Il leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, ordina la liberazione di decine di migliaia di giovani arrestati nelle proteste contro il regime, mentre il Presidente Ebrahim Raisi incontra il Presidente della Bielorussia Lukashenko.
Oggi le autorità giudiziarie iraniane hanno riferito della grazia concessa dall’ayatollah Ali Khamenei a circa 22mila persone arrestate nel corso delle proteste antigovernative degli ultimi mesi.
L’intento di Teheran è quello di mandare un chiaro segnale di apertura e togliersi l’etichetta di paese retrogrado e oscurantista che rischia di portare la repubblica iraniana ad un isolamento internazionale senza precedenti.
Tutto è iniziato lo scorso 16 settembre quando veniva arrestata e picchiata a morte dalla polizia morale la ragazza curda Mahsa Amini perché non indossava correttamente l’hijab, lasciando intravedere una ciocca di capelli.
Il “fatto” ha dato il via ad una clamorosa sommossa antigovernativa nel paese e ad una vera e propria mobilitazione di scala mondiale, compromettendo la già delicata posizione dello stato iraniano sullo scenario internazionale.
Teheran oramai da qualche anno è vittima di pesanti sanzioni occidentali per il mancato accordo sul nucleare del 2015 e per la sospetta vendita di armi e rifornimenti alla Russia nel conflitto contro l’Ucraina.
Ad aggravare ancor di più lo scenario è la notizia della conferma dell’arresto di oltre 100 persone in tutto il paese per l’avvelenamento di migliaia di studenti avvenuto in circostanze poco chiare nel mese di novembre, sempre dello scorso anno. Secondo gli oppositori del regime si sarebbe trattato di una vera e propria vendetta nei confronti dei giovani manifestanti che hanno sostenuto la protesa per Mahsa.
É così iniziato il delicato compito di recupero, su più fronti, delle relazioni internazionali da parte dei vertici iraniani.
In questa delicata “missione” si inserisce anche l’incontro di oggi, a Teheran, del Presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko con il Presidente iraniano Ebrahim Raisi, prima della firma di una Road map tesa a rafforzare la cooperazione politica, economica e culturale, in un momento di crisi di Bielorussia e Iran con i Paesi occidentali. Ciò anche per le posizioni sulla guerra in Ucraina.
L’esito positivo della missione iraniana non può però prescindere da una rafforzamento delle relazioni diplomatiche con i due paesi che Teheran non considera come storici nemici, Israele e Stati Uniti, senza dimenticare della superpotenza cinese.
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