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Iran, le autorità confermano gli arresti di membri dei media occidentali: 28 anni di carcere a operatore umanitario belga

Ciò che sta accadendo in Iran nelle ultime ore è qualcosa di inedito, che fino ad ora non si era visto in questa rivoluzione, scaturita dalla morte di Mahsa Amini per mano della polizia morale, colpevole di aver indossato male il velo. Prima  tramite i media, poi c’è stata la conferma da parte delle guardie della rivoluzione sugli arresti di membri dei media occidentali e della sconvolgente condanna ricevuta da un operatore umanitario belga.

Vandecasteele, operatore umanitario belga – Nanopress.it

Non si fermano le proteste, nonostante il governo di Raisi stia cercando di arrestare il popolo eseguendo condanne a morte pubbliche a cui il mondo intero ha assistito nell’ultima settimana. Sono state portate a termine le prime due esecuzioni e il mondo si è indignato davanti a tanto orrore. Questo sembra non spaventare la popolazione che continua la propria resistenza con lo scopo di un futuro migliore che comprenda diritti per le donne e per i cittadini. Anche se nei giorni scorsi sembrava che uno spiraglio di luce si fosse aperto tra le autorità governative iraniane, la realtà ha invece mostrato nel concreto il proseguimento della repressione, in maniera più crudele che mai.

Sono state emanate nuove sentenze che condannano a morte altri manifestanti, ma si apprende anche che la Corte Suprema ha invece ritirato l’esecuzione per un condannato.

Iran,  dagli spari alla folla fino alle esecuzioni

Il governo iraniano non sembra interessato a ridimensionare la repressione che sta attuando nei confronti dei manifestanti scesi in piazza dal 16 settembre, dopo che la ventiduenne Amini è morta a causa delle numerose percosse ricevute mentre che era in detenzione, per avere indossato male lo hijab. Il tutto davanti alla sua famiglia che era con lei al parco a Teheran. Questa è stata la scintilla che ha provocato l’evolversi delle manifestazioni che sono poi diventate proteste ed hanno assunto infine le caratteristiche di una vera e propria rivoluzione. Il popolo continua a protestare nonostante l’estremo rischio che corre ed è consapevole di ciò che può succedere.

La quotidianità per il popolo iraniano equivale a poter essere arrestati, torturati, e condannati a morte, soltanto per aver preso parte alle manifestazioni in piazza o per aver esposto il proprio pensiero contro il governo pubblicamente. La scorsa settimana il governo di Raisi aveva ufficializzato la notizia che avrebbero apportato modifiche ingenti all’ applicazione delle leggi islamiche. Soprattutto che le avrebbero rese molto più precise, in modo da evitare che vengano mal interpretate.

Il punto focale, che aveva fatto ben sperare, è quello che prevede la sospensione della polizia morale e più precisamente delle ammonizioni in pubblico. Ogni infrazione sarà comunicata, o almeno così ha specificato l’autorità governativa, tramite SMS e le pene sembrano spostarsi dalla violenza verso l’ambito economico per colpire in più frangenti le famiglie iraniane.

Subito dopo però è arrivata la precisazione del capo di Stato, che attueranno modifiche e migliorie alle leggi, ma ciò non significa dire che le pene saranno state più leggere, ma anzi, per alcuni crimini sono state previste pene ancora più severe.

Dallo spiraglio positivo si è passati immediatamente allo sdegno globale quando si è appreso della prima condanna a morte del 23enne Shekari. Il giovane rapper è stato ucciso per impiccagione in una prigione vicino a Teheran e la famiglia ha preso dell’esecuzione all’esterno del carcere dove si era recata per avere informazioni sul ragazzo.

A seguito della condanna a morte del 23enne si sono susseguiti numerosi appelli da parte delle autorità internazionali che chiedono di sospendere le esecuzioni. In tutta risposta il governo di Raisi ha attuato una seconda esecuzione pubblica. Questa volta il condannato è stato il 23enne Majidreza che è stato impiccato pubblicamente e il corpo esposto con un sacco in testa attaccato alla gru che lo ha portato alla morte. Le immagini di questa tragedia hanno fatto il giro del mondo e l’indignazione è cresciuta esponenzialmente.

Il capo di stato dell’Iran sta utilizzando le esecuzioni e le condanne a morte per frenare le proteste popolari che a suo avviso sono supportate da Stati Uniti e Occidente, che hanno attuato congiuntamente una campagna diffamatoria contro l’Iran e contro l’islam.

Le guardie rivoluzionarie ora hanno iniziato anche a colpire la folla, soprattutto i giovanissimi, ferendoli in punti simbolici come per esempio gli occhi e il volto ma anche gli organi genitali. La notizia emerge direttamente dai medici, che sono costretti a curare in segreto i manifestanti ferite.

