L’Iran sta subendo una durissima repressione da parte del governo islamico di Raisi ma nonostante ciò il popolo continua nella lotta per dare diritti alle donne e un futuro migliore alle future generazioni. Le notizie che emergono sono sempre più preoccupanti, ma sembra che la situazione sia bloccata nonostante le sanzioni elargite dagli stati occidentali.
Arrivati a questo punto è necessario che si intervenga in maniera decisa e le associazioni umanitarie sono in fermento e vogliono fermare lo scempio che sta infliggendo sofferenza a donne innocenti. I soprusi che il governo ha permesso fino ad ora sono esplosi il 16 settembre con la morte di Mahsa Amini, arrestata per aver indossato male il velo e deceduta a causa delle percosse ricevute dalla polizia morale. La scintilla ha portato in superficie un sentimento che già era presente ma la crudeltà degli ultimi periodi ha generato la rivoluzione a cui stiamo assistendo negli ultimi tre mesi.
Sono tre mesi che, da quando il popolo iraniano ha cominciato a manifestare e il governo attua una repressione violenta e crudele che ha allertato il mondo intero. Raisi, capo di stato iraniano, non ha intenzione di mollare la presa e il suo scopo è quello che vediamo dai media è soltanto la punta dell’iceberg della sofferenza degli iraniani.
Il governo islamico iraniano impone rigidità e rispetto rigoroso delle leggi morali che condizionano la quotidianità delle donne in Iran. Finché il regime sarà in essere è fuori discussione che venga attuata una reale modifica allo stato attuale delle cose. Abbiamo già assistito ad una comunicazioneufficiale che è stata, però, soltanto un tentativo di distogliere l’attenzione mediatica, che si è creata sulla repressione nonostante la censura applicata dal governo in Iran.
Numerosi personaggio di spicco iraniani come sportivi e attori hanno rischiato la propria libertà e la propria vita per sposare la causa delle donne e per dare sostegno al popolo. Dopo la morte di Amini, sono state uccise numerose giovani donne e il governo lo ha fatto senza pietà e senza rimorso. Questo è inaccettabile per gli iraniani, che pretendono una vita normale che dia loro sicurezza e possibilità e non voglio sopravvivere come è accaduto fino ad oggi.
Dopo le ammonizioni degli stati esteri, il governo ha finalmente annunciato una manovra legislativa che andasse a modificare e a rendere più precise e accurate le leggi per le donne inerenti la castità e il velo. Una semplificazione che porterà, o avrebbe portato se attuata, a non mal interpretate le leggi ma che avrebbe inasprito alcune punizioni. Ciò che aveva colpito era il fatto che la polizia morale sarebbe stata abolita e al posto di essere fermati per strada sarebbe arrivato a chi infrange un divieto un SMS come ammonizione.
Tutto ciò però è stato uno specchietto per le allodole e la realtà parla di tutt’altro. Il governo in Iran ha deciso che, per alcuni dei manifestati arrestati durante questi tre mesi di proteste, doveva essere applicata la pena di morte. Anche soltanto per chi ha la colpa di aver partecipato alle manifestazioni e viene considerato nemico dello stato e colpevole di ‘Inamicizia verso dio” .
Due esecuzioni sono state eseguite nei giorni scorsi e si tratta di due ragazzi di 23 anni. La loro morte ha lasciato sgomento il mondo, anche a causa della crudeltà dimostrata nella seconda esecuzione pubblica, dove la vittima è stata appena ad una gru con un sacchetto in testa, come monito per chi volesse continuare a trasgredire. Qualcosa di inaccettabile per le nazioni occidentali che ha generato un effetto a catena e sono partite sanzioni per cercare di limitare questa sofferenza inferta agli iraniani.
Nel frattempo le sanzioni occidentali non sembrano trovare lo scopo voluto, ovvero intimidire Raisi e allentare la morsa contro il popolo dell’Iran e sopratutto contro le donne iraniane. Non è accettabile la situazione ma nonostante ciò si deve intervenire in modo delicato per evitare che si inneschi un meccanismo ancora meno favorevole per le donne e i cittadini iraniani.
