La Knesset, il parlamento di Israele, ha approvato con 64 voti favorevoli la prima legge, ovvero quella sulla ragionevolezza, che fa parte della controversa riforma della giustizia proposta dal governo Netanyahu. Lo ha annunciato il portavoce del parlamento sollevando un polverone, che rischia di mettere a rischio seriamente la sicurezza di Israele.
La riforma limita, sostanzialmente, i poteri della Corte Suprema in tema di revisione giudiziaria e viene considerata da molti analisti come un tentativo di mettere a tacere i giudici più critichi nei confronti del premier.
Limitare la legge sulla ragionevolezza rappresenta un passo indietro per la democrazia di Israele e ha sollevato proteste accese, che mostrano i cittadini israeliani riversati in strada e moltissime associazioni per i diritti umani hanno già chiesto ufficialmente di analizzare la questione a livello internazionale.
Dopo 29 settimane consecutive di proteste popolari che hanno scosso il Paese e diviso i cittadini, la Knesset ha approvato definitivamente una legge che limita il controllo dei tribunali sulle decisioni di governo ed esecutivi, il primo grande progetto di riforma della giustizia portato a termine.
La legge nega ai tribunali il potere di esaminare la “ragionevolezza” delle decisioni amministrative. Questa misura secondo mondo analisti avrà contrappesi costituzionali al potere governativo e genererà il caos a Israele.
La sua approvazione arriva dopo mesi di massicce proteste popolari, con migliaia di cittadini in piazza, contro la proposta di riforma e il governo Netanyahu. I manifestanti gridano che si tratta di un chiaro attacco allo Stato di diritto.
Il via libera definitivo, arrivato con il voto della Knesset, rappresenta una vittoria politica per il premier, ma viene visto dagli osservatori come un segnale preoccupante per la divisione della società e l’indipendenza della giustizia.
La riforma potrebbe anche facilitare la strada a Netanyahu nell’affrontare i suoi processi per corruzione, secondo i contrari.
La riforma della giustizia e in particolar modo la clausola sullo standard di ragionevolezza è stata approvata definitivamente con 64 voti a favore alla Knesset. L’intera opposizione di 56 membri ha boicottato il voto in protesta.
La discussione In Parlamento e Israele è durata oltre 30 ore consecutiva con il dibattito che è iniziato domenica mattina presto.
Già nelle ore precedenti all’inizio della discussione alla Knesset, la popolazione israeliana è scesa in piazza e per le strade del paese per tentare un’ultima protesta contro la riforma giudiziaria, che mina la democrazia e gli sforzi fatti fino ad oggi per raggiungerla.
Anche il presidente degli Stati Uniti Biden ha voluto inviare un messaggio al governo israeliano chiedendo di non procedere con i cambiamenti costituzionali o perlomeno di non farlo in modo affrettato, perché il rischio è davvero elevato per la Nazione.
Sostanzialmente la riforma giudiziaria punta a limitare i poteri della Corte Suprema di Israele e va a gettare l’indipendenza e l’imparzialità dell’organismo nelle mani della classe politica e, pertanto, le decisioni prese dal governo ed agli esecutivi non saranno più oggetto di possibile discussione.
Secondo i sostenitori del cambiamento giudiziario questa manovra è necessaria per contenere l’intromissione eccessiva della magistratura e ingerenze indebite.
L’approvazione della legge rappresenta una vittoria per Netanyahu ma allo stesso tempo lo mette in una posizione scomoda a livello internazionale che rischia di vedere regredire le alleanze costruite da Israele fino ad oggi. Ovviamente viene messa in dubbio la giustizia in senso generale e la sua indipendenza.
L’opposizione israeliana ha tentato fino all’ultimo di contrastare la controversa legge o perlomeno di raggiungere un compromesso con la coalizione al governo, ma nessuno di essi ha avuto successo.
Due proposte mediate domenica da un leader sindacale e dal Presidente Herzog sono state bocciate.
Subito dopo il voto, il Ministro della Giustizia Levin ha definito la legge un “primo passo per riformare il sistema giudiziario”.
I leader della coalizione si sono impegnati pubblicamente a portare avanti il processo approvando, nella prossima sessione della Knesset, una legge per modificare le nomine dei giudici.
I sostenitori di questa riforma, come sopra citato, sostengono che essa vada a limitare l’eccessivo attivismo giudiziario che si intrometta in decisioni prese dai vertici governativi e, sostanzialmente, è stata attuata per limitare l’indipendenza della magistratura dello Stato di diritto.
