La rivoluzione iraniana continua senza sosta e con lei, di pari passo, anche la repressione del governo di Raisi. Le notizie degli ultimi giorni parlano di morte, come per esempio quella dello studente di medicina che ha vissuto a Bologna, Mehdi, morto dopo venti giorni di coma provocato dalla brutalità dei soprusi subiti. Ma non solo, anche qualche notizia positiva come la liberazione dell’attrice Alidoosti, che è stata rilasciata su cauzione dal carcere di Evin a Teheran. L’Iran continua la sua lotta contro le autorità.
La protesta del popolo che si è trasformata in una rivoluzione che punta al rovescio del regime Islamico, che ha il sostegno dell’Occidente arrabbiato a causa della violenza usata contro donne e giovanissimi. Questa situazione però è utilizza dalle autorità iraniane per incolpare le nazioni occidentali dei disordini attuali.
Un’arma a doppio taglio che viene attribuita proprio alle forze occidentali è la colpa di aver aizzato i cittadini contro le autorità e, oltretutto, anche l’accusa di essere finanziatori di quello che sta accadendo negli ultimi tre mesi, dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa dalle percosse ricevute dalla polizia morale il 16 settembre.
In occasione del trentesimo anniversario dall’inizio dell’incarico assunto dalla guida spirituale ali Khamenei il giornale francese Charlie Hebdo ha pubblicato delle vignette che hanno fatto indignare il diretto interessato e il regime islamico, che di conseguenza si è mosso, anzi ha iniziato a muoversi, nei confronti della Francia. Sofferenza e dolore confermano però il popolo che rischia la propria vita quotidianamente e costantemente per poter dare alle future generazioni un futuro migliore, che riesca a dare loro possibilità e pieni di retti.
La rivoluzione iraniana sta proseguendo e, nonostante le reali possibilità di morire o rimanere feriti, i cittadini continuano a voler rovesciare il regime islamico che da troppo tempo le opprime quotidianamente ed ha privato di diritti le donne che oltretutto subiscono continui soprusi da parte della polizia morale e da parte delle guardie della rivoluzione. Quello che ha scatenato, inizialmente, le proteste è stato ciò che è capitato ad Amini, che a 22 anni ha perso la vita per mano della polizia religiosa. Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso ed esplodere di conseguenza al popolo che, già pieno di rancore, non ha potuto sopportare la morte di una giovane ragazza accusata di aver indossato male lo hijab.
La situazione è man mano peggiorata e la manifestazione si è trasformata in protesta, poi in rivoluzione ma, nonostante l’attenzione mondiale completamente concentrata su ciò che capita quotidianamente nel paese, data la pena di morte introdotta anche per i manifestanti, il governo proseguo imperterriti nella loro presa di posizione verso i dissidenti e, anzi la magistratura ha chiesto nei giorni scorsi che vengano attuate pene deterrenti per i manifestanti che sono oltre 19.000.
Alle autorità iraniane non piace essere messe in discussione dalle Nazioni occidentali e, soprattutto, non apprezzano le continue ripercussioni che pervengono da l’occidente e che hanno previsto anche tene pecuniarie e sanzioni che puntano a frenare il governo autoritario. In Iran il sistema di patriarcato è qualcosa di concreto da molti anni, il ruolo della donna è rilegato all’ambito domestico e all’obbedienza assoluta verso il capofamiglia. Ora l’attenzione del regime di Raisi e tutto verso che si mette contro la volontà del governo iraniano ma soprattutto chi interferisce con una causa che, il capo di Stato ritiene completamente interno allo stato.
Si apprenda che la nota attrice iraniana Alidoosti, interprete del film ‘il Cliente’, è stata rilasciata dal carcere di Evin a Teheran, dopo aver approvato la sua liberazione su cauzione. Un barlume di luce che arriva direttamente dopo notizie sconcertanti come quella dello studente di medicina a Bologna Mehdi che ha, purtroppo, trovato la morte, dopo essere stato incarcerato durante le proteste ed è finito in coma per i pestaggi ricevuti e purtroppo è arrivata la notizia dall’ospedale che non è riuscito a sopravvivere. Nel frattempo si apprende anche di due ulteriori condanne a morte per due giovanissimi iraniani.
Il manifestante iraniano Arshia Takdastan, 18 anni, è stato condannato a morte dal tribunale rivoluzionario della città settentrionale di Sari, nella provincia di Mazandaran. Si tratta di un’esecuzione arrivata dopo un processo politico, a rivelarlo è notizia l’agenzia di stampa statunitense per gli attivisti per i diritti umani Hrana. Le accuse a carico del giovane così come per l’ex studente di medicina, sono inimicizia verso dio e corruzione di corruzione sulla terra.
Emerge anche la novità che alcuni dei manifestanti arrestati e accusati di essere nemici del governo hanno cominciato lo sciopero della fame. Nelle carceri in Iran è in atto un’ondata di scioperi della fame di massa. L’aumento della pressione sui manifestanti imprigionati in Iran sta provocando pericolose reazioni tra i detenuti ma anche tra le autorità che si scagliano selvaggiamente contro i prigionieri politici. Sono state riportate segnalazioni da Iran International, secondo cui la salute dei prigionieri era a rischio.
