I miliziani dell’Isis sarebbe scelti tra persone con inclinazioni alla violenza, a cui è stata diagnosticata una malattia mentale almeno in un caso su cinque. L’ultimo rapporto dell’Europol, diffuso a margine dell’incontro informale tra i ministri dell’Interno ad Amsterdam, traccia un profilo sempre più chiaro dei cosiddetti foreign fighters e mette in allarme tutte le istituzioni. L’Isis potrebbe tornare a colpire l’Europa con nuovi attentati terroristici, puntando a obiettivi ordinari, come già successo lo scorso novembre a Parigi.
Quello che colpisce di più nel documento della polizia europea è l’identikit dello jihadista targato UE. Secondo gli esperti sarebbero 5mila i foreign fighters al servizio dell’Isis di cui 3.700 arrivano dall’Europa. Tra di loro, almeno uno su cinque ha avuto una diagnosi di malattia mentale, mentre l’80% ha precedenti penali. “È possibile che i reclutatori usino questi indicatori per fare proseliti”, scrivono gli investigatori. Confusione e problemi psicologici e psichiatrici renderebbero più facile convincere giovani e giovanissimi a farsi saltare in aria. “Con questo particolare stato mentale è più facile convincerli che facendosi esplodere potranno morire da martiri”, prosegue il rapporto Europol.
Alle atrocità dello Stato Islamico dobbiamo quindi aggiungere anche lo sfruttamento di persone malate, che vengono avviluppate nelle trame terroristiche da reclutatori senza scrupoli, che usano la malattia mentale per i loro scopi.
Altri dati mettono in allarme tutta l’Europa su possibili attentati. In primo luogo, i foreign fighters conoscono lo stile di vita europeo e sanno dove colpire per fare più male, come dimostrano le bombe di Parigi. In secondo luogo, stanno nascendo nuovi campi di reclutamento sul suolo europeo e nei Balcani, rendendo più veloce e gestibile il passaggio dalla teoria alla pratica. “L’addestramento alla sopravvivenza permette di testare la forma fisica e la determinazione di membri che aspirano a entrare nell’Isis. Le attività sportive sono state utilizzate per addestramento al combattimento e a resistere agli interrogatori”, rivelano gli esperti europei.
L’Unione corre ai ripari ed è pronta a testare l’Etct, il centro antiterrorismo europeo creato in seno all’Europol allo scopo di coordinare su tutto il territorio la lotta al terrorismo islamico. Secondo fonti europee, il timore di nuovi attacchi è reale: prevedere ogni mossa degli jihadisti potrebbe fare la differenza.
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