[didascalia fornitore=”ansa”]Campo di addestramento Isis[/didascalia]
I limiti delle atrocità commesse dall’Isis si estendono ogni volta che ci si addentra nel mondo del Califfato. Il racconto dei bambini arruolati come torturatori di detenuti è davvero agghiacciante. Fadi (9 anni), Hadya (11 anni), Shadi (5 anni), sono tre fratelli iracheni rapiti dall’Isis due anni fa. Hanno riconquistato la loro libertà soltanto in seguito alla caduta di Mosul, ‘capitale’ dello Stato islamico. Sono tornati cittadini liberi, ma quello che hanno visto rimarrà per sempre impresso in fondo ai loro occhi scuri.
I tre fratellini iracheni sono soltanto il simbolo di altre centinaia di bambini e ragazzini strappati alle famiglie e costretti a commettere indicibili barbarie su ordine dei loro sequestratori. I piani di addestramento per minori dell’Isis non vengono applicati soltanto in Iraq e in Siria, sono praticati ad esempio anche in Afghanistan. Secondo Thomas Joscelyn, direttore del Long War Journal, l’obiettivo dei terroristi è quello di sconvolgere la mente dei minori sottoponendoli alla visione di crimini violenti, per trasformarli poi in giovani guerrieri per la jihad. Vengono anche addestrati all’utilizzo delle armi e preparati a diventare i ‘protagonisti’ di missioni suicide.
Secondo quanto raccontato dai reporter di Dateline, un programma della televisione pubblica australiana Sbs, i tre fratellini Fadi, Hadya, Shad, nel corso della loro prigionia, sono stati costretti a torturare personalmente un prigioniero dei jihadisti. Hayda ha confidato: ‘Ci hanno detto: tu gli tagli un piede, tu un braccio e tu gli sfregi la faccia con il coltello. Se non lo fate vi porto via da vostra madre e vi uccido tutti’. La bambina ha poi spiegato che non avrebbero mai potuto tirarsi indietro: ‘Avevamo troppa paura per rifiutare. Ci avevano dato un machete ad ognuno di noi. Dovevo tagliare a quell’uomo la mano e così ho fatto. Fadi invece gli ha amputato un piede, mentre Shadi gli ha sfregiato la faccia’. Il fratellino è entrato ancora più nei dettagli: ‘Shadi lo pugnalava vicino alla bocca, in tutta la faccia…. l’uomo è morto quando gli ha dato una coltellata in un occhio’.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/mondo/2016/09/13/chi-sono-le-donne-curde-combattenti-coraggiose-che-si-oppongono-all-isis/135107/” testo=”Chi sono le donne curde, combattenti coraggiose che si oppongono all’Isis”]
Ora i tre fratelli vivono in un campo profughi, senza nessuna forma di aiuto psicologico: il trauma della prigionia e l’orrore delle violenze subite e inflitte scorrono ancora vivi dentro i loro occhi. Hayda ha raccontato del fratello più piccolo, Shadi: ‘Un giorno ha preso un coltello e l’ha puntato alla gola della nostra sorellina. Le avrebbe tagliato l’orecchio se mia mamma non l’avesse fermato. Un’altra volta ha quasi dato fuoco alla tenda. Nostra sorella stava dormendo e il fumo ha invaso tutto. Gli ho dato una sberla ma lui mi ha picchiato con un grosso bastone’. La salute mentale di questi tre bambini, così come quella di tanti altri costretti a vivere simili barbarie è del tutto compromessa: impossibile dimenticare.
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