Iran: il paese è infiammato dalle proteste di operai e studenti che non hanno paura di sfidare il regime e i suoi dettami.
L’Iran è stato scosso da feroci proteste dal decesso di Mahsa Amini. La giovane fu, infatti, arrestata dalla polizia morale e, dopo il suo arresto, è stata dichiarata morta. Le autorità avevano accusato la 22enne di non aver indossato correttamente il velo, secondo le disposizioni sull’abbigliamento delle donne imposte nel paese.
Continuano le proteste in Iran. Almeno 92 persone sono state ammazzate dall’inizio delle proteste, secondo l’ONG Iran Human Rights con sede a Oslo, mentre le autorità stimano il bilancio delle vittime a circa 60, di cui 12 membri delle forze di sicurezza.
Secondo le autorità, più di mille persone sono state arrestate e più di 620 rilasciate nella sola provincia di Teheran. Dagli Stati Uniti all’Italia, passando per la Francia, sono state organizzate diverse mobilitazioni di sostegno agli uomini e alle donne iraniani.
Quella che si sta svolgendo in Iran è la prima rivoluzione delle donne – nella storia – ha essere appoggiata dagli uomini.
Le studentesse hanno sventolato il velo, i dipendenti hanno scioperato e gli scontri hanno contrapposto i manifestanti alla polizia. Le proteste nel paese, innescate dalla morte di Mahsa Amini, sono attive da ben quattro settimane, nonostante l’astra repressione delle autorità del regime.
La rabbia è divampata in tutto il Paese in seguito alla morte della ragazza, avvenuta in ospedale il 16 settembre, dopo tre giorni dal suo arresto nella città di Teheran per aver violato il codice di abbigliamento imposto dal regime.
La repressione si è intensificata durante il movimento di protesta, il più intenso e al quale hanno aderito un gran numero di persone, da quella attuata nel 2019, a causa dell’aumento dei prezzi del carburante.
A Teheran, le autorità hanno affermato venerdì che Mahsa Amini è morta per patologia e non per “percosse” subite.
Ma il padre della giovane donna, Amjad Amini, ha sostenuto, fin dal primo momento, che sua figlia era in ottimo stato di salute prima del suo arresto, rifiutando quanto scritto nel referto medico.
Attivisti e ONG hanno affermato che la 22enne ha subito un trauma cranico durante la detenzione. Tuttavia, il rapporto dell’Organizzazione forense iraniana non ha calmato i protestanti per le strade iraniane e le manifestazioni di solidarietà sono state espresse anche all’estero.
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