, e come tali sono false anche le altre news che girano circa la condanna a morte proprio del giocatore iraniano.
Il presidente colombiano aveva lanciato un appello per affiancarsi anche lui alle tante forme di solidarietà nei confronti del calciatore Azadani, il quale aveva ricevuto questa sentenza dopo aver partecipato alle proteste di queste settimane nel suo Paese. Dal canto suo, l’ambasciata iraniana a Bogotà, sempre in risposta all’appello del presidente Pedro, ha anche denunciato la “campagna di fake news” e quella sorta di “guerra ibrida di notizie” che si stanno diffondendo contro Teheran.
Sempre in questo suo messaggio, l’ambasciata spiega che il processo al calciatore non si è ancora svolto e, di conseguenza chi dice che sia stato già condannato a morte, “sta dicendo una menzogna”. Stando sempre a quanto dichiarato dall’ambasciata iraniana in Colombia, il calciatore è, sì, imputato nel processo penale per la sua presunta appartenenza ad un gruppo armato, che, con armi automatiche avrebbe ucciso alcuni agenti di polizia e della sicurezza.
In questo processo, però, Azadani è il quinto imputato. Dall’altro lato, però la Federazione internazionale delle associazioni dei calciatori professionisti ha emanato un comunicato nel quale si dice “scioccata e disgustata” delle notizie che girano attorno al calciatore iraniano, a partire proprio dalla presunta condanna a morte alla quale sarebbe stato portato.
Azadani rischia la pena capitale perché in Iran, suo Paese di origine, ha deciso di protestare anche lui, schierandosi a favore dei diritti delle donne e delle libertà che nel suo di Paese ancora non ci sono. Il calciatore, che ha solo 26 anni e che militava in squadre come il Rah-Ahan, il Tractor e il Gol-e Rayhan, ora è accusato dal regime iraniano di “inimicizia contro Dio”, reato che in Iran è punito con la pena di morte mediante l’impiccagione.
Il mondo dello sport tutto si schiera al fianco del calciatore, ma l’accusa di aver ucciso agenti di sicurezza, in quanto appartenente ad un gruppo armato, pende sulla testa del povero calciatore. Un’accusa che Teheran smentisce, ma che il mondo intero, invece, rivendica come vera.
Non si hanno ancora notizie sugli sviluppi della vicenda che, però, si attendono.
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