Dopo la strage di Parigi e il raid a St Denis, dove è rimasto ucciso Abdelhamid Abaaoud, considerata la mente dell’attentato, il governo francese e tutti gli altri Paesi membri dell’Unione Europea, stanno tempestivamente intervenendo su vari fronti per alzare al massimo i livelli di sicurezza. Oltre al timore di nuovi attentati, si configura sempre più nitidamente il rischio che l’Isis possa attaccare con armi chimiche e biologiche.
L’allarme che l’ondata di terrore sia soltanto all’inizio viene lanciato anche da Rob Wainwright, direttore dell’Europol:
‘Con gli attacchi di venerdì a Parigi c’è stata una grave escalation della minaccia terroristica dell’Isis, è il primo esempio stile Mumbai 2008. E’ un fenomeno diverso: l’Isis vuole esportare in Europa la sua atroce violenza. Hanno enormi risorse e sono possibili altri attacchi’.
Ma a parlare a chiare lettere del rischio di utilizzo di armi ancora più pericolose, è il premier francese Manuel Valls, dinanzi all’Assemblea nazionale:
‘L’immaginazione macabra dei mandanti del terrorismo islamico non ha limiti e oggi non possiamo escludere niente. Ci può anche essere il rischio di armi chimiche e biologiche’.
Del resto si discuteva già lo scorso anno del fatto che l’Isis possedesse armi chimiche e batteriologiche e che avesse tutta l’intenzione di utilizzarle per mettere a segno qualche strage.
A conferma di ciò, nel gennaio del 2014, erano stati ritrovati diversi documenti in un computer di marca DELL, all’interno di un villaggio della provincia di Idlib, in Siria.
E non sarebbe la prima volta che l’Isis fa ricorso a questo genere di armi, peraltro molto diverse tra loro. Sì, perché le armi chimiche utilizzano proprietà tossiche di alcune sostanze chimiche, come il gas nervino o il sarin (che venne utilizzato nell’attentato alla metropolitana di Tokyo, nel lontano 1995), per uccidere o ferire su larga scala; mentre le armi batteriologiche, si dividono in tre grandi gruppi: virali, che raggiungono una capacità di mortalità pari al 90%; batteriologiche e biologiche come il botulino.
Secondo i servizi segreti americani, lo Stato Islamico avrebbe già utilizzato armi chimiche contro le forze curde in Iraq. Sarebbe stata la prima volta in cui ha impiegato questo genere di armi, bandite dai trattati internazionali.
Secondo Washington gli estremisti islamici avrebbero avuto modo di accedere alle scorte di iprite (detto anche gas mostarda) del regime di Bashar al Assad in Siria.
Dal canto suo, il governo di Damasco aveva ammesso di possedere quantitativi dell’agente chimico.
L’utilizzo di armi chimiche da parte dell’Isis potrebbe segnare una svolta importante nel modus operandi dell’organizzazione criminale, nondimeno nel modo di difendere i propri territori da parte dei Paesi membri dell’Ue. Le conseguenze di tale svolta, al momento, sono incalcolabili.