Un colonnello delle guardie rivoluzionarie dell’Iran è rimasto ucciso in Siria, vicino a Damasco, dopo essere stato colpito da un attacco esplosivo. Le forze armate rivoluzionarie hanno dichiarato che la questione non rimarrà di certo impunita.
L’Iran sta attraversando un momento di tensione in merito ai rapporti internazionali, in quanto le azioni degli ultimi mesi hanno mostrato dissapori nei confronti delle autorità internazionali verso il governo di Raisi che sta portando avanti decisioni potenzialmente pericolose per la comunità internazionale nonostante ripetuti ammonimenti della stessa.
Si apprende, da un comunicato condiviso su Internet da una delle guardie rivoluzionarie iraniane, che non lasceranno sicuramente impunito questo affronto subito ai danni del colonnello Davoud Jafari.
L’Iran sta vivendo momenti di tensione internazionale a causa delle azioni intraprese negli ultimi tempi. Oltre alla rivoluzione interna al Paese che si è diffusa dopo la morte di Mahsa Amini a causa delle percosse ricevute dalla polizia religiosa, il Paese ha deciso di adottare una misura di zero tolleranza sia interna che esterna e, nell’ultimo periodo, si è avvicinata alla Russia per contrastare i ribelli del Kurdistan.
Non si tratta quindi soltanto di un governo che reprime il proprio popolo, ma bensì di una situazione più ampia dove all’interno esistono legami geopolitici che stanno causando preoccupazione nelle zone di Siria e Israele.
Il legame tra Iran e Siria nasce dopo la rivoluzione islamica del 1979 e vede inizialmente per anni il popolo siriano fianco a fianco a quello iraniano con il quale condivide idee islamiche e, quindi, fede religiosa. Nonostante ciò, va sottolineato che la Siria ha sempre adottato un regime meno duro di quello iraniano.
La Siria è un territorio prezioso in quanto si trova a metà fra l’Arabia Saudita e Israele. Il governo israeliano è in forte contrapposizione con l’Iran ed è alleato degli Usa. Il governo iraniano ha un certo potere sulla Siria e da inviato numerosi funzionari e esponenti delle guardie rivoluzionarie per tenere monitorata la situazione In Israele ma cio ha provocato una reazione a catena che sta dando ora i propri frutti punto
Un colonnello delle Guardie Rivoluzionarie iraniane è stato sorpreso da un attacco dinamitardo vicino a Mogadiscio e ha perso la vita nell’esplosione. L’agenzia di stampa iraniana Tasim ha confermato l’attacco e l’uccisione di Jafari.
Le Guardie Rivoluzionarie iraniane hanno dichiarato: “Il colonnello Davoud Jafari, uno dei consiglieri militari iraniani in Siria e membro del braccio aerospaziale delle Guardie, è stato ucciso con una bomba improvvisata piazzata sul ciglio della strada vicino a Damasco da associati del regime sionista”.
Secondo il governo iraniano non ci sono dubbi in merito a chi ha messo a punto l’attacco esplosivo nei confronti della guardia rivoluzionaria in Siria. La tensione è molto alta dato che proprio ieri anche l’Aiea ha affermato che l’Iran ha incrementato la produzione del nucleare del 60% e più precisamente parliamo di uranio arricchito.
La situazione in Iran rischia di evolvere in qualcosa che avrebbe un impatto mondiale devastante. La rivoluzione interna del paese dove il popolo continua a lottare per la libertà delle donne e per i diritti non accenna a scemare ma anzi si è trasformata da semplice manifestazione a qualcosa di molto più simile a una rivoluzione interna. Nonostante le ripetute richieste da parte dell’occidente di adottare una repressione meno violenta, il regime di Raisi ha continuato non soltanto con la violenza ma ha reso ancora più difficile il sopravvivere in Iran. Centinaia di giovani, compresi i bambini, sono morti per mano delle Guardie Rivoluzionarie e della Polizia religiosa che ha sparato ad altezza uomo moltissime volte.
Sembra però che questo non fermi la voglia di conquista del governo iraniano. Negli ultimi giorni si è discusso anche dell’avvicinamento dell’Iran alla Turchia e dell’azione congiunta già attuata più una possibile nuova operazione militare che andrebbe a colpire le fasce più ribelli e ritenute terroristiche.
Israele è ritenuto uno dei nemici numeri uno dall’Iran e la vicinanza e sostegno da parte degli Stati Uniti al governo israeliano non fa che peggiorare un conflitto già esistente. Israele adotta una metodologia di attacco preventiva che mira a destabilizzare le milizie ribelli che si sono insediate sui confini e ciò comprende anche il comando iraniano posto in Siria.
L’Iran sostiene inoltre che ogni attacco messo a punto da Israele abbia il sostegno degli Usa che, nonostante i morti e le barbarie commesse dall’esercito israeliano e da Netanyahu, continua ad essere supportato senza limitazioni. Questa guerra seppur velata potrebbe sfociare in qualcosa di devastante a livello internazionale. Anche la Turchia ora ha intenzione, come ha già fatto, di entrare con le forze di terra in Siria dopo aver accusato il Partito dei Lavoratori curdo di essere stato il mandante dell’attentato a Istanbul del 13 novembre.
Stiamo quindi assistendo ad un’alleanza tra Turchia e Iran ma non va dimenticato che entrambe sono supportate dalla Russia. Il legame con la Russia è saltato all’orecchio dell’opinione pubblica negli ultimi periodi a causa dei tanto discussi droni di produzione iraniana che sarebbero stati impiegati dalle truppe russe contro l’Ucraina. Della questione si è parlato ieri in un summit avvenuto tra esperti ucraini e iraniani.
La paura delle autorità mondiali è legata ora soprattutto alla certezza dell’incremento significativo del nucleare iraniano. il dato che riporta l’Agenzia Internazionale per l’energia Atomica è qualcosa di davvero preoccupante dato che si parla di un 60% in più di produzione nucleare e soprattutto di uranio arricchito.
Ora sotto la lente d’ingrandimento dell’occidente ci sono i rapporti Iran, Russia e Turchia ma anche la condizione interna della popolazione iraniana senza tralasciare però la paura di uno sviluppo nucleare potenzialmente catastrofico che è stato confermato da esperti del settore. Intanto il popolo iraniano non ha più paura del regine islamica degli ayatollah e la lotta per i diritti aumenta e continua.
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