A Bergamo è stato isolato il virus Iskv da un pipistrello. La Regione Lombardia fa sapere che è la prima volta che succede in Italia.
A Bergamo è stato isolato, per la prima volta in Italia, il virus Iskv da un pipistrello. Su questo virus non si hanno molte informazioni. Quello che è certo è che può creare dei focolai di infezione ed essere debellato, dopo un paio di settimane nelle persone infettate, che sperimentano febbre, mialgia, nausea e mal di testa. Ecco cosa c’è da sapere su questo virus e quali sono le conseguenze per la salute degli esseri umani, che eventualmente vengono infettati.
Come fa sapere la Regione Lombardia, a Bergamo è stato isolato, per la prima volta in Italia, il virus Iskv da un pipistrello, morto naturalmente.
Di questo virus non si sa molto, ma chi viene contagiato, di solito, sperimenta specifici problemi di salute, come mal di testa, nausea, febbre e mialgia, nella gran parte dei casi.
Non c’è bisogno, però, di cadere in una spirale di panico al momento, come spiega la regione, in quanto si tratta solamente di un’azione preventiva, al fine di individuare, con anticipo, eventuali fattori di rischio per la salute e possibili focolai.
In questo quadro, tiene a precisare la regione, non bisogna “demonizzare gli animali” in questione, ossia i pipistrelli.
Questo è il lavoro di cui si occupa l’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna che mette in atto il monitoraggio della fauna selvatica previsto dal piano regionale, che viene svolto insieme all’Unità organizzativa veterinaria del Welfare e dai Centri di recupero animali selvatici.
Le analisi sono state condotte su un pipistrello deceduto per cause naturali, nel quale è stato individuato il virus. L’esemplare era presente nella Valpredina ed è stato analizzato da Izsler in merito al già citato programma di sorveglianza della fauna selvatica presente in Lombardia.
Tale esemplare è della famiglia Hypsygo Savii, una specie molto diffusa in città che, spesso, trova rifugio negli edifici cittadini. Per tale ragione, è stato oggetto di studio visto che, potenzialmente, può essere a contatto con l’essere umano e, ipoteticamente, infettarlo.
Non c’è bisogno, dunque, di preoccuparsi: si tratta di controlli sugli animali che permettono un maggiore controllo sulle malattie eventualmente veicolati dagli stessi e non di un’emergenza sanitaria, al pari di quella scatenata dal COVID-19.
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