Secondo Franco Gabrielli, l’Isis prima o poi colpirà l’Italia. “Lo dico in maniera molto cruda: prima o poi anche noi un prezzo lo dovremo pagare. Ci auguriamo sia quanto più contenuto possibile”, ha affermato il capo della polizia in un’intervista al Giornale. Gabrielli, che ha vantato il lavoro di prevenzione fatto finora delle forze dell’ordine, ha parlato anche di migranti e Cie.
Sull’Italia incombe la minaccia terroristica: “Le indagini, spesso successive ai rimpatri, hanno dimostrato che buona parte delle persone fermate nel nostro Paese perché considerate vicine all’Isis stava realmente per compiere attentati e fare morti. Questo, però, non deve toglierci la nostra libertà. Saremmo sconfitti solo se ci lasciassimo condizionare nella nostra quotidianità”, ha affermato. “Credo che su questo dobbiamo avere una assoluta consapevolezza che la possibilità di colpire da parte degli attentatori è elevatissima. Si va dal prendere una macchina e lanciarla contro un gruppo di persone, al cominciare a sparare e chi più ne ha, più ne metta. Noi, oggi, viviamo un terrorismo che non è il terrorismo che abbiamo conosciuto in passato”.
Perché siamo rimasti ancora immuni da attentati? “Oltre all’ottimo lavoro di prevenzione, il punto è che non abbiamo sacche gravi di marginalizzazione e che noi i sospetti terroristi li espelliamo subito – ha spiegato – La verità è che se la smettessimo di giudicarci più coglioni degli altri, scopriremmo che in molti casi siamo migliori”.
I luoghi in cui c’è un alto rischio di infiltrazione terroristica in Italia sono le carceri e il web. Pochi giorni fa è stato espulso un 26enne tunisino che su Facebook aveva scritto di essere indeciso se fare una strage. “Sarebbe sbagliato limitare l’uso del web, mentre è giusto indagarlo con squadre e strumenti speciali. È quel che facciamo quotidianamente”, ha detto Gabrielli.
Gabrielli: “Riaprire i Cie in ogni regione”
Questione Cie, tornata alla ribalta dopo la rivolta nel centro accoglienza di Cona. Secondo il capo della polizia “è importante riaprire i Cie in numero sufficiente e in ogni regione. Si arriverà a una permanenza di un massimo di un anno in presenza di motivi di sicurezza pubblica”.
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