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Iran, le associazioni umanitarie e gli attivisti contro l’amnistia parziale concessa da Khamenei

In Iran la rivoluzione continua e, con lei, anche la feroce repressione del governo. Nonostante la paura e il rischio concreto, i giovani non rinunciano a continuare la loro protesta per chiedere diritti delle donne e una dignità ad oggi negata. Dopo la notizia dell’amnistia parziale, concessa dalla guida Suprema Khamenei, ha suscitato clamore ed è arrivata immediatamente la risposta delle associazioni umanitarie e soprattutto il pensiero della ONG con sede ad Oslo Iran Human Rights.

Ali Khamenei, guida Suprema dell’Iran – Nanopress it

Si tratta di una vera e propria rivoluzione del popolo iraniano che combatte per il proprio futuro e per le prossime generazioni affinché possono godere di diritti primari e non subire un’oppressione patriarcale che schiaccia letteralmente dignità e libertà personale.  La crudeltà mostrata dal governo iraniano dopo le prime manifestazioni, esplose a causa della morte di Mahsa Amini il 16 settembre avvenuta per mano della polizia morale che l’aveva arrestata per aver indossato il velo, è qualcosa di incredibilmente preoccupante, che ha portato alla morte di oltre 500 giovani manifestanti e i prigionieri si stimano siano ormai 20.000.  la decisione del leader religioso non ha convinto le associazioni umanitarie e con loro anche i gruppi di attivisti iraniani e internazionali, che vedono nella scelta dell’autorita un modo per allentare la pressione  e l’attenzione mediatica, senza in realtà avere un reale interesse a sistemare le condizioni  e assecondare il popolo all’interno del paese.

Iran, la repressione continua ma anche la rivoluzione

Come sopracitato, la popolazione iraniana prosegue la sua rivoluzione con l’intento di rovesciare il regime islamico di Raisi, che sostiene fermamente le leggi islamiche e della Sharia, che compromettono e limitano quotidianamente la vita delle persone, che sono schiacciate da divieti e limitazioni e subiscono piene molto rigida e violenta nel caso di violazione delle norme morali.

La pena di morte nel e l’esecuzione sono diventate per le autorità iraniane un deterrente per la popolazione in rivolta e la crudeltà nell’uccidere giovani per impiccagione ha generato sdegno internazionale e sono arrivate sanzioni mirate a bloccare o almeno arrestare un po la violenza subita dal popolo. L’Unione Europea oltre ad aver pensato a sanzioni e ammonizioni ha anche sottoposto la questione dell’intro durre le Guardie della Rivoluzione islamica all’interno della lista dei terroristi. Decisione che però necessita di un processo legale e con termini che vanno necessariamente rispettati.

La decisione finale però ha detto sì all’adozione di misure sanzionatorie ma non all’introduzione della Guardia Rivoluzionaria all’interno dei terroristi islamici dato che è necessario prima seguire la burocrazia e la regolamentazione necessaria che necessita di processi e testimonianze.

La crudeltà che è emersa parlando dei penitenziari iraniani è sconvolgente e si apprende, da detenuti e fonti locali, che stupri, soprusi, umiliazioni sia fisiche che psicologiche sono all’ordine del giorno. Viene utilizzata anche la carta dell’umiliazione per mettere a dura prova i prigionieri che sono, nella maggior parte dei casi, costretti a confessare crimini non compiuti pur di non ricevere più maltrattamenti e soprusi. La confessione estorta è uno dei problemi principali che affligge i detenuti politici che non sono altro che manifestanti che hanno espresso la loro opinione dissentendo dal governo iraniano.

Una situazione complicata che vede interessi internazionali e commerciali scontrarsi con ciò che sta accadendo nella realtà quotidiana dell’iran che continua a utilizzare la stessa violenza, nonostante sembri che  lo Stato voglia dare uno spiraglio di positività. A tal proposito, mentre emergono manifestazioni serali tenutesi domenica e lunedì sera dove le guardie rivoluzionarie hanno sparato ad altezza uomo, si apprende anche che Khamenei ha graziato migliaia di persone che potranno in questa maniera lasciare il carcere.  Una manovra decisa dopo che la pressione internazionale è diventata sempre più insistente e la violazione dei diritti umani iraniana si è rivelata una questione di importanza quotidiana e discussa da tutto il mondo.

Le associazioni umanitarie e gli attivisti non credono all’amnistia di Khamenei

Molti attivisti, sia iraniani che internazionali, così come le organizzazioni umanitarie e le associazioni per i diritti umani hanno appreso la notizia dell’amnistia parziale dei prigionieri iraniani concessa da ali Khamenei in maniera sospettosa e con molta cautela.

Il portavoce della ong  Iran Human Rights ha riferito domenica attraverso Twitter che la concessione di questa amnistia  eh è un passo ingannevole di Khamenei.  l’associazione umanitaria chiede che vengano liberati tutti i manifestanti incondizionatamente e invece i responsabili della repressione dovrebbero essere processati in tribunale secondo la ong.

Questo soprattutto per il fatto che a livello legale l’arresto dei manifestanti che stavano protestando pacificamente e comunque senza arrecare ma rivendicando soltanto i propri diritti non ha nessuna valenza.  Il manifestare la propria opinione non è perseguibile come crimine legale e tantomeno può costituire un’accusa per la quale restare in carcere così a lungo come sta accadendo a moltissimi giovani iraniani.

La notizia della scarcerazione è arrivata tramite i media statali che hanno riferito l’approvazione da parte di della proposta avanzata dalla magistratura che sarebbe andata a colpire coloro che erano stati ingannati e avevano preso parte alle proteste.

