In Iran le proteste ormai proseguono da sei settimane e il ruolo dei media nel documentare la realtà delle proteste è fondamentale.
La situazione è catastrofica e, se non fosse per la presenza di giornalisti e cittadini che rischiano ma documentano coraggiosamente ciò che accade in strada, il mondo forse stenterebbe a credere reale una repressione così violenta. Dal giorno della morte di Mahsa Amini in Iran, infatti, i cittadini in rivolta hanno riempito le piazze costantemente e il mondo è partecipe grazie ai media. La situazione è fuori controllo e l’unico modo che hanno per difendersi è mostrare ciò sta accadendo il più possibile.
Osservando le proteste in Iran e l’andamento degli eventi è davvero fondamentale la presenza di giornalisti e cittadini che documentano gli eventi quotidiani. La repressione ha già ucciso 250 persone e la maggior parte sono giovanissime. Le donne hanno ricevuto un trattamento disumano durante queste settimane.
Le autorità in Iran sono da temere e sono il motivo dell’imponente rivolta in Iran. La tutela del cittadino inteso come persona e i diritti umani inviolabili non sono garantiti. Il governo è convinto delle leggi religiose islamiche e fanno parte del piano che vogliono portare avanti. Ieri, dopo l’ennesima giornata di rivolta, è arrivato un annuncio ufficiale che chiedeva ai cittadini di non ripresentarsi nelle piazze. Un messaggio che preannuncia l’interiore inasprimento della repressione? Così sembrerebbe ma i manifestanti non mollano.
Durante le proteste è stato limitato l’utilizzo di internet e la censura mira a coprire il più possibile la verità, ma non facendo i conti con giornalisti e media che credono in quello che fanno e vanno fino in fondo.
Per l’Iran è molto importante fermare chi condivide, a loro avviso, informazioni che mettono in cattiva luce la nazione e il governo. Giornalisti e manifestanti rischiano grosso nel documentare le proteste e proprio nei giorni scorsi è apparso un video, poi verificato, dove una ragazza riprende passando in macchina le sommosse e viene uccisa mentre filma.
Non si tratta di fantasie ma di realtà arrivate fino a noi grazie a chi, nonostante il regime, continua ad informare.
IranWire, per esempio, è uno dei giornali che continua a produrre informazione verificata e non ha intenzione di smettere. Una fitta rete di contatti e conoscenze che permette alla testata iraniana di eludere anche il blocco di internet voluto da Teheran. Ed è grazie all’aiuto dei cittadini che mandano ogni giorno documenti e prove concrete, poi analizzate dalla redazione minuziosamente abbiamo un quadro veritiero.
Il giornale riferisce che: “Non c’è modo di conoscere con precisione la portata di ciò che sta accadendo”. Gissou Nia, esperta di diritti umani presso il think tank americano Atlantic Council, spiega che il lavoro che IranWire e altre testate simili stanno facendo è fondamentale.
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