Continuano le proteste in Iran dei vari movimenti attivisti presenti. In occasione di una importante festività per il paese stesso, le proteste non si sono fermate, tanto che sono stati in 3500 a restar feriti negli scontri.
Purtroppo, però, ci sono anche delle vittime: ben 11. Ma questo non ha fermato, in alcun modo, l’onda di ribellione contro il regime oppressivo.
Sono in corso le celebrazioni per la festività del Charshanbesuri in Iran e, nonostante tutto, sono ancora tantissime le persone che scendono in piazza per continuare a manifestare e a protestare. Una festività sentita in tutto il Paese ma, allo stesso tempo, in città come Teheran, Isfahan, Rasht e Saqqez le proteste vanno avanti senza sosta.
Gli attivisti avevano annunciato che le proteste non si sarebbero fermate nemmeno nel corso di questa festività così sentita in tutto l’Iran. Si tratta di una festa che cade durante la notte prima dell’ultimo mercoledì prima del capodanno iraniano. Proteste che continuano, ed un bilancio di vittime che sale: 11 morti e 3500 feriti negli scontri.
A darne notizia è il capo dell’Organizzazione nazionale per le emergenze mediche, Miadfar, raccontando alla tv di Stato iraniana gli scontri che sono avvenuti nelle strade e nelle piazze delle principali città. Anche se il clero sciita, dal canto suo, considera la festa del Charshanbesuri una “festa pagana”, dall’altro lato il capo della polizia locale ha fatto, invece, sapere che questo evento è da considerarsi come pericoloso.
Sono stati diffusi i dati circa i morti ed i feriti, ma nulla si sa di quante persone siano state effettivamente arrestate in questi scontri. Durante questa celebrazione, il popolo ha continuato a protestare contro il Governo del paese e lo ha fatto, come sempre, con tantissime persone al seguito e nelle principali città dell’Iran.
Proprio in occasione ed in concomitanza di questi festeggiamenti e di queste celebrazioni, gli attivisti avevano messo su ed organizzato ben 3 giorni di proteste, il tutto sempre in seguito alle manifestazioni partite dopo la morte della giovane Mahsa Amini, morta dopo esser stata arrestata da quella che viene definita “polizia morale”, perché non indossava correttamente il velo.
Stando sempre a quanto affermato dal capo dell’Organizzazione nazionale per le emergenze mediche, Miadfar, ci sono stati degli incidenti avvenuti proprio durante queste celebrazioni della “festa del fuoco” (traduzione proprio del termine “Charshanbesuri”), festa durante la quale i partecipanti saltano sopra un fuoco per scacciare spiriti maligni. Da qui la definizione, da parte del clero sciita, di festività pagana.
Nonostante tutto, non si fermano le manifestazioni e le proteste organizzate dagli attivisti in tutto il Paese, contro il Governo nazionale. Proteste che, come dicevamo, sono partite e non si sono mai fermate, dopo la morte della giovane Mahsa, colpevole solo di non indossare il velo in modo corretto.
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