La rivista Dabiq, mantenendo fede alla promessa del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, ha reso noto al momento opportuno, l’immagine dell’ordigno che ha fatto esplodere l’aereo russo sul Sinai, lo scorso 31 ottobre. Nient’altro che una lattina di Schweppes Gold, un detonatore e un interruttore.
Il magazine online dello Stato Islamico ha intitolato il numero speciale dedicato all’esplosione del’aereo, in cui hanno perso la vita 224 persone, e alla strage di Parigi, in cui le vittime sono state 130, ‘Just Terror’, ovvero ‘Solo Terrorismo’.
Secondo una fonte attendibile, la bomba era stata posizionata verso la coda dell’aereo, sotto il sedile di un passeggero. Inizialmente, invece l’idea era di piazzare l’ordigno nella stiva. La rivista spiega inoltre che in principio l’obbiettivo doveva essere un altro:
‘All’inizio avevamo pensato di abbattere un aereo occidentale ma poi abbiamo cambiato obiettivo quando la Russia ha iniziato gli attacchi in Siria’.
Dinanzi all’offensiva dell’Isis, lo stato russo non ha perso tempo e ha fatto subito sentire la sua voce:
‘È stato un attacco allo Stato russo e il diritto all’autodifesa sarà esercitato da Mosca con tutti i mezzi disponibili: politici, militari e sulla linea dei servizi speciali’, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov.
Putin è passato subito all’azione. Martedì ha infatti sferrato la prima controffensiva aerea contro la Siria, la più massiccia degli ultimi decenni: secondo quanto riportato dai giornali esteri, 14 importanti obiettivi Isis sarebbero stati rasi al suolo da 34 missili da crociera.
E non risparmia neppure le parole. Il leader russo infatti, in chiusura del meeting di Antalya, con un vero e proprio colpo di scena ha svelato carte decisamente scottanti: l’Isis sarebbe finanziata da personaggi appartenenti a 40 Paesi, inclusi alcuni membri del G20. Si tratta di dati raccolti dal Dipartimento del Tesoro di Washington, dal 2013, dai quali sono emerse ‘donazioni private’ da parte di cittadini del Qatar e dell’Arabia Saudita, trasferite all’Isis tramite il sistema bancario del Kuwait. Della serie, in nemico è seduto al nostro nostro tavolo.
Tuttavia, anche se Putin, in quel di Antalya, ha vestito un po’ i panni del giustiziere, la sua figura rischia di perdere consensi a livello internazionale, per via dello scandalo legato al doping sistematico nello sport e coperto persino dalla politica. La Russia rischia infatti di essere esclusa dalle prossime Olimpiadi 2016 di Rio de Janeiro. Si parla ‘del più esteso e importante caso di doping e corruzione della storia dello sport moderno’.
Non è quindi da escludere che il leader russo abbia deciso di passare immediatamente a una massiccia offensiva militare contro l’Isis, per spostare l’attenzione sulla politica estera e distoglierla dai problemi di casa propria, come nelle migliori tradizioni politiche mondiali…