In Iran la repressione continua violentemente e nelle ultime ore ha fatto molto discutere la condanna a morte del 23enne Shekari, accusato di aver preso parte alle proteste. Nonostante le notizie positive degli scorsi giorni, la realtà è che le proteste continuano dal 16 settembre incessantemente e lo stato per mano delle guardie della rivoluzione continua con la repressione incessante.
Nella giornata di ieri è stata eseguita l’ennesima condanna a morte a un mese dalla sua emissione con le accuse di aver preso parte alla rivoluzione e di aver estratto un’arma con l’intento di ferire una guardia della rivoluzione. Medici locali rivelano inoltre di essere ormai scioccati dei cadaveri che ricevono ogni giorno e di ciò che evidenziano le autopsie sugli stessi cadaveri ricevuti. Nonostante abbiano l’obbligo di mantenere il più stretto riserbo, emergono pratiche disumane e i feriti che curano, rischiando la loro stessa vita, mostrano ferite inferte con meschinità e in parti simboliche del corpo.
Iran, continua la repressione sanguinaria alle proteste
Le proteste in Iran continuano e non sono mai cessate dal 16 settembre, giorno in cui è stata uccisa dalla polizia morale Mahsa Amini, ventiduenne colpevole di aver indossato male il velo. Questa è stata la scintilla che ha, dapprima, creato manifestazioni che sono sfociate in reali proteste e ora hanno le sembianze di una rivoluzione.
Nonostante molte potenze abbiano mostrato il loro dissenso tentando anche di fermare la dura presa di potere del governo di Raisi nei confronti del popolo, emergono novità riguardo al popolo iraniano che lasciano davvero senza parole. Anche se si è parlato di eliminazione della polizia religiosa e questo ha fatto scattare un barlume di speranza nei confronti del governo iraniano, il popolo non ha mai creduto realmente ad una retromarcia o a un adeguamento del capo di Stato. Ciò che emerge dalle ultime ora dà ragione al popolo, le timide concessioni non ancora attuate sembrano essere soltanto un contentino per placare la popolazione rivoluzionaria per ristabilire il solito regime islamico.
La protesta iraniana ha ricevuto sostegno internazionale sia per quanto riguarda le autorità statali, sia per quanto riguarda il sostegno del popolo internazionale ma ha anche quello di personaggi di spicco iraniani che hanno messo la loro stessa vita in gioco tentando di realizzare e portare termine qualcosa che, nonostante potesse mettere in pericolo, avrebbe potuto salvare il futuro di un Paese intero. Questa non è una cosa scontata basti pensare ad esempio ad Elnaz Rekabi la scalatrice che ha gareggiato a Seul senza il velo e ha ricevuto così oltre all’ incitamento del popolo iraniano, minacce che hanno coinvolto la propria famiglia e che hanno quindi costretto a Rekabi a mentire . Ha riferito difatti che il gesto è stato fatto in maniera involontaria e non ha nulla a che vedere come proteste in atto nel paese. Dopo le minacce sono arrivati i fatti.
Nei giorni scorsi, settimane dopo l’accaduto, la casa di famiglia dell’atleta è stata demolita. Anche la squadra di calcio iraniana ha dato moltissima visibilità in questi Mondiali in Qatar che si apprestano ad arrivare alla conclusione alla metà del mese. La partita nella quale hanno deciso di non cantare l’inno il segno di protesta contro il regime islamico e per la parità dei diritti delle donne, rischiava di costare caro ai giocatori. Lo stato non accetta di essere screditato o di ricevere dissenso in pubblico e sono controllati ovviamente anche i media e i social media. Una persecuzione verso chi mostra la realtà all’interno dell’Iran. Con gli occhi del mondo puntati addosso, il popolo iraniano ha continuato imperterrito le proteste e data la visibilità globale di questa vicenda un leggero miglioramento, almeno apparente e in pubblico, si è verificato punto ma mentre il governo iraniano si è preoccupato di mostrare un miglioramento agli occhi del mondo, dietro le quinte sono aumentate le condanne a morte e ieri il giovane ventitreenne è stato impiccato ieri in Iran per aver partecipato alle manifestazioni e altre condanne sono in programma.
Il governo iraniano insieme al Parlamento ha approvato quasi all’unanimità l’introduzione delle condanne a morte per i dissidenti dello Stato e contro i manifestanti. Una situazione critica che ha già provocato dolore estremo alla famiglia del ventitreenne, che si è recata fuori dal penitenziario dove era detenuto per avere informazioni in merito al suo arresto e la sua posizione attuale, e ha saputo che era già stato impiccato durante la mattinata.
Raisi continua la sua repressione mostrando timide modifiche all’applicazione delle leggi islamiche che, stando quanto riferito dalle stesse autorità governative, ora prevederà l’abolizione della polizia morale a favore di sms che verranno recapitati direttamente ai trasgressori della legge. Sarà possibile inoltre essere ammoniti prima di ricevere la punizione stabilita dalla Sharia.
