Iran, la magistratura iraniana difende l’impiccagione di Akbari. Anfetamina Captagon usata sui prigionieri a Evin

L’Iran sta continuando ad essere attraversato da numerose manifestazioni che hanno lo scopo di rovesciare il regime ma anche di opporsi all’oppressione femminile, che vede la donna privata di diritti essenziali e priva l’individuo di dignità. Dopo l’esecuzione per impiccagione dell’ex ministro Akbari, il quale aveva cittadinanza iraniana e anche britannica, si è alzato sdegno internazionale che ha portato Usa e Gran Bretagna a esprimere parole dure contro ciò che è capitato al prigioniero iraniano.

Raisi
Raisi, capo di stato iraniano – Nanopress.it

In questi quattro mesi di proteste, scaturite dalla morte di Mahsa Amini morta per mano della polizia religiosa durante la custodia successiva all’arrestato per aver indossato male il velo, il popolo non si è più fermato e questa volta stiamo assistendo alla rivoluzione più grande, dopo quella avvenuta nel 1979, che fu poi chiamata rivoluzione islamica e che ha decretato che il potere passasse nelle mani del regime islamico.  In questi mesi il popolo ha continuato, lo stesso a portare avanti la propria causa per creare alle prossime generazioni un futuro migliore nonostante la paura concreta di morire e di ripercussioni, non solo personali ma anche familiari. Nonostante ciò la ferocia del governo di Raisi ha proseguito così come la  repressione dura, che ha mostrato esecuzioni pubbliche per impiccagione.

Il regime iraniano non sembra minimamente preoccupato di tutte le ammonizioni che stanno arrivando dalle Nazioni occidentali dagli usa. Emergono anche nuovi particolari inerenti ai detenuti e si apprende che nelle carceri, oltre agli scioperi della fame sostenuti da molti dissidenti dello Stato, è una prassi utilizzare, sia per i prigionieri che per le guardie, la metanfetamina chiamata captagon.

Iran, le dure parole di Usa e GB dopo l’impiccagione di Akbari

La rivoluzione iraniana in atto ha preso il via con la morte di Amini e, successivamente, ha rivelato lato crudeltà e noncuranza del governo islamico verso la propria popolazione e verso il preservare i diritti umani e, soprattutto, quelli delle donne. La manifestazione è poi andata via aumentando e si è trasformata nella rivoluzione attuale, che vuole rovesciare il regime islamico iraniano e punta alla sconfitta di Raisi, che non ha intenzione però di mollare il colpo.

Le associazioni per i diritti umanitari come la Iran Human Rights con sede ad Oslo ha rivelato che i manifestanti uccisi  sfiorano ora i 600 e siamo oltre 19.000 per quanto riguarda i prigionieri politici.  La crudeltà e le imposizioni sono parte della cultura islamica che ha deciso di sposare l’Iran ovvero un’applicazione piena e rispettosa delle leggi della Sharia, che contengono anche le famose norme di velo castità.

Hanno ricevuto dure punizioni anche gli sportivi gli attori che hanno prestato il proprio volto per la causa iraniana e per esprimere la propria solidarietà alle persone che continuano quotidianamente a lottare avendo perso cari, amici, sorelle e conoscenti. La risposta del governo è stata quella di continuare con le condanne a morte e con le esecuzioni. L’ultima ha sollevato innumerevoli polemiche e critiche dato che è stato impiccato su un cittadino con cittadinanza iraniana e britannica.

Usa e il Gran Bretagna sconvolti dall’uccisione di akbari

Gli Stati Uniti sono rimasti sconcertati dall’esecuzione da parte dell’Iran di Alireza Akbari,  Blinken, segretaria di Stato Usa, ha riferito di essere sconvolto, durante una conferenza stampa congiunta con la controparte Inglese.

Blinken si è poi sbilanciato affermando che violazioni letali dei diritti umani da parte della Repubblica islamica, come quelle avvenute nei confronti dei manifestanti e nelle carceri non verranno sicuramente lasciate impunite.

Stesso discorso per James cleverly che è il ministro degli Esteri britannico, che ha espresso in maniera decisa il suo appoggio al popolo iraniano.  Ha affermato:Continueremo a schierarci con i coraggiosi iraniani che si battono per i propri diritti fondamentali guidati da giovani donne, tutto questo nonostante la straordinaria repressione”.

 

Funzionario statunitense Blinken ha poi continuato spiegando che: “siamo  rimasti sconvolti dall’esecuzione del signor Akbari così come siamo rimasti sconvolti da tutto ciò che abbiamo visto per le strade dell’Iran negli ultimi mesi dall’inizio di queste proteste: arresti di massa, processi farsa, le esecuzioni, l’uso della violenza sessuale come strumento per reprimere le protesteprecisando anche che:gli abusi non rimarranno senza conseguenze. Insieme a molti altri paesi, abbiamo portato avanti una serie di azioni unilaterali, misure multilaterali, utilizzando i meccanismi delle Nazioni Unite, per cercare di chiedere conto all’Iran”.

Akbari, 61 anni, era un cittadino anglo-iraniano che un tempo e stato viceministro della Difesa di Teheran,  l’accusa a suo carico è quella di spionaggio finalizzato a fornire informazioni al Regno unito.

Londra ha affermato che le accuse contro l’ex ministro erano motivate politicamente e ha anche ripetuto più volte di aver chiesto il rilascio dell’uomo in molte occasioni. Dopo l’esecuzione avvenuta per impiccagione di Akbari, la Gran Bretagna ha ringraziato gli Stati Uniti per il loro sostegno.

Il ministro degli Esteri britannico ha affermato: “Sono molto grato agli Stati Uniti d’America per aver condannato pubblicamente l’esecuzione e per il segretario Blinken che ha espresso le sue condoglianze nel nostro incontro pochi pochi istanti fa”.

Cleverly ha proseguito poi affermando che: “da anni, la leadership iraniana ha inflitto spargimenti di sangue ai suoi vicini regionali armando e sostenendo milizie e estremisti militari. Ora l’Iran è andato oltre e ha fornito alla Russia i droni che sono stati usati per uccidere i civili in Ucraina. E il Regno Unito si unirà agli Stati Uniti e ad altri alleati per chiedere conto al regime iraniano delle violazioni dei diritti del proprio popolo e rendendosi complice dell’assalto di Putin all’Ucraina”.

Dopo l’accaduto riguardante la grande e violenta repressione attuata contro i cittadini iraniani, anche i colloqui sul nucleare tra Repubblica islamica e l’Occidente sono in un momento di stallo. Ovviamente non sarà così facile prendere decisioni congiunte e continuare sulla vecchia linea ma, le nazioni occidentali, esigono un cambiamento sostanziale del comportamento iraniano altrimenti cambieranno anche i rapporti diplomatici e inerenti il nucleare.

Il funzionario Usa ha poi specificato in maniera decisa: “chiamano e chiedono a noi, agli Stati Uniti e ai nostri amici di revocare le sanzioni. E il punto che abbiamo sottolineato è che se vogliono vedere rimosse quelle sanzioni, devono cambiare radicalmente il loro comportamento.”

Cleverly ha concluso il suo discorso lasciando una porta aperta al dialogo con Teheran e ha affermato:Ma continueremo a parlare con l’Iran dove possiamo e speriamo che a un certo punto presto ascolteranno adeguatamente quello che stiamo dicendo…”

Blinken, a sua volta, ha ribadito la posizione di Washington, secondo cui, è stata colpa di Teheran se i colloqui sul nucleare si sono fermati e gli Stati Uniti ora sono concentrati su ciò che sta accadendo all’interno del Paese e non sulla questione nucleare. Ha anche sottolineato la posizione del presidente Biden ovvero:l’Iran non acquisirà mai un’arma nucleare”.

Captagon tra guardie rivoluzionarie e prigionieri

Dopo aver parlato di Evin, il carcere di Teheran dove si è sviluppato tre mesi fa l’incendio nel quale era presente anche la nostra connazionale Alessia Piperno, emerge il racconto di un giornalista che è riuscito a far arrivare ad Iran International la sua testimonianza e soprattutto materiale, che conferma gli abusi maltrattamenti soprusi e stupri.

Il giornalista  ha anche rivelato che, nonostante in Iran chi viene sorpreso con delle sostanze stupefacenti rieschia la pena di morte, tra le guardie della rivoluzione e le milizie, ma anche tra i prigionieri, circola una valanga di droga che ha due scopi differenti. Per quanto riguarda le milizie islamiche da slancio, non fa sentire la fatica e rende impavidi e incauti. Per quanto riguarda invece i prigionieri serve completamente all’opposto ovvero per non far sentire dolore dopo le ferite inferte ma anche per divertirsi umiliando i prigionieri e con scopi, com’è chiaro che sia, per nulla benefici.

Un problema quello dell’anfetamina captagon concreto e reale che sta devastando moltissime realtà iraniane e vede l’Iran, subito dopo la siria come massimo produttore ed è un business che va, via via, crescendo anche tra i militari e i combattenti che hanno la necessità di compiere atti disumani e, utilizzando questa droga, riescono a non avere timore o remore prima di attuare il piano proposto dai superiori.

Un metodo per allontanare la paura e il dissenso che molte volte porta a dipendenze serie tra i detenuti.

Non è certo un mistero che nei penitenziari così come in guerra circoli molta droga. La fonte citata da rainews racconta che le sostanze più utilizzate e reperibili sono: “eroina, metanfetamine” e perfino il famigerato Captagon, uno stimolante a base anch’esso di anfetamine e spesso venduto direttamente dalle guardie.

Blinken
Usa, Blinken – Nanopress.it

In particolare il Captagon definita “La droga della Jihad” e contiene sostanze psicotrope che aiutano negli stati di iperattività o depressione. Tutte queste sostanze stupefacenti servono a combattere la paura, lo stress e la fatica fisica e mentale. Ma soprattutto toglie la capacità di giudizio e questo preoccupa moltissimo le autorità internazionali.

Le guardie vedono direttamente ai detenuti per estorcere confessioni o come anestetico sulle ferite inferte dalle torture.

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