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Isis, 17enne austriaca uccisa perché voleva tornare a casa

Uccisa a soli 17 anni a colpi di martello perché voleva tornare a casa e lasciare l’Isis. È mistero sulla sorte di Samra Kesinovic, giovanissima austriaca di origine bosniaca: secondo i media locali, la ragazza sarebbe stata uccisa a Raqqa, dove si trovava da tempo, perché voleva ritornare in Austria, stanca degli orrori della guerra. La notizia non è stata confermata dalle autorità austriache che si sono rifiutate di confermare la sua morte, ma su quanto accaduto a Samra e all’amica Sabina Selimovic, 16 anni, anche lei scappata verso la Siria, si hanno davvero poche certezze, soprattutto a livello ufficiale. “Non possiamo fare commenti su casi individuali”, è stata la dichiarazione di Thomas Schnoll, portavoce del ministro degli Esteri, riportata dai media.

Delle due giovani adolescenti, fuggite da casa nel 2014 per aderire alla jihad dello Stato Islamico, si era scritto a lungo, ma senza avere certezze. In questi ultimi mesi erano circolate molte notizie sulla loro sorte: erano state date per morte, colpite in un’azione di guerra o in un attentato suicida, poi vive ma spose di due miliziani. Ora, la nuova notizia, tutta da confermare. Samra sarebbe morta perché voleva lasciare l’Isis: anche il dettaglio del martello è da chiarire.

Secondo il giornale austriaco Österreich, la 17enne avrebbe deciso di tornare a casa già a ottobre perché stanca della guerra e della violenza dell’autoproclamato califfato. Il governo però avrebbe rifiutato la sua richiesta nell’ambito della politica stabilita per i foreign fighters. Karl-Heinz Grundboeck, portavoce del ministro degli interni austriaco, ha detto chiaramente che per gli austriaci che vanno a combattere con l’Isis non è più possibile tornare indietro.

La vicenda di Samra e Sabina aveva scioccato l’intero Paese e non solo, nonostante i tanti lati oscuri. Di certo si sa che le due amiche hanno lasciato l’Austria in aereo, scappando dai genitori, sono arrivate in Turchia e lì sarebbero state arrivate a Raqqa, considerata la capitale dell’Isis. Come sia avvenuto tutto questo è ancora poco chiaro.

Le famiglie e gli amici le hanno sempre definite come brave ragazze, senza alcun interesse per gli estremismi, brave a scuola: i genitori non credono che siano partite di loro volontà e sospettano, come alcuni media, che siano state rapite dopo essere state adescate su Facebook. Il profilo contro cui si punta il dito sarebbe di tale Safiya Al Ghariba (“strana amica”); si è parlato anche della frequentazione di un religioso estremista di Vienna, poi arrestato.

Non si sa dunque se le due giovani amiche abbiano deciso spontaneamente (per quanto possa essere spontanea l’affiliazione di due adolescenti) o se siano cadute in trappola. Le loro foto, o meglio le immagini presunte delle due ragazze, sono circolate online: si teme che l’Isis le abbia prese per farne delle “ragazze poster” e attirare così altri giovani nella loro rete mortale.

Lorena Cacace

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