Oltre cinquanta fosse comuni piene di cadaveri umani sono state scoperte in zone dell’Iraq che erano sotto il controllo dello Stato Islamico, e che ora sono state ‘liberate’. Ne dà notizia la Bbc riferendo le parole dell’inviato dell’Onu Jan Kubis, che di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unita ha dichiarato di essersi trovato davanti a “la prova dei crimini efferati” commessi dall’Isis. Tra gli uccisi soldati iracheni, donne e persone della minoranza Yazidi.
Non è la prima volta che si registra un ritrovamento del genere. Le tombe sono state scoperte negli ultimi mesi nel territorio che è stato nuovamente sottratto all’Isis: alcune fosse comuni trovate nella città di Ramadi nel mese di aprile possono contenere i resti di 40 persone.
Altri resti umani sono stati trovati in fosse comuni nei pressi di Sinjar, nel nord dell’Iraq, nei pressi di Anbar nell’Iraq occidentale e a Tikrit, nel nord del paese. Fosse comuni sono state scoperte anche in alcune parti della Siria, dove lo Stato Islamico ha mantenuto il controllo. Kubis, rappresentante speciale delle Nazioni Unite nella sua missione di assistenza per l’Iraq, ha sottolineato: “Condanno nei termini più forti possibili le continue uccisioni, i rapimenti, gli stupri e le torture perpetrate dall’Isis contro gli iracheni; possono costituire crimini contro l’umanità, crimini di guerra e persino genocidio“.
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