Sembra che il governo islamico abbia solo interesse a dimostrare la propria forza e potenza senza tenere conto dei diritti fondamentali umani. Le guardie della rivoluzione applicano violenza e feriscono ora i manifestanti al volto, soprattutto agli occhi e anche ai genitali in modo da colpire punti simbolici.
Ma la crudeltà emerge anche nelle ultime vicende emerse.
In Iran la situazione è tragica e le notizie che emergono da testimoni, fonti locali e media lasciano senza fiato la comunità internazionale. Si tratta di episodi che fanno soffrire e pensare a come mai il mondo vada verso questa direzione. Una 14enne è stata sorpresa tramite sorveglianza mentre si toglieva il velo a scuola e dopo essere stata individuata e prelevata dalla sua abitazione, per poi essere violentata a morte. Fino a produrle una grave emorragia e il racconto è stato fatto proprio dalla madre al New York Times, ma nel momento in cui avrebbe dovuto registrare l’intervista è scomparsa.
Per non parlare della dottoressa iraniana di 36 anni che curava i manifestanti feriti, nonostante ciò fosse contro quello che voleva il governo ma ad un certo punto è sparita. La madre ha dato la notizia della sua scomparsa e dopo una settimana è stata chiamata dalle forze dell’ordine che l’hanno avvisata di un incidente stradale. Quando la donna ha visto le condizioni del corpo della figlia lo ha trovato con evidenti segni di tortura.
La paura delle autorità internazionali e delle associazioni umanitarie e per i diritti umani è ora sulla lista delle persone condannate a morte. Molto più della dozzina o ventina come riportato dalle autorità locali.
La Cnn ha riferito che incrociando i dati emersi dai media con quelli delle autorità locali i risultati emersi mostrano una lista di condannati mondo più numerosa. Sono un centinaio gli iraniani che rischiano la pena di morte in questi giorni e tra loro ci sono moltissimi giovani. Le famiglie che hanno comunicato la sentenza di morte alla Cnn non hanno voluto, per paura, confermare ufficialmente e soltanto 43 nomi sono ufficiali.
Tra loro anche i due fratelli di 23 e 24 anni, Farzad e Farhad Tahazade. Nel tribunale regionale del Khuzestan, a ovest di Isfahan, la Cnn e la 1500Tasvir hanno confermato attraverso documenti del tribunale che 23 persone sono state accusate di reati punibili con la morte. A Karaj si è scoperto che altri cinque iraniani rischiano l’esecuzione capitale. Tra loro c’è il 21enne campione curdo-iraniano di karate Mohammad Mehdi Karami.
La sua famiglia ha lanciato un appello per la sua liberazione, rivelando anche che è stato anche torturato duramente in prigione. Un altro detenuto, il rapper curdo-iraniano di 27 anni Saman Yasin, ha tentato il suicidio in carcere.
Proprio da lui, però, è attivata ora una notizia strabiliante ovvero la Corte Suprema iraniana ha accolto l’appello del giovane e accettato il ricorso di Yasin. Per lui e per un altro condannato a morte di nome Mohammad Qobadloo erano state inoltrate la domande di appello per evitare l’esecuzione e inizialmente sembrava che per entrambi il peggio fosse passato.
Purtroppo però per Yasin il futuro sembra avere riservato una nuova occasione mentre per Qobadloo è stata poi cambiata la decisione e confermata la condanna.
La notizia riportata dall’agenzia Mizan riassume esattamente: “L’agenzia per le pubbliche relazioni della Corte Suprema dell’Iran ha corretto la sua notizia: ‘L’appello di Mohammad Qobadloo non è stato accolto… L’appello di Saman Seydi è stato accolto dalla Corte Suprema”. La Ong Iran Human Rights con sede ad Oslo spiega che la situazione è tragica e che gli arresti sono arrivati a oltre 18.200 e i morti superano i 469 e molti sono giovanissimi.
La preoccupazione è davvero alta ma sembra che Raisi continuo imperterrito nel sedare i rivoltosi e si sente forte anche essendo spalleggiato da Cina e Russia, nel senso che sono le uniche nazioni che si sono opposte a nuove tipologie di sanzioni nei confronti dell’Iran.
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