Il Consiglio per i diritti umani dell’Onu ha condannato fermamente la repressione in Iran ma a sorpresa la Cina si è opposta al provvedimento.
Dopo la morte di Mahsa Amini il 16 settembre, il popolo iraniano si è riversato in piazza per manifestare contro la polizia religiosa e per i diritti delle donne. La protesta iniziata tre mesi fa sta continuando e lo scenario che si prospetta ora in Iran è quello di una vera e propria rivoluzione contro il duro regime islamico. Nonostante il governo iraniano abbia sedato con estrema violenza e crudeltà le manifestazioni pacifiche provocando la morte dei centinaia di giovani, la Cina si è detta contraria al provvedimento proposto dal Consiglio delle Nazioni Unite.
Si è tenuta ieri una sessione urgente chiesta da Germania e Islanda per consultarsi in merito alla violenza inaudita e all’uccisione di centinaia di persone in Iran. Da tempo il governo di Raisi ha adottato un regime di repressione totale alle manifestazioni che sono state sedate sparando alla folla e ad altezza volto. Ma non solo, ora lo stupro è diventato un’arma utilizzata dalle forze militari iraniane contro le donne.
Sono oltre 14.000 i manifestati arrestati durante le proteste accusati di azioni sovversive verso lo stato iraniano. Il parlamento ha approvato, con larga maggioranza, l’introduzione della pena di morte anche per i detenuti politici e nella categoria rientrano i manifestanti e rivoltosi.
Sono già state emanate già diverse condanne a morte e alcune sono state già eseguite. Una situazione drammatica che sta mettendo a dura prova la popolazione che nonostante il pericolo continua a protestare con lo scopo di liberare il Paese dalla polizia morale e dalle punizioni violente imposte dal regime islamico.
La ONG Iran human rights di Oslo ha dichiarato che morti a causa della repressione sono più di 400 e tra questi 50 sono bambini. La protesta nata per la morte di Mahsa Amini ha portato alla morte altre giovanissime donne per mano delle guardie rivoluzionarie e ciò ha condotto il popolo dell’Iran a una vera e propria rivoluzione.
La condanna delle autorità internazionali è arrivata dall’occidente all’Iran già diversi tempo fa sotto forma di ammonizione ma non ha portato a nessun risultato. Anzi l’intromissione delle nazioni occidentali ha infastidito il governo iraniano che ha dichiarato apertamente che l’occidente sta portando avanti una campagna diffamatoria studiata appositamente per screditare il regime islamico e il governo Raisi. Secondo le autorità la colpa della rivoluzione in Iran è stata fomentata da Stati Uniti e Occidente.
Il Consiglio delle Nazioni Unite si è riunito ufficialmente ieri per parlare della questione diritti umani in Iran. Si è tenuta così la votazione in merito alla proposta Onu di avviare un’indagine approfondita per far luce sulle violenze e sui soprusi portati avanti dal governo dell’Iran.
Inaspettatamente la Cina ha tentato all’ultimo di cambiare il testo evitando di inserire la richiesta di indagine formale. Un gesto inatteso che però non ha cambiato l’esito del consiglio Onu. La risoluzione è passata con 25 voti a favore, 16 astenuti e solo sei Paesi e Armenia, Cina, Cuba, Eritrea, Pakistan e Venezuela si sono mostrati contrari.
Il segretario di stato Usa Blinken ha affermato: “La missione per l’accertamento dei fatti istituita oggi contribuirà a garantire che coloro che sono coinvolti nella repressione violenta in corso del popolo iraniano siano identificati e le loro azioni documentate”.
Paesi come il Pakistan e il Venezuela ma seguiti anche da altri danno appoggio all’Iran e hanno condannato l’Onu spiegando che la “crescente politicizzazione del Consiglio” non è ritenuta come un’azione positiva. L’ambasciatore cinese ha affermato che l’Onu non deve: “Trasformare i diritti umani in uno strumento per intervenire negli affari interni dei Paesi”.
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