Secondo il governo Netanyahu è essenziale riportare le scelte istituzionali all’interno dell’ambito politico mentre l’opposizione denuncia questa nuova manovra attuata dalla maggioranza come un attacco alla separazione dei poteri e alla democrazia.
Il leader dell’opposizione Lapid ha promesso di presentare velocemente un ricorso alla Corte Suprema contro la controversa legge appena approvata. Allo stesso modo, ha fatto sapere, agirà il movimento per un “governo di qualità“.
Ha aggiunto: “Questa è una violazione completa delle regole del gioco. Il governo e la coalizione possono scegliere la direzione del Paese ma non possono decidere la natura del suo Stato”.
La sessione plenaria prima del voto è stata tesa e caotica. Il discorso di Lapid, che ha descritto il Paese come diretto verso la “distruzione“, è stato interrotto dagli applausi della coalizione.
Il ministro della Giustizia Levin ha liquidato come del tutto “soggettivo” il controllo delle “ragioni” esercitato dalla Corte.
Impugnando la legge davanti ai giudici, l’opposizione mira a ottenere la sua sospensione allo scopo di impedirne l’applicazione. Resta da vedere come la Corte Suprema valuterà l’equilibrio tra i poteri e i possibili rischi per lo Stato di diritto.
Levin ha descritto il criterio della “ragionevolezza” che i giudici usano per controllare gli atti del governo come vago e soggettivo.
Ha spiegato in merito che: “La ragionevolezza è un concetto fumoso. Si basa sulla visione personale del mondo. Non è un principio giuridico oggettivo. ”
“Voi giudici – ha chiesto retoricamente Levin – volete decidere voi cosa è ragionevole e cosa no, invece delle persone elette dalla nazione? È ragionevole?”.
Ha poi sottolineato: “Voglio dire di più: chi ha stabilito che ciò che è ragionevole agli occhi dei giudici sia la decisione più logica da prendere? Chi ha deciso che le loro posizioni personali sono migliori di quelle dei ministri?”
In sostanza Levin ha accusato i giudici di usare il concetto di ragionevolezza come pretesto per imporre le proprie idee, anziché limitarsi a un controllo giurisdizionale oggettivo. Sostenendo che la discrezionalità della Corte Suprema vada limitata, ha giustificato la necessità della riforma.
Secondo Levin, sono le persone “elette dalla nazione“, attraverso il Parlamento, che devono decidere cosa è ragionevole, non i giudici.
La nuova legge vieta ai tribunali di esercitare qualsiasi controllo sulla “ragionevolezza” delle decisioni del governo, incluse nomine e scelte amministrative.
I sostenitori affermano che la legge corregga un abuso di potere giudiziario, mentre i critici la considerano un limite importante al controllo dell’azione di governo.
Approvando la legge la coalizione ha una copertura legale più ampia per perseguire obiettivi prima ostacolati dal “test di ragionevolezza” come per esempio eliminare funzionari chiave, modificare la Commissione per la nomina dei giudici e far tornare ministro Deri.
Nonostante ciò i tribunali dispongono ancora di altri strumenti per esaminare tali mosse ed eventualmente annullarle.
La legge quindi va a limitare i controlli sull’esecutivo, ma non ne esclude del tutto il giudizio della magistratura. Sarà importante valutarne gli effetti pratici e l’impatto sull’equilibrio tra i poteri dello stato.
Lapid e Gantz hanno duramente criticato la controversa legge, definita da Lapid “un’acquisizione ostile dello Stato da parte di una minoranza estremista”.
L’ ex premier ha esortato i deputati della maggioranza a fermare una “tragedia” ed “evitare rimpianti per i prossimi trent’anni”. Ma ha concluso che “non c’è modo di lavorare con questo governo, il più irresponsabile mai esistito”.
Poco prima del voto Lapid ha annunciato la fine dei colloqui, accusando la coalizione di voler “distruggere lo Stato, la democrazia e la sicurezza di Israele”.
I sostenitori della legge respingono le critiche, scondo loro è necessario porre un freno all’eccessivo attivismo giudiziario.
La legge, nonostante le nette opposizioni, è stata approvata con i voti della maggioranza. Gli osservatori segnalano però il rischio che possa aumentare le divisioni nel Paese e indebolire l’indipendenza della giustizia.
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