È fondamentale capire che l’applicazione delle leggi e la verifica della loro trasgressione verrà modificata ma non si transige sul profondo e radicato senso islamico del governo che manterrà in essere le imposizioni dettate dall’islam e lo ha precisato chiaro e tondo. E emerso che alcune leggi saranno addirittura più severe ma non saranno di difficile interpretazione o di interpretazione personale, perché verranno riformulate leggi chiare, precise riguardo all’abbigliamento femminile il comportamento che verranno integrate all’interno delle leggi di castità e vero punto si è parlato anche di un possibile blocco del conto corrente delle donne come terzo ammonimento e questo stabilisce che il governo iraniano sta passando da eh combattere con violenza i manifestanti a colpirli anche economicamente.
Proprio mentre le cose dovrebbero andare tendenzialmente verso un graduale miglioramento la realtà dimostra tutt’altre intenzioni e sono in programma altre undici condanne a morte tra cui tra la compagna di cella della nostra connazionale Piperno che ah preso parte alle proteste e condiviso i principi dei manifestanti e pertanto nonostante sia madre di tre figli è stato condannata alla pena capitale.
Alcune medici hanno rivelato ai media, rimanendo ovviamente nell’anonimato, particolari che non lasciano dubbi sulla crudeltà delle guardie della rivoluzione iraniana e dello stesso governo islamico.
Le rivelazioni dei medici
La rivoluzione iraniana continua e continuano anche le uccisioni da parte dell’autorità governative e si stima che ad oggi, come riferisce Iran Human Rights, siano 18.000 i manifestanti e i dissidenti dello Stato arrestati e le stime dei morti superano purtroppo le 450 uccisioni. Si tratta principalmente di giovani e nella percentuale maggiore di giovani donne iraniane che hanno lottato dopo la morte di Masha Amini e hanno perso la vita per regalare al proprio paese un futuro migliore.
Nella giornata di ieri è stata eseguita la condanna a morte Mohsen Shekari nell’indignazione internazionale che ha visto la morte di un giovane ventitreenne colpevole di aver urlato a gran voce contro lo stato per diritti essenziali che vengono calpestati stati dal governo. Le autorità locali affermano che Shekari è stato ritenuto colpevole di inimicizia nei confronti di Dio ma anche: “aver bloccato una strada, aver estratto un’arma con l’intenzione di uccidere e avere ferito intenzionalmente un ufficiale durante il servizio”.
La stessa sorte a cui ha condannata Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo madre di tre figli che ha condiviso parte della prigionia con la connazionale Alessia Piperno. La donna ha visto la sentenza pronunciarsi già giorni fa e, dopo questa esecuzione, la paura già elevata delle autorità internazionali sta aumentando a dismisura.
Emerge anche la crudeltà nel colpire i manifestanti e nel ferirli strettamente in punti che hanno una simbologia che va oltre la violenza. Questo emerge da il giornale Guardian che ha ha avuto notizia direttamente da medici locali che, ovviamente, rischiando la vita restano nell’anonimato. Ma ciò nonostante hanno voluto informare il mondo del fatto che le guardie rivoluzionarie colpiscono punti simbolici del corpo come gli occhi, bocca, sfregiano il volto ma ora sono costretti a curare in segreto manifestanti feriti agli organi genitali. Le donne soprattutto vengono colpite proprio agli organi genitali per ferire anche psicologicamente e andare a punire qualcosa che è visto come sbagliato. Il manifestare per i diritti equivale per Raisi e il governo come superfluo e punibile che nega al suo popolo anche cose essenziali Come quello di avere un minimo di diritti che fanno parte della civiltà e della coesistenza umana ma che vengono negati alle donne iraniane.
E anche Amnesty International ha fatto il suo personale appello dove ha chiesto alle autorità iraniane di porre: “immediatamente fine alle esecuzioni previste e smettano di utilizzare la pena di morte come uno strumento per la repressione politica contro i manifestanti”.
Utilizzare la pena di morte come arma per sedare il popolo è qualcosa che ovviamente ha attirato non soltanto il malcontento popolare dei familiari fratelli e amici iraniani colpiti dai lutti ma tutto il mondo. Le autorità internazionali hanno ritenuto ignobile e indegna, compresa la premier Meloni, la condanna a morte del 23enne eseguita ieri in Iran e lo sdegno generale che emerge, venendo a conoscenza dei particolari delle mutilazioni da fonti mediche, sta portando le nazioni occidentali a ragionare su metodi che abbiano un reale impatto nel porre fine a questa violenza inaudita che ah già ormai mietuto troppe vittime e non accenna a scemare.
“Corriamo il rischio di avere esecuzioni di manifestanti ogni giorno“, ha detto Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore della Ong Iran Human Rights ad Oslo, chiedendo iniziative a livello internazionale e rapide per poter fermare la.sofferemza inferta al popolo iraniano.