Non è ancora ben chiaro quanti o quali detenuti riceveranno la grazia ma nemmeno a quanti invece sarà ridotta la pena detentiva.  Nelle proteste non sono stati arrestati soltanto giovani e universitari o cittadini iraniani ma moltissimi attivisti politici, giornalisti e artisti.

Gli attivisti spiegano che la scelta del leader supremo dell’iran arriva precisamente a cavallo del quarantaquattresimo anniversario Della Repubblica islamica e  è stata quindi utilizzata per salvare riscattare l’immagine del regime islamico iraniano che oltre alla situazione politica deve fare i conti con attacchi esterni come per esempio dai gruppi talebani  mossa di Khame ciò è terreno fertile perché vuole insinuarsi all’interno dello Stato.

La grave crisi umanitaria, sociale ed economica che sta attraversando l’Iran è qualcosa di pericoloso che alimenta ancor di più la malcontento e la rabbia dei cittadini.

Ovviamente per quanto riguarda la liberazione concessa con l’amnistia parziale la magistratura ha introdotto molte precondizioni e per poterla ottenere e anche se molti media locali riferiscono che verranno rilasciati decine di migliaia de prigioniere in realtà non è stato comunicato nessun numero ufficiale.

Tra le condizioni imposte tassativamente per poter ottenere la grazia dalle autorità iraniane rientrano il non aver nessuna storia di spionaggio per conto di un paese straniero, nessun collegamento con servizi di intelligence stranieri, non essere accusata di omicidio ma soprattutto non essere stato arrestato per distruzione di proprietà pubblica. Proprio in quest’ultima condizione ha sollevato critiche malcontento, in quanto molti dei prigionieri arrestati durante le manifestazioni sono accusati di questo crimine.

Un avvocato Difensore dei diritti umani ha scritto sui social: “l’imposizione della falsa versione della realtà da parte del regime  che prova a scaricare le colpe da se stesso direttamente alle vittime“. I procedimenti giudiziari negli ultimi mesi nella maggior parte dei casi si sono svolte a porte chiuse e, come menzionato sopra i detenuti sono stati costretti su tortura a confessare accuse inventate nella maggior parte dei casi oltre a questo non è possibile per i prigionieri difendersi con i propri avvocati e nemmeno poter.

Un ex prigioniero politico Hossein Qashqai ha twittato: “Siamo noi a dover concedere la grazia, non tu, che porti sulle tue mani il sangue dei nostri figli più cari e migliori. Non dimenticheremo e non perdoneremo mai”.

I prigionieri sono molto arrabbiati ed esausti a causa delle violenza subita e, proprio un ex detenuto ovvero Shahriar Shams ha raccontato di un suo amico che ancora in carcere che ha spiegato che la maggior parte delle persone all’interno dei penitenziari sarebbe felice di poter uscire con una liberazione incondizionata ma se, per poter essere liberi, dovesse necessariamente servire la dichiarazione di rimorso come preannunciato è più che convinto che la situazione non cambierebbe di molto rispetto a ora. I detenuti sono convinti che debbano essere loro a perdonare il regime islamico e non viceversa. Ha riferito in merito:  “non daremo loro nulla. Dovremmo essere noi a perdonarli”.

Anche le autorità internazionali non sono rimaste colpite e neanche troppo contente e un membro olandese del Parlamento europeo ha riferito ieri che “la libertà non dovrebbe dipendere dai capricci di un dittatore. Questa è ipocrisia e non ci faremo ingannare”.

Ora l’opposizione occidentale è molto forte il governo iraniano rischia di venire schiacciato dalla pressione interna ma anche da quella internazionale. Anche diversi sostenitori conservatori iraniani di Alì Khamenei hanno riferito il regime è effettivamente più isolato ma, nonostante ciò, il leader islamico sembra non avere alcuna intenzione di dare reali concessioni per ristabilire un equilibrio e togliere dalla sofferenza estrema al popolo iraniano.

Guardie della rivoluzione Islamica Iraniana – Nanopress.it

I paesi europei hanno mostrato dure reazioni, rispetto al passato, alla sanguinosa repressione della Repubblica islamica e all’impiccagione di quattro manifestanti dopo processi farsa. Il mese scorso il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede l’introduzione della Guardia rivoluzionaria iraniana nell’elenco delle organizzazioni terroristiche dall’Unione Europea.

Il leader Khamenei, però, sembra non intenzionata a mollare il colpo e ciò che emerge di positivo ha puramente lo scopo di allentare la tensione mediatica che si è creata attorno alla rivoluzione miran. Ha riferito:Ai vecchi tempi, quando le ferite non guarivano, le cauterizzavano”.

 

Letizia De Rosa

Mi chiamo Letizia De Rosa, ho 35 anni e per molto tempo ho lavorato nell'ambito della mediazione finanziaria e immobiliare. Amo la natura e il suo potere rigenerante. Sono curiosa e ho, da sempre, fame di conoscenza e proprio per questo approfondisco minuziosamente ogni argomento negli ambiti più disparati. Imparare e conoscere è un punto focale della mia vita e ho sfruttato, così, un momento di difficoltà personale per dare finalmente un ruolo concerto alla mia più grande passione ovvero la scrittura, creando un connubio perfetto tra la penna e tematiche che mi appassionano come la geopolitica e i rapporti internazionali e diplomatici. Questo mi ha permesso, con grande orgoglio e dopo aver acquisito anni di esperienza, di occuparmi su Nanopress.it proprio di ciò che amo di più ovvero di news e dinamiche estere, comprese le relazioni tra Stati.

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