In Israele, il partito di Benjamin Netanyahu ha ottenuto la maggioranza assoluta anche se si attende lo spoglio delle schede elettorali di detenuti, soldati e diplomatici.
Un momento storico per Israele, che si è recato alle urne per la quinta volta in cinque anni. L’affluenza è stata importante nonostante le ripetute elezioni e questo perché il popolo vuole una linea precisa su cui costruire basi per far crescere il paese. Lapid, al comando prima delle elezioni, ha puntato tutto sull’inclusione islamica per riuscire a spuntarla alle urne ma sembra che per lui non sia andata come previsto.
Gli spogli per le elezioni in Israele sono praticamente terminati nonostante manchino all’appello ancora 500.000 buste doppie con il voto di diplomatici, militari e carcerati. Già dai primi esiti pubblicati ieri dai media locali, però, si è vista una rimonta della destra importante.
Il partito di Netanyahu, ovvero il Likud, ha ottenuto 31 seggi su 120 della Knesset. Con l’appoggio della coalizione di destra e anti-araba, poi, avrà a disposizione un totale di 65 seggi su 120 che gli garantiscono la maggioranza. Tra questi ci sono, i 14 seggi ottenuti dall’estrema destra di Ben Gvir, gli ultra ortodossi Shas con dodici seggi e Torah unita nel giudaismo che ne ha conquistato otto. In questa maniera la destra avrebbe il comando del governo per i prossimi