Anas El Abboubi, l’italiano nella lista dell’Isis
Un elenco di 22mila miliziani affiliati all’Isis e schede di 122 aspiranti kamikaze, tra cui anche due “italiani”. Il contenuto dei documenti che Sky News ha ottenuto da un “pentito” dello Stato Islamico sta scatenando un acceso dibattito in tutto il mondo. Anche i servizi segreti tedeschi hanno avuto un elenco degli affiliati all’Isis e, secondo il Guardian, si tratterebbe della stessa lista: gli esperti in Germania ne hanno confermato l’autenticità, ma negli USA e in Gran Bretagna sono tante le voci che li ritengono dubbi, se non falsificati o costruiti ad arte. Il caso, già soprannominato Isis-Leaks, ha ancora dei punti poco chiari: andiamo per ordine.
I documenti al centro del caso sono delle liste che contengono i profili di oltre 22mila presunti membri dell’Isis, scritti in arabo. Se la loro autenticità venisse confermata, sarebbe un passo avanti nella lotta allo Stato Islamico.
Chi ha ricevuto i documenti
I documenti pubblicati dal sito siriano Zaman al Wasl
Sky News ha ricevuto i documenti su una chiavetta Usb da un affiliato dell’Isis “pentito”, il cui nome, di fantasia, è Abu Ahmed: si tratterebbe di siriano, ex membro del Free Syrian Army (gli oppositori di Bashar al Assad, passato all’Isis e in seguito deluso dal Califfato, tanto da diventare un disertore.
Anche in Germania è arrivata una lista degli affiliati all’Isis (secondo la stampa inglese sarebbe la stessa). I servizi segreti tedeschi (Bundeskriminalamt o BKA) hanno parlato di documenti provenienti dall’interno del Califfato, schede di miliziani con 23 domande redatti in arabo. Le liste sono state rivelate dal giornale Süddeutsche Zeitung e dalle emittenti Wdr e Ndr.
Infine, il sito delle opposizioni siriane Zaman al Wasl, ha pubblicato la lista di 1.736 miliziani dell’Isis, ricevuta a dicembre e analizzata dai suoi esperti. Tra questi ci sono anche i 122 aspiranti suicidi.
Cosa contengono i documenti
Una parte della lista degli aspiranti suicidi del sito siriano Zaman al Wasl
I documenti contengono liste con oltre 22mila profili di presunti miliziani dell’Isis. Ogni scheda ha 23 domande tra cui quelle riguardanti nomi, date e luogo di nascita, telefono, livello di istruzione, gruppo sanguigno e livello di conoscenza della sharia, la legge coranica. Una domanda è molto particolare e riguarda il ruolo che si vuole avere nelle milizie, se semplice soldato o aspirante suicida: in 122 hanno fatto questa scelta. Secondo il sito delle opposizioni siriane, Zaman al Wasl, la maggior parte di queste schede sono duplicati o hanno informazioni incomplete: quelle utili sono 1.736. Lo stesso sito siriano aveva ricevuto i documenti in esame lo scorso dicembre. Dalle sue analisi, i due terzi di tutti i miliziani Isis arrivano dai Paesi arabi: Arabia Saudita (il 25%), Tunisia, Marocco ed Egitto: i siriani sono l’1,7 per cento del totale, gli iracheni l’1,2 per cento. I foreign fighters europei arrivano soprattutto da Francia e Gran Bretagna.
Chi sono i due italiani nella lista dell’Isis
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Al numero 47 della lista dei 122 aspiranti “martiri suicidi” c’è Rawaha al Itali, 24 anni, cioè “l’italiano” con doppia carta d’identità marocchina e italiana, rapper in erba che ha vissuto a Vobarno, in provincia di Brescia. Si tratterebbe di Anas El Abboubi, arrestato nel 2013 per istigazione al terrorismo, scarcerato e partito per la Siria, passando per l’Albania. Sul suo profilo Facebook, cancellato dopo la partenza, inneggiava alla jihad e si diceva pronto a morire per la causa del Califfato. Nato in Marocco e arrivato in Italia a 7 anni, ha vissuto nella provincia bresciana con la sua famiglia ben integrata. Ha frequentato l’istituto tecnico per elettricisti e si è dedicato al rap con il nome di Mc Khalif, comparendo anche in un video di Mtv. Dal 2011 il cambiamento: fonda un gruppo dedito alla sharia e inizia opera di diffusione e reclutamento anche sui social, creando un profilo Facebook con il nome di Anas al-Italy. Nel settembre 2013 arriva in Siria, come risulta anche dai documenti che non riporta altro su di lui, per esempio la data di more: di lui si perdono le tracce.
Il secondo nome è quello di Abu Ishaq al-Tunisi, il “tunisino”, di 39 anni, legato al nostro Paese perché, come indicato nella scheda, ha vissuto in cinque Paesi europei tra cui l’Italia (Francia, Germania, Olanda e Belgio gli altri).
I dubbi degli esperti
L’intelligence tedesca si dice certa della veridicità dei documenti, come confermato dal ministro degli Interni Thomas de Maiziere, che ne ha parlato come di “prove da produrre in tribunale”. Le liste mostrerebbero l’accuratezza della pianificazione dell’Isis come associazione, svelando dall’interno la struttura dell’organizzazione. Anche l’Inghilterra sta lavorando con i servizi segreti sulle liste visto che molti affiliati sarebbero britannici, ma la ministra degli Interni, Theresa May, da Bruxelles, non ha dato conferme certe sulla veridicità, limitandosi a ricordare l’importanza della collaborazione europea nella lotta al terrorismo.
Molti esperti invece dubitano dell’autenticità dei documenti: l’uso di un logo circolare mai apparso prima e soprattutto, la scelta di usare espressioni non legate alla terminologia dell’Isis, in particolare per quanto riguarda la morte dei miliziani suicidi, indicata con “data dell’uccisione” e non con “martirio”. Visto che molti nomi sono già noti da tempo, ci sarebbe il sospetto che i documenti sarebbero stato creati ad arte dal Califfato e poi divulgato, con che finalità è ancora da chiarire.
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