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Iran International costretta a lasciare Londra dopo le minacce ricevute dal regime

In Iran il governo di Raisi continua a reprimere la rivoluzione popolare, che ha mostrato il proprio malcontento e l’esasperazione delle donne, in primis, ma anche di tutta la popolazione che vuole rovesciare il regime autoritario e oppressivo, che da anni li costringe una vita di privazioni. Sembra che il regime abbia molta paura di mostrare la realtà dei fatti di ciò che capita quotidianamente nel Paese e la censura che viene applicata è sempre maggiore e va a colpire anche chi non si trova fisicamente nel Paese.  L’emittente televisiva indipendente Iran International è stata costretta dopo ripetute minacce a sospendere le attività nel Regno Unito e a lasciare la sede a Londra.

Emittente Iran International – Nanopress.it

Iran International è stata una delle emittenti che ha raccontato  minuziosamente e in maniera veritiera le proteste nate il 16 settembre a causa della morte di Mahsa Amini, avvenuta per mano della polizia morale dopo essere tratta in arresto per aver indossato il velo e percossa ripetutamente.  Le limitazioni d’espressione e di opinione hanno toccato anche chi non si trova fisicamente nel territorio iraniano e ha indispettito in maniera importante il governo, dato che essendo all’estero il controllo delle redazioni redazioni risulta più complicato ed attira molta attenzione mediatica.

Le minacce del regime di Raisi hanno raggiunto Iran International anche s Londra e messo in pericolo la sicurezza dei lavoratori. Questo ha portato alla decisione di sospendere tutte le attività e di mantenere attiva soltanto la sede ubicata negli Stati Uniti.  Le autorità iraniane sembrano molto preoccupate dell’immagine che viene data alla nazione da parte dei giornalisti e sopratutto a come appare agli occhi dell’Occidente e delle potenze internazionali. Proprio per questo attua minacce e ripercussioni verso chi, sostanzialmente, racconta la realtà.

Iran International costretta a lasciare il Regno Unito

L’emittente Iran International sta, attualmente, sospendendo tutte le attività a Londra, in quanto la minaccia per la sicurezza dei dipendenti è alta ma ciò che preoccupa maggiormente in questo momento è l’incolumità del popolo britannico che potrebbe essere colpito, nonostante non sia l’obiettivo dell’autorità iraniane.

I giornalisti hanno subito diverse minacce che sono diventate, man mano, sempre più preoccupanti. La redazione ha affermato che sono arrivati a questa decisione dopo aver effettivamente constatato unasignificativa escalation delle minacce sostenute dallo stato dall’Iran”.

Hanno spiegato inoltre che: Le minacce erano cresciute al punto che si riteneva che non fosse più possibile proteggere il personale del canale“.

Il lavoro della redazione e dei giornalisti non si fermerà certo ma proseguirà dalla sede di Washington, dove sono già presenti e operativi altri uffici di Iran International.

 A dicembre due giornalisti anglo iraniani sono stati avvisati dalla polizia britannica di una potenziale e reale minaccia per la loro incolumità e che il rischio di perdere la vita era concreto.

A quel punto sono state costruite barriere di cemento lungo il perimetro esterno dell’edificio per evitare che avvenissero attacchi attuati mediante veicoli.

Il direttore generale della rete Mahmood Enayat ha affermato:Non posso credere che si sia arrivati ​​a questoprecisando anche che: “Uno stato straniero ha causato una minaccia così significativa al pubblico britannico sul suolo britannico che dobbiamo muoverci. Sia chiaro, questa non è solo una minaccia per la nostra stazione televisiva, ma per il pubblico britannico in generale”.

Già nel mese di ottobre il governo iraniano aveva annunciato di voler emanare sanzioni verso Iran International e BBC news persian accusandole del reato di incitamento alle rivolte e sostegno al terrorismo quando, in realtà, hanno solo dato copertura alle proteste antigovernative che stanno cercando di rovesciare il regime in Iran.

Ovviamente entrambe le  reti sono state bandite dall’iran ma, nonostante ciò, rimangono comunque tra le principali fonti di informazione all’interno del Paese che vede costantemente i giornalisti perseguitati  e pressati.

il capi dell’intelligence iraniano Esmail Khatib ha spiegato, a novembre, che Iran International è ritenuta da Teheran come un’organizzazione “terrorista” sottolineando il fatto che le cooperazioni e i collegamenti all’emittente sarebbero stati perseguiti dalla legge considerati una minaccia nazionale.

Le minacce non sono state soltanto rivolte a Iran International e a BBC News Persian, o comunque a chi racconta da un altro paese la storia iraniana, ma anche allo stesso governo di Londra che è ritenuto responsabile di una campagna di diffamazione contro l’establishment clericale iraniano e per questo è stato specificato che sarebbero state attuate azioni contro Il Regno Unito.

