La situazione in Iran è ancora estremamente pericolosa e la popolazione sta portando avanti una rivoluzione, vera e propria, atta a rovesciare il regime islamico. Il governo iraniano però prosegue nella repressione e data l’enorme attenzione mediatica per la prima volta il leader religioso Khamenei ha ammesso che esistono dissapori tra autorità governative e cittadini.
La rivoluzione iraniana continua e sta arrivando, quasi, al quinto mese e dal quel 16 settembre, giorno in cui è morta Mahsa Amini arrestata per aver indossato male il velo e morta a causa delle percosse ricevute dalla polizia morale. Ciò che è capitato in questi mesi ha rivelato il duro e rigido regime islamico che ha intenzione di continuare a fare rispettare in maniera scrupolosa le leggi della Sharia. Le violazioni sono punite severamente a sono state le donne fino ad ora ad aver avuto la peggio nella repressione governativa iraniana.
Le autorità internazionali hanno ribadito il proprio sdegno in merito alla decisione del capo di stato Raisi di condannare a morte numerosi manifestanti come deterrente per la popolazione in protesta. Le esecuzioni hanno fatto sì che le autorità occidentali abbiano iniziato ad elargire sanzioni atte a fermare la ferocia quotidiana a cui è sottoposto il popolo iraniano. La guida Suprema dell’Iran Khamenei ha invece deciso di concedere un’amnistia parziale che però è stata mal recepita dalle associazioni umanitarie che non credono nel buonismo dimostrato. Ora emerge anche che il leader supremo ha ammesso che tra il regime islamico e le autorità governative esiste effettivamente un disaccordo.
Il discorso dell’ex capo di stato Khatami iraniano scatena il caos tra le autorità
L’ex presidente dell’Iran Khatami ha spiegato che, a suo avviso, non è possibile continuare in questa maniera per il governo islamico iraniano, altrimenti si rischia davvero di perdere la partita in atto contro la popolazione in rivolta. Si tratta di andar incontro all’evolversi della società senza tralasciare la religione islamica, ma attuandola in maniera più responsabile meno coercitiva. Una riforma che vada a modificare l’attuale potere in mano alle alte cariche pubbliche e ha proposto in maniera decisa che, dato il dissenso popolare, potrebbe essere una mossa ben accolta quella di privare del potere assoluto Khamenei.
Il politico Haqshenas ha precisato in merito alle parole dell’ex capo di Stato iraniano che il regime islamico dovrebbe essere preoccupato e allarmato dopo le affermazioni di Khatami. Sembra però che queste affermazioni, stando a ciò che rivela Iran International, possano avere uno scopo diverso ovvero quello di mettere in guardia anche la popolazione riguardo al crollo della Repubblica islamica dell’Iran.
Il regime di Raisi si scaglia fortemente contro la classe politica dei riformisti che sono, di fatto, stati esclusi dal governo. Shariatmadari, editore del quotidiano Kayhan, ha dichiarato che: “la dichiarazione di Khatami non era diversa dalle posizioni di Stati Uniti, Regno Unito e Israele a sostegno delle recenti proteste in Iran. La gola della polizia e gli attacchi alla gente nelle strade, cosa hanno fatto i rivoltosi di diverso da quello che Khatami sta suggerendo?”
Il sostenitore del regime ha anche precisato: “Non è strano che Khatami come chierico sostenga la cultura della nudità e sostenga l’attacco dei manifestanti alle donne velate come un atto bellissimo e un passo verso un futuro migliore?” ha aggiunto che “Khatami ha suggerito ai funzionari di essere grati per la presenza dei rivoltosi nella società”.
Le autorità islamiche conservatrici si sono scagliate contro Khatami e contro la sua affermazione che, sostanzialmente punta ad un cambio di regime e potrebbe portare anche a una nuova fase di sedizione. La parola sedizione viene utilizzata dagli ultra conservatori per indicare le rivolte scaturite nel 2009 a seguito delle elezioni che portarono nelle strade dii Teheran milioni di persone a protestare.
Dopo queste affermazioni che hanno ovviamente fatto il giro del mondo è arrivata la decisione di graziare migliaia di prigionieri da parte di Khamenei. Sia gli attivisti che le associazioni per i diritti umani hanno ritenuto poco credibile e limitata la scelta intrapresa e credono si tratti di un deterrente per allontanare le critiche internazionali.
Khamenei ammette per la prima volta disaccordi tra autorità e cittadini
La Guida Suprema dell’Iran Khamenei a sempre avuto un atteggiamento negazionista in merito alle proteste del popolo iraniano. Le ha chiamate pubblicamente ‘fastidi’ che sono state alimentate dal nemico occidentale. Ora però sembra che, seppur colpevolizzando le nazioni ostili occidentali, abbia deciso di assumere un atteggiamento più realistico e ha ammesso le divergenze che esistono attualmente tra autorità e popolo.
Khamenei ha affermato pubblicamente: “Il nemico è determinato a mettere in ginocchio il regime islamica. 15 anni fa, un presidente degli Stati Uniti, [presumibilmente George W. Bush] mi scrisse in una lettera che gli Stati Uniti non intendevano rovesciare il governo in Iran, ma i rapporti dell’intelligence indicavano che stavano meditando un complotto per distruggere la Repubblica islamica”.
Oltre ad aver ammesso poi la distanza tra la legge islamica e la fascia più giovane della popolazione che a suo avviso ora si sta avvicinando di più alla lettura del Corano. Chiedendo esplicitamente unità e con questa richiesta ha appunto ammesso le divergenze politiche e sociali in atto.
Il regime islamico sembra aver paura di perdere terreno e questa volta il leader religioso non ha celato e mentito sulla rottura evidente che sta attraversando il paese. Nonostante le belle parole però le associazioni umanitarie rivelano uno scenario sconcertante che ha portato, dall’inizio delle proteste, a oltre 20.000 arresti tra i manifestanti e quasi 600 giovanissimi morti.
La preoccupazione globale è rivolta alle esecuzioni di giovanissimi manifestanti, che vengono costretti a confessare dopo aver subito torture e abusi indescrivibili, che comprendono violenze sessuali e pestaggi feroci. Il popolo iraniano non ha intenzione di mollare il colpo e porta avanti la rivoluzione per vedere cadere i leader Khamenei e il capo di stato Raisi e lottano per un futuro migliore. Futuro che dia possibilità e diritti primari inviolabili ai cittadini.
Si apprende che sono state rilasciate numerose prigioniere politiche che, non appena fuori dal carcere, hanno intonato slogan e cantato per manifestare in ogni modo la loro vicinanza a chi ancora vive l’incubo quotidiano della detenzione in Iran.