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Mondo

Iran: indetto uno sciopero di 3 giorni, chiudono negozi e fabbriche

Rimarranno chiusi per 3 giorni i bazar, i negozi e le industrie per lo sciopero in Iran, evento che non avveniva dal 1979.

Negozi chiusi Iran – Nanopress.it

È un evento molto raro infatti che i proprietari agricoli e i grandi commercianti si uniscano alle proteste mosse dai cittadini.

Sciopero in Iran

È notizia di poche ore fa quella dello sciopero indetto in Iran. Si tratta di 3 giorni in cui negozi, bazar e grandi industrie rimarranno chiuse per protestare a fianco di coloro che hanno fatto sentire la loro voce dopo la morte di Mahsa Amini.

Si tratta di un fatto davvero singolare, infatti non avveniva dalla primavera del 1979 che i commercianti si unissero alle proteste dei cittadini e questo ci fa capire come il quadro in Iran sia davvero complesso.

In quel periodo di rivoluzione, la famiglia reale venne sostituita con una classe di teocrati armati, proprio grazie alla forza economica della classe bazara messa a disposizione del movimento rivoluzionario.

Il grido contro il regime iraniano si sta facendo sempre più prepotente, anche perché le violenze compiute dai militari per sedare le rivolte sono sotto gli occhi di tutti grazie ai video che vengono diffusi in rete.

Questo unisce virtualmente tante persone alla lotta contro l’oppressione del regime ma altre invece hanno deciso di fare un gesto importante.

Parliamo di commercianti di diversi settori che si stanno unendo contro il regime a partire dal 5 dicembre, con lo sciopero iniziato dai bazar del settore petrolchimico, che ha coinvolto tutti i reparti della filiera, dalle raffinerie ai trasporti.

Questo poi si è diffuso ad altri settori e ora le adesioni sono quasi il 100%, nonostante le forze dell’ordine abbiano minacciato i proprietari dei negozi.

L’organizzazione paramilitare dei Basij ha addirittura segnato le serrande dei negozi chiusi con la scritta “negozio sotto osservazione”. Per chi ha scioperato, praticamente tutti, sono arrivate minacce di ritiro della licenza, una situazione vergognosa riportata anche da diversi giornalisti e reporter come Mariano Giustino.

Nonostante tutto ciò lo sciopero non si ferma sia nei centri conservatori che nelle città più liberali. Il messaggio è quello potente che portano avanti da tempo gli attivisti iraniani:

“il regime deve andarsene e liberare il paese, il popolo iraniano rimarrà unito per riconquistare la libertà”.

La protesta contro il velo

L’inizio di queste rivolte è datato settembre 2022 e il malcontento è inevitabilmente legato alla morte di Mahsa Amini.

Proteste – Nanopress.it

La giovane ragazza è morta a Teheran in circostanze misteriose dopo essere stata arrestata dalla polizia perché indossava il velo non correttamente, lasciando intravedere una ciocca di capelli.

Praticamente tutti credono che sia stata assassinata per questo motivo, anche se non si hanno prove concrete di questo. Ciò che invece appare chiaro e tangibile è il comportamento dei militari, i quali sedano le rivolte portate avanti soprattutto dalle donne contro la legge sul velo, sparando sulla folla e utilizzando la violenza.

Le donne continuano a manifestare in strada senza indossare il velo, anche in presenza dei militari e nonostante il governo minacci il blocco dei conti correnti a coloro che non indosseranno l’hijab nella maniera giusta.

C’è un chiaro tentativo di ribellarsi a questa oppressione iniziata negli anni Ottanta, punita in maniera decisamente eccessiva per chi sbaglia. Il segnale più incisivo che supporta queste rivolte è proprio quello della chiusura dei bazar, che ci da’ un’idea di come tutti, anche gli uomini, dimostrino solidarietà alle donne del Paese.

Non si tratta dolo di una serranda abbassata, il bazar è il cuore del potere economico iraniano e la casta dei cosiddetti bazari è ha da sempre il potere di decidere i prezzi dei beni e di influire sulla linea politica dell’Iran.

C’è una grande differenza fra la situazione di oggi e le proteste degli anni passati, poiché stavolta si sono uniti anche i commercianti e i proprietari agricoli, storicamente dalla parte degli ayatollah. Questo dettaglio potrebbe dare un segno di allarme al governo iraniano e potrebbe essere davvero l’elemento di svolta.

Claudia Marcotulli

Diplomata in grafica pubblicitaria, amo l'arte, la natura, gli animali, la grafica, la fotografia e la scrittura.

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