La censura attuata rappresenta la paura delle autorità iraniane

Ci troviamo in una fase storica nella quale il blocchi delle piattaforme o i blocchi di internet così come il filtraggio dei contenuti sono diventate un mezzo per controllare le informazioni da parte dei regimi autoritari tutto il mondo.

In Iran però la questione è davvero molto sentita da parte del governo che da sempre ha a cuore il fatto di far circolare un’immagine completamente differente della realtà iraniana  e cerca di mantenere il più possibile interna e sotto controllo ogni complicazione o azione ritenuta tale dalle autorità mettendo a tacere l’opinione pubblica internazionale. La risposta del governo iraniano all’opposizione alle proteste di massa è stata quella di attuare un blackout alla connettività che è stato aumentato con il passare dei giorni e il proseguire delle proteste.

Nel giro di pochissimi giorni dalla diffusione delle notizie sono state bloccate tutte le connessioni ma anche l’accesso ai servizi più popolari.

La paura delle autorità e del fatto che emerga la realtà quotidiana vissuta dal popolo iraniano è evidente. Si evince nel fatto che la chiusura della connettività ha generato anche una consistente crisi economica, dato l’impatto commerciale che ha la decisione di limitare Internet e I social media.  Questo denota che il governo di Raisi dà più importanza al non fare emergere la realtà rispetto a supportare il proprio Paese che è già ampiamente in perdita e l’economia ha subito un drastico rallentamento negli ultimi anni, ancor prima dell’inizio della rivoluzione in atto.

Reza Ghazinouri, consulente strategico del gruppo per i diritti umani e le libertà civili United for Iran con sede a San Francisco, ha affermato in merito:  “Questo è un altro caso importante in cui le autorità dimostrano di scegliere costantemente il proprio interesse personale a scapito di quello pubblico. Negli ultimi anni, milioni di iraniani sono scesi al di sotto della soglia di povertà e l’ulteriore limitazione dell’accesso a piattaforme come Instagram non fa che aumentare questo numero. E la situazione ha un impatto sproporzionato sulle donne. Il 64 per cento delle aziende iraniane su Instagram sono Di proprietà di donne”.

La censura applicata e la limitazione della connettività limitano enormemente le imprese anche nell’elaborazione delle transazioni e nella comunicazione con i clienti che avvengono mediante piattaforme digitali.

Rob Malley, inviato speciale degli Stati Uniti per l’Iran, in una nota scritta a Wired US ha dichiarato: “Questa censura sottolinea il livello di paura della leadership iraniana nei confronti di ciò che è possibile fare quando i cittadini sono in grado di comunicare liberamente tra loro e con il mondo esterno”.

Il dipartimento di Stato americano ha dichiarato che il governo iraniano ha messo a punto tecniche sempre più innovative e ampliato la capacità di rendere difficile per la popolazione aggirare le restrizioni digitali. Questo avviene mediante la limitazione dei blocchi applicata anche al Play Store di Google, all’app store, e alle piattaforme che offrono estensioni per browser che hanno lo scopo di aiutare gli iraniani ad aggirare i blocchi attuati dalle autorità.

Capo di Stato iraniano Raisi – Nanopress.it

Il risultati di questa indagine statunitense mostrano una ricerca e un’efficacia sempre maggiore nell’attuare misure di censura combinate con il filtraggio dei contenuti su larga scala, sempre in costante miglioramento. Questo però svela anche un altro scenario ovvero la preoccupazione del governo iraniano in merito a questa protesta e al fatto di sentirsi minacciato da essa.

Il portavoce del dipartimento di Stato americano ha dichiarato a che il governo statunitensesi impegna ad aiutare il popolo iraniano a esercitare il suo diritto universale alla libertà di espressione e ad accedere liberamente alle informazioni via internet”.

 

Letizia De Rosa

Mi chiamo Letizia De Rosa, ho 35 anni e per molto tempo ho lavorato nell'ambito della mediazione finanziaria e immobiliare. Amo la natura e il suo potere rigenerante. Sono curiosa e ho, da sempre, fame di conoscenza e proprio per questo approfondisco minuziosamente ogni argomento negli ambiti più disparati. Imparare e conoscere è un punto focale della mia vita e ho sfruttato, così, un momento di difficoltà personale per dare finalmente un ruolo concerto alla mia più grande passione ovvero la scrittura, creando un connubio perfetto tra la penna e tematiche che mi appassionano come la geopolitica e i rapporti internazionali e diplomatici. Questo mi ha permesso, con grande orgoglio e dopo aver acquisito anni di esperienza, di occuparmi su Nanopress.it proprio di ciò che amo di più ovvero di news e dinamiche estere, comprese le relazioni tra Stati.

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