Una violenza inaudita che sembra non avere fine ma in mezzo a tutte queste notizie negative ne arriva una positiva ovvero la prima sospensione di una condanna a morte, quelladi Mahan Sadrat Marni. La notizia del ritiro della condanna a morte del 23 enne è arrivata prima su telegram, tramite un messaggio direttamente dal suo legale difensore, per poi essere confermata direttamente da Teheran.  la Bbc Persia riporta in merito: “La decisione di sospendere l’esecuzione della condanna a morte è stata emessa dalla Corte suprema”.

Nonostante questa sia una notizia straordinaria che salva la vita ad un giovane uomo arriva la notizia di arresti da parte delle guardie rivoluzionarie che riguardano operatori dei media occidentali.

Membri dei media occidentali arrestati e 28 anni di carcere per l’operatore umanitario belga

Si apprende direttamente dalle guardie della rivoluzione che membri dei media occidentali sono stati arrestati in quanto, durante le proteste in corso da tre mesi circa, hanno inviato materiale contenente diverse situazioni riprese nel bel mezzo della rivolta. Le autorità rivelano anche che questi operatori hanno inviato materiale inopportuno alle loro redazioni e viene inoltre specificato che, suddetti media, hanno beneficiato del supporto delle intelligence occidentali.  I giornalisti sono detenuti ad est di Teheran e più precisamente a  Pardis.  Questa è una novità nel senso che fino ad oggi non si erano verificati importanti disagi o incidenti con i media, se non con quelli locali. Ora la questione si sposta su un piano diplomatico che va a toccare personalmente le nazioni occidentali.

Si apprende inoltre nelle ultime ore che l’ operatore umanitario belga Olivier Vandecasteele è stato arrestato e processato e la condanna emessa ha scioccato la famiglia dell’uomo che ora è disperata. Il governo iraniano ha condannato l’operatore umanitario ha 28 anni di detenzione e a comunicarlo è stato il portavoce della famiglia non appena stata riportata loro la sentenza. La cosa sconvolgente è che il 41enne è stato arrestato a febbraio e quindi mesi prima dell’inizio delle proteste e la notizia, che è arrivata a loro tramite le istituzioni statali, ha mandato nel panico la famiglia che non si capacità di cosa sia accaduto. Viene precisato che l’avvocato non è stato scelto da Vandecasteele.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha condannato duramente ciò che sta avvenendo in Iran nelle ultime ore e ha fatto una dichiarazione pubblica esponendo chiaramente il suo pensiero. Ha affermato:Invitiamo le autorità iraniane a fare marcia indietro e impedire altre condanne a morte” per i giovani che hanno partecipato “a manifestazioni in cui si chiedeva la libertà”.

La BBC Persia riferisce che il parlamentare tedesco Hakan Demir ha assunto la garanzia politica di due fratelli entrambi condannati a morte per aver partecipato alle proteste in Iran. Lo scopo è quello ovviamente di riuscire a cancellare la condanna emessa e evitare altre due esecuzioni pubbliche.

I fratelli  Farhad e Farzad Tahazadeh sono accusati entrambi di guerra contro dio. Un altro parlamentare ovvero Yeh Van Ree ha assunto il patrocinio politico del rapper Tomaj Salehi con lo scopo di evitare che si è ucciso.

Iran, esecuzioni pubbliche – Nanopress.it

La solidarietà verso i manifestanti condannati a morte arriva da ogni parte del mondo e si tenta qualsiasi tipo di azione per fermare lo scempio in corso. La Iran human rights, ong con sede ad Oslo, afferma che ad oggi i manifestanti arrestati sono circa 18.200 e le persone che hanno perso la vita durante gli scontri si sono per ora circa 485.

Qualcosa di inaccettabile per l’occidente che continua a vedere un governo uccidere senza ritegno persone che hanno semplicemente manifestato il loro punto di vista e che vengono condannate in processi forza dove nessuna difesa potrebbe evitare l’esito finale.

Letizia De Rosa

Mi chiamo Letizia De Rosa, ho 35 anni e per molto tempo ho lavorato nell'ambito della mediazione finanziaria e immobiliare. Amo la natura e il suo potere rigenerante. Sono curiosa e ho, da sempre, fame di conoscenza e proprio per questo approfondisco minuziosamente ogni argomento negli ambiti più disparati. Imparare e conoscere è un punto focale della mia vita e ho sfruttato, così, un momento di difficoltà personale per dare finalmente un ruolo concerto alla mia più grande passione ovvero la scrittura, creando un connubio perfetto tra la penna e tematiche che mi appassionano come la geopolitica e i rapporti internazionali e diplomatici. Questo mi ha permesso, con grande orgoglio e dopo aver acquisito anni di esperienza, di occuparmi su Nanopress.it proprio di ciò che amo di più ovvero di news e dinamiche estere, comprese le relazioni tra Stati.

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