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Islam: come cambia la tua vita se il tuo nome è Jihad

[didascalia fornitore=”altro”]Foto Pixabay[/didascalia]

I latini dicevano ‘Nomen omen’, ovvero nel nome di ogni persona si nasconde un po’ del suo destino. Ebbene provate a immaginare cosa significhi chiamarsi Jihad oggi: immaginate per un istante di ritrovarvi in un luogo super affollato e avere la necessità di chiamare vostro figlio, avete idea di cosa accadrebbe se doveste pronunciare quel nome ad alta voce? Immediatamente si scatenerebbe il panico generale e tutti si darebbero alla fuga pensando a un attentato terroristico. Letteralmente Jihad, significa ‘lotta per una causa nobile’, tuttavia per il mondo Occidentale è ormai sinonimo di pericolo. Si tratta di un nome proprio relativamente diffuso nel mondo islamico. La BBC ha chiesto ad alcune persone, tra cui un famoso attore siriano, cosa significhi vivere con un nome che è un po’ come un marchio indelebile.

Jihad Abdo, attore

Per Jihad Abdo, uno degli attori più noti della Siria, il suo nome si è rivelato ben presto una grande responsabilità. Quando ancora era nel suo Paese gli fu chiesto di rilasciare un’intervista nella quale sosteneva il Presidente Assad, lui si rifiutò e fuggì negli Stati Uniti. ‘Sono arrivato in America nell’ottobre del 2011. In breve mi sono accorto di cosa volesse dire presentarmi alle persone con il mio nome…’. Abdo ha poi aggiunto: ‘Specialmente nel Midwest, quando hanno sentito che il mio nome era Jihad, la prima cosa che è venuta loro in mente è stata l’immagine degli attentatori suicidi e degli jihadisti in Afghanistan o in Iraq’. Si è reso conto in fretta che quel nome avrebbe dovuto cambiarlo… Oggi Abdo, 55 anni, usa ancora il suo nome originale in Siria e in tutto il Medio Oriente, anche in America ci sono ancora alcuni amici che preferiscono chiamarlo col suo vero nome.

Jihad Shoshara, pediatra

La BBC ha intervistato anche un pediatra, Jihad Shoshara, 49 anni. Nato da madre messicana-americana e padre di Damasco, è stato spesso deriso da bambino per via del suo ‘strano’ nome. ‘In Siria e in Libano e in Oriente in generale, il mio nome non è comunissimo ma nemmeno così raro come si possa pensare. Peraltro è un nome che si usa sia per le bambine che per i maschietti. E’ unisex! Nella mia vita infatti ho incontrato Jihad donne e uomini’. A un certo punto anche lui però ha cambiato il suo nome, non avrebbe voluto, ma avere un nome più ‘ordinario’ gli ha permesso di andare incontro a meno difficoltà. Poi è tornato a utilizzare Jihad. ‘Mi ero appena laureato all’università e così sono andato in un campus nelle zone rurali del Wisconsin. Il primo giorno che mi sono presentato ai bambini è andata più o meno così: – Ciao, mi chiamo Jihad! – e loro subito dopo mi hanno detto – Oh Jihad, va bene, fico! – A quel punto ho pensato che se dei bambini di otto anni possono pronunciare correttamente il mio nome, allora dovrei tornare a farlo anche io’.

Jehad Fadda, ingegnere

L’ultima intervista della BBC è a Jehad Fadda, che porta una delle varianti del nome Jihad: originario di Nablus, si è trasferito nel Regno Unito sette anni fa per studiare per la sua seconda laurea in ingegneria delle telecomunicazioni, a Newcastle. Il suo nome è quello di suo nonno e lui ne va molto orgoglioso, per lui ha un forte valore sentimentale. Jehad porta anche una folta barba scura…un connubio che a molti suggerirebbe soltanto un’idea, quella del ‘terrorista islamico’. Ma Jehad sorride perché ‘se sei musulmano e guardi la mia barba, saprai che questa non è quella tipica musulmana perché le barbe musulmane non ammettono i baffi! È considerato antigienico’. Nonostante tutto, afferma che qualche accorgimento lo prende, come evitare di parlare in arabo ai terminale degli aeroporti, ma fortunatamente, ‘non è mai accaduto nulla di drammatico’. Poi conclude con fare sarcastico: ‘È interessante notare che se perdo mia moglie da qualche parte, non urlerà mai il mio nome ad alta voce’.

Beatrice Elerdini

Beatrice Elerdini è stata una collaboratrice di Nanopress dal 2014 al 2019, occupandosi di cronaca e attualità. Degli stessi argomenti ha scritto su Pourfemme dal 2018 al 2019.

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