Israele ha effettuato un altro attacco aereo nei confronti della Siria centrale e, questa volta, ha colpito un insediamento ritenuto una possibile base della fazione islamica filo iraniana ribelle radicata ormai da tempo. Nonostante la situazione delicata del popolo siriano la missione anti terrorismo sembra avere la meglio rispetti ad altri propositi. Lo stesso governo siriano di Assad ha colpito il nord della Siria dopo il sisma che ha devastato la zona e questo denota l’importanza data dal capo di Stato alla lotta all’opposizione islamica.
Il governo israeliano capitanato da Netanyahu, che è il più a destra nella storia del Paese l, ha fatto chiaramente capire le proprie intenzioni in merito alla lotta contro il terrorismo islamico. La tensione emersa tra le forze di sicurezza israeliane e le fazioni ribelli della jihad islamica è ora alle stelle e questo è stato alimentato ulteriormente dall’attacco che ha effettuato Israele nel campo profughi di Jenin.
Ovviamente Hamas ha risposto con attacchi attuati mediante razzi dalla Striscia di Gaza e successivamente è stato un susseguirsi di attacchi e raid reciproci che hanno anche fatto riemergere nelle autorità internazionali la paura di una possibile intifada palestinese, in quanto le provocazioni effettuate da Netanyahu e dai suoi ministri sono servite ad alzare la tensione a livelli già noti e visti nei conflitti scaturiti in passato.
L’esercito israeliano ha effettuato un attacco aereo in un quartiere centrale di Damasco, nelle prime ore di domenica 19 febbraio. L’edificio colpito si trova nel quartiere Kafr Sousa ed è localizzato accanto a un complesso dove risiedono le installazioni iraniane ed è un luogo particolarmente sorvegliato.
A causa dell’attacco missilistico sono morte cinque persone e ne sono rimaste ferite altre 15, stando a quanto dichiarato dai media di stato siriani ma anche dagli stessi funzionari e testimoni.
L’attacco è stato diretto verso una zona residenziale situata nel centro della città e ha danneggiato anche altri edifici nel quartiere, che è estremamente popolato nei pressi di piazza Omayyad. I media statali citando una fonte siriana la situazione sembrerebbe ancora differente dato che si apprende dalla stessa che sono stati attuati attacchi in diverse parti della città.
L’’esercito siriano ha confermato la versione dei media e ha precisato inoltre: “Ha causato danni a diverse abitazioni civili e danni materiali a numerosi quartieri di Damasco e dintorni”.
Anche altre fonti militari della Siria hanno precisato, nonostante non fossero state autorizzate a parlare, che dal lancio di razzi come contromossa verso l’esercito di Israele, effettuati dal monte Qasioun, hanno colpito diverse altre località comprese quelle vicine alla cittadella storica di Damasco.
Non è stato reso noto se l’obiettivo fosse qualcuno in particolare o se l’intento dell’esercito israeliano fosse smantellare un luogo ritenuto strategico per l’organizzazione.
Due differenti fonti dei servizi segreti internazionali hanno affermato che l’obiettivo di Israele era un centro logistico situato esattamente nell’edificio che è attualmente gestito dalle Guardie della Rivoluzionarie islamiche dell’Iran. La vicinanza di Iran e Russia alla Siria di Assad nella lotta alle fazioni ribelli è qualcosa che emerge chiaramente ed è nota da tempo. Dopo che accadono attacchi come quello di oggi effettuato da Netanyahu la rabbia riemerge così come le critiche degli alleati della Siria.
Gli alleati russi e iraniani fiancheggiano da molto tempo il presidente Bashar al Assad e hanno avuto un ruolo predominante e decisivo nel momento in cui il potere del presidente ha vacillato a favore dell’opposizione ma, con l’aiuto di Iran e Russia, la situazione è poi tornata sotto il controllo delle forze governative siriane.
Dopo l’attacco di Israele Mosca e Teheran hanno immediatamente criticato il raid e affermato inoltre che le continue rappresaglie israeliane minano tutta la stabilità del Medio Oriente.
La zona attaccata è nota per ospitare, da decenni, insediamenti strategici delle forze ribelli islamiche e proprio qui nel 2008 è stato ucciso il comandante in capo di Hezbollah filo-iraniano Imad Moughniyeh. Si tratta di una zona dove i residenti affermano da anni che sono collocate e organizzate diverse agenzie di sicurezza iraniane, tra cui anche un importante centro culturale.
Sebbene le autorità riconoscano di rado la responsabilità di operazioni specifiche è noto che Israele ha anche attaccato di recente, come riporta anche l’emittente Al Jazeera, siti ritenuti luogo di scambio di armi e forniture militari che sono offerti dall’Iran ma anche luogo per il dispiegamento di personale iraniano che si è sempre alternato nel Paese durante gli ultimi decenni.
La scelta delle autorità israeliane è dettata dalla necessità e volontà di Israele di limitare l’afflusso di armi e rifornimenti iraniani per via aerea che vanno a rifornire tramite il territorio siriano le milizie siriane ma anche quelle in Libano incluso il movimento di Hezbollah, che è notoriamente sostenuto dalle autorità iraniane.
Le autorità militari israeliane hanno affermato che il crescente confronto armato è dettato dalla necessità di rallentare il radicamento iraniano in Siria. Questo perché Hezbollah e le sue milizie dominano la parte meridionale, orientale e nordoccidentale della Siria ma anche in alcuni sobborghi situati vicino a Damasco.
Assad non ha mai confermato che le forze iraniane diano sostegno alle forze governative siriane nel combattere sul campo, ma è stato dichiarato che esistono consiglieri militari di Teheran che collaborano per la sicurezza.
Il ministero degli Esteri russo ha preso parola in risposta all’attacco di Israele in Siria e ha definito il raid “flagrante violazione” del diritto internazionale.
Maria Zakharova, portavoce del Cremlino, ha dichiarato in merito: “Esortiamo con forza la parte israeliana a fermare le provocazioni armate contro la Repubblica Araba di Siria e ad astenersi da azioni che comportano pericolose conseguenze per l’intera regione”,
La Siria ha condannato l’atto molto duramente e ha chiesto immediatamente all’Organizzazione delle Nazioni Unite di prendere posizione e punire lo Stato ebraico a causa dei ripetuti “attacchi sistemici contro la popolazione civile”.
Il ministro degli Esteri siriano ha dichiarato: “In un momento in cui la Siria sta curando le sue ferite, seppellendo i suoi martiri e ricevendo condoglianze, simpatia e sostegno umanitario di fronte al devastante terremoto, l’entità occupante israeliana ha lanciato un attacco aereo contro abitazioni quartieri abitati da civili“.
Va precisato che le milizie dell’Isis hanno attuato un attacco nel centro della Siria e precisamente nella citta di Sokhne vicino alla città di Palmira e ha colpito molte persone che stavano raccogliendo tartufi. Sono state uccise oltre sessanta persone tramite un attacco con armi da fuoco effettuato da milizie a bordo di veicoli che hanno giustiziato persone che non avevano a che vedere con la guerriglia interna.
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