Sale il numero delle vittime dell’attacco suicidanella moschea sciita di Al-Imam al-Sadeq, a Kuwait City. Secondo il ministro dell’Interno dell’emirato, sono più di 25 i morti e oltre 200 i feriti. L’attentato nella capitale del Kuwait è stato rivendicato da un gruppo che si autodefinisce il ramo saudita dell’Isis. Secondo alcuni testimoni oculari, sentiti dalla tv Al Jazeera, un uomo con indosso una cintura esplosiva, è entrato nella moschea gridando “Allah è grande” prima di farsi esplodere. Il bilancio potrebbe aumentare con il passare delle ore, visto che la moschea era piena di fedeli per la preghiera del venerdì durante il Ramadan, il mese sacro per i musulmani.
Nello stesso giorno degli attentati in Francia e in Tunisia, l’Isis ha voluto colpire anche la moschea di Kuwait City perché “diffondeva gli insegnamenti sciiti tra la popolazione sunnita”, come si legge in una nota emessa da “Provincia di Najd”, il gruppo che si definisce il braccio dell’Isis in Arabia.
Il mese scorso, un attentato kamikaze aveva colpito la moschea sciita di Kudeih, nell’est dell’Arabia Saudita, causando 20 morti. Il gruppo terrorista ha anche identificato l’attentatore, postando sui social network il nome: si tratterebbe di Abu Suleiman al-Muwahed. Le moschee sciite sono state colpite altre volte nella regione del Golfo, ma questa è la prima volta che avviene in Kuwait, dove i musulmani sciiti rappresentano un terzo della popolazione
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