La protesta in Iran sta continuando senza sosta, così come la repressione del governo iraniano che non ha intenzione di allentare la ferocia utilizzata per indurre la popolazione a concludere la rivoluzione che sta proseguendo nonostante le costanti minacce di morte, soprusi, abusi e estorsioni di confessioni ai manifestanti arrestati. La preoccupazione Internazionale è ora rivolta verso le condizioni mediche di Farhad Meysami, Noto medico e attivista, detenuto dal 2018, che ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro i maltrattamenti e le esecuzioni dei prigionieri iraniani.
Se da un lato è emersa la notizia della liberazione del registra iraniano Jafar Panahi, che iniziato a scioperare rifiutandosi di mangiare e, dato le sue condizioni di salute, le autorità iraniane hanno deciso di concedere la cauzione, che ha permesso all’uomo di lasciare il carcere e riabbracciare la moglie.
Questa, però, l’unica notizia positiva dato che la crudeltà del regime di Raisi continua a infliggere terrore e maltrattamenti sempre più feroci come deterrente per i manifestanti in rivolta. Dal 16 settembre, giorno in cui è morta Mahsa Amini a causa delle percosse ricevute dalla polizia morale per aver indossato male il velo, la popolazione in Iran ha deciso di rovesciare il regime e per la causa sono già stati uccisi dalle Guardie della Rivoluzione islamica oltre 500 manifestanti e oltre 19.000 sono stati arrestati e ciò che emerge, dai penitenziari, è qualcosa di indegno che ha allertato la comunità globale.
I media e il web sono rimasti sconvolti nel vedere le condizioni di Farhad Meysami, noto attivista politico, devastato da ripetuti ed estenuanti scioperi della fame.
Le foto che sono apparse sul web mostrano il medico iraniano in condizioni preoccupanti e rivelano un uomo provato dalle continue privazioni di cibo e con le costole evidenti e la differenza tra le immagini che lo ritraggono prima del carcere e quelle che sono emerse invece insieme alla lettera scritta dall’ attivista e che riportano le sue condizioni attuali immagine confrontata con le foto precedenti il suo arresto, è allarmante e una chiara dimostrazione della sua sofferenza.
Molte figure politiche iraniane, facenti parte del gruppo che critica il regime e le autorità iraniane, ma anche funzionari stranieri hanno chiaramente dimostrato il proprio sdegno ma soprattutto per l’evidente peggioramento delle condizioni di salute. Le foto di Meysami e la sopra citata lettera, inviata dal carcere di Rajaei-Shahr a Karaj, sono state condivise sui social media.
L’avvocato del politico ha riferito che il suo assistito ha iniziato lo sciopero della fame il 7 ottobre per protesta contro le esecuzioni attuate dal governo. Meysami ha 53 anni ed è detenuto dal 2018 per aver dato il proprio sostegno alle donne che manifestavano contro le regole rigide imposte in merito all’uso del velo.
L’ avvocato ha riferito in merito alle condizioni del medico che: “lo stato di salute attuale vita del mio cliente Farhad Meysami è in pericolo”. Poi l’avvocato Mohammad Moghimi ha aggiunto: “Ha fatto lo sciopero della fame per protestare contro le recenti uccisioni del governo nelle strade“, aggiungendo inoltre che Meysami pesa poco più di 52 kg. Il detenuto è ritratto rannicchiato su quello che sembra un letto d’ospedale e in un altro scatto con le costole visibili e in chiara sofferenza.
La politica tedesca Hannah Neumann, membro del Parlamento europeo, ha affermato in merito: “Dobbiamo gettare un’ancora di salvezza a persone come Farhad Meysami, non ai terroristi dell’IRGC o all’attuale regime”, riferendosi alla decisione dell’Unione europea di non attuare la risoluzione proposta dal parlamento che ha chiesto l’inserimento della Guardia Rivoluzionaria nella lista dei gruppi terroristici.
L’attivista canadese Esmaeilion, che finora ha organizzato diverse proteste internazionali contro la Repubblica islamica, ha affermato che Meysami e come lui molti prigionieri non dovrebbero trovarsi in stato di arresto. Ha precisato che il regime di Raisi è diretto responsabile della vita dell’attivista.
La moglie e la figlia di Esmaeilion sono state uccise nel 2020 quando le Guardie della Rivoluzione hanno sparato due missili contro un aereo di linea ucraino in decollo da Teheran e le 176 persone a bordo sono decedute nello schianto.
Lo sportivo e attivista Ali Karimi ha dichiarato: “Le foto di Maysami sono scioccanti. Immagini simili ai crimini nazisti di Auschwitz. Questo è il campo di sterminio della Repubblica islamica. Il regime del mullah è una vergogna per l’umanità“.
Anche il principe in esilio Reza Pahlavi ha espresso il suo parere in merito alle foto affermando: “Il corpo emaciato di Farhad Meysami è un altro simbolo della sconfinata crudeltà del regime islamico.”
Pahlavi ha scritto sui social: “Dovrebbe rimanere in vita e godere in futuro di un Iran libero con la sua pelle e la sua carne; un Iran in cui nessuno è imprigionato o costretto a fare uno sciopero della fame a causa delle proprie convinzioni e opinioni. Credo che questi giorni, che sono più amari del veleno, passeranno”.
Meysami ha spiegato di voler rendere amara l’acqua che beve per i prossimi 10 giorni come mossa simbolica contro “questi tempi che sono più amari del veleno e che il governo iraniano ha creato per tutti in tutti gli aspetti “.
L’attivista politico ha anche voluto precisare che: “insisterò ancora sulle mie tre richieste di fermare l’esecuzione dei manifestanti, rilasciare sei prigionieri politico-civili e fermare le molestie con l’hijab forzato“.
Ha aggiunto anche: “Continuerò la mia missione impossibile nella speranza che possa diventare possibile in seguito con uno sforzo collettivo”.
Il titolo scelto dal medico per lettera è “Per i giorni di sofferenza e sofferenza e sofferenza“.
Meysami ha anche intrapreso un precedente sciopero della fame a maggio per protestare contro l’esecuzione di Ahmadreza Jalali, ovvero uno scienziato con doppia cittadinanza svedese-iraniana imprigio dal 2016 e minacciato di impiccagione l’anno scorso.
La questione ha generato sdegno e si tratta soltanto di una piccola parte della realtà che vivono le persone quotidianamente nelle carceri iraniane. Violenza e torture, sia psicologiche che fisiche, sono all’ordine del giorno e i prigionieri subiscono stupri e umiliazioni continue. La minaccia di morte è qualcosa di consueto così comes tortura mediante corrente elettrica, l’isolamento prolungato, pestaggi e vessazioni.
Sono nati movimenti di protesta abbracciati da studentesse e attiviste che sono poi diventati un’arma per protestare contro le condizioni carcerarie e dare sostegno ai condannati a morte e provare a fermare le impiccagioni.
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