L’Isee 2015 per disabili rappresenta una questione piuttosto complessa, sulla quale i dibattiti non si fermano. Secondo le norme, per il calcolo dell’indicatore della situazione economica equivalente, vanno sommate non solo le pensioni, ma anche gli assegni sociali e di cura, le indennità per l’invalidità e per minorazioni civili, i contributi per la vita indipendente. Le associazioni sono insorte contro questa legge, perché hanno riscontrato un’anomalia nel fatto che la pensione di invalidità civile e l’indennità dell’accompagnamento vanno considerate come redditi ai fini dell’indicatore.
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L’Inps ha precisato che, in caso di difficoltà per l’Isee sociosanitario, è possibile richiedere un Isee ordinario. Questa specificazione, tuttavia, non ha risolto il problema anche a seguito delle sentenze del Tar del Lazio che sono state espresse sull’argomento.
Le sentenze del Tar
Il Tar del Lazio si è espresso sull’Isee per i disabili attraverso tre sentenze, la numero 2454, la 2458 e la 2459 del 2015. Sono state evidenziate due anomalie. La prima riguarda la disparità di trattamento tra disabili a seconda della minore o della maggiore età. Infatti nel caso dell’Isee sono stabilite delle franchigie da 4.000 a 9.500 euro solo nel caso dei minori.
L’altra anomalia consiste, invece, nel fatto che vanno considerati come aumenti di ricchezza anche i trattamenti previdenziali e assistenziali percepiti in condizioni di disabilità. Lo stesso Tar ha sottolineato come la pensione di invalidità civile e l’indennità di accompagnamento non dovrebbero essere considerati come redditi dell’indicatore.
Ci sarebbero, quindi, delle irregolarità, alle quali si dovrebbe rimediare tramite un intervento legislativo adeguato. Per tutto questo comunque è previsto un iter molto complicato che rischia di mettere fuori gioco l’efficacia del sistema. Il rischio è quello di non valutare correttamente attraverso l’Isee la reale “ricchezza” posseduta dai nuclei familiari e quindi di considerare più benestanti coloro che invece si trovano in una condizione di invalidità.
In particolare rischierebbero di farne le spese coloro che usufruiscono di un’assistenza domiciliare, secondo il progetto Inps che riserva ai pubblici dipendenti e ai pensionati del settore pubblico l’opportunità di usufruire di diverse misure di assistenza a domicilio, se non si trovano in una condizione di autosufficienza, secondo le linee del progetto Home care premium.