Prosegue anche lo sciopero della fame delle donne prigioniere politiche in Iran. Ermita Abbasi, Ilham Modarisi, Hamida Zarei, Fatemeh Harbi, Jasmine Haj Mirza Ahmadi e altre prigioniere,
Si apprende però che è stato assassinato anche uno dei maggiori esponenti delle guardie della rivoluzione.
Un ufficiale della guardia rivoluzionaria iraniana è stato assassinato ieri sera davanti alla sua abitazione a Teheran. Lo hanno confermato le autorità iraniane, aggiungendo che “è in corso un’indagine per chiarire l’accaduto”.
Il portavoce della polizia di Teheran, Ali Sabahi, ha dichiarato all’agenzia di stampa Tasnim, che Qasem Fezalahi è stato colpito da persone non identificate. La Guardia rivoluzionaria e la milizia Basij sono state accusate della violenta repressione delle proteste in corso da settembre a causa della morte in carcere di Mahsa Amini, la giovane donna iraniano-curda detenuta a Teheran per aver indossato il velo in modo scorretto.
Le manifestazioni di dissenso si continuano ad evolvere e prendono piede di ogni ambito sociale e economico.
Nelle ultime ore emerge che è stato condannato a mort anche un disabile di 22 anni e la noncuranza con la quale hanno condannato un giovane problematico, senza il minimo tentennamento è qualcosa di aberrante e inaccettabile. Le fonti vicine agli attivisti iraniani hanno spiegato che: “Ha confessato di aver lanciato delle pietre e dato fuoco a un pneumatico, ma il giudice ha risposto che chiunque protesti contro il governo di Khamenei sarà condannato a morte“.
Ora i manifestati uccisi durante questa rivoluzione iraniana sono arrivati 516 di cui 70 bambini. Ma non solo perché anche il numero dei detenuti è qualcosa che colpisce dritto nel vivo l’Occidente è salito a oltre 19.000 secondo la Ong Iran Human Rights con sede ad Oslo. Numeri impressionanti che rivelano la cruda realtà nella quale vivono le donne e i cittadini iraniani.
La questione delle vignette satiriche della rivista Charlie Hebdo, che ha offeso profondamente la guida Suprema Khamenei e sollevato anche immediate ritorsioni. Sono stati difatti bloccati progetti di ricerca francese in Iran e dopo l’accaduto il sito della rivista è stato hackerato. Le istituzioni ovviamente spingono sul addebitare la colpa all’ironia fatta sul capo supremo iraniano.
Charlie Hebdo torna ad esse nemico dei fondamentalisti. Un vignettista italiano della provincia di Arezzo, autore di una delle immagini pubblicate nell’ultimo numero della rivista satirica ha ricevuto numeroso critiche ma preoccupano soprattutto le minacce sui social. Le autorità hanno alzato i livelli di vigilanza nei confronti dell’uomo, 59 anni, uno dei 35 vincitori del concorso francese. Una sua vignetta è stata quindi pubblicata nel numero dedicato al regime iraniano, suscitando forti reazioni a Teheran.
Il pensionato ed ex operaio Paolo Lombardi è autore di una vignetta che raffigura una donna che urina sull’immagine dell’ayatollah Khamenei. Il suo disegno è stato pubblicato sulla prima pagina del numero speciale che commemora l’anniversario dell’attentato del 2015 contro la redazione di Parigi e prende di mira le repressioni del regime di Teheran.
Lombardi ha già un curriculum riconosciuto nei giornali francesi avendo pubblicato vignette per Le Monde e Le Figaro e su altre pubblicazioni. Sulla vicenda di Charlie Hebdo l’uomo spiega: “Ho partecipato a un concorso indetto dal giornale francese e ho scoperto poi di essere rientrato tra i 35 vignettisti scelti per la pubblicazione, addirittura in prima pagina. Questa vignetta è frutto della mia indignazione per quanto accade in Iran. Considero la libertà di espressione fondamentale. Quasi tutti i disegnatori sono iraniani e rischiano più di me. Ho un’amica iraniana che non sento più”.
Aggiunge un poi: “ho fatto un altro lavoro ma disegno da una vita. Sono spesso stato attaccato in precedenza, mi è successo per esempio per delle vignette su Erdogan. Ma vado avanti perché attraverso la satira ho la convinzione di difendere anche la libertà”.
Il vignettista toscano pubblica i suoi disegni online ed è stato notato nel 2008 con una prima vignetta su Stern, poi sono arrivati i contratti con alcuni giornali olandesi, con la stampa turca e con un’agenzia francese che gli ha aperto la strada prima di Le Figaro e poi di Le Monde. Ha fatto vignette su Renzi, Meloni, Erdogan e molti altri esponenti della politica internazionale.
Emerge anche che ora è stato messo a punto un videogioco che rappresenta la rivoluzione iraniana ed è ispirato proprio a Mahsa Amini. Le donne sono protagoniste, colpiscono e sconfiggono gli avversari utilizzando i capelli e lo scopo del gioco è quello di rovesciare il regime islamico. Anche i nomi delle guardie della rivoluzione del videogame richiamano gli effettivi nomi degli attuali protagonisti della repressione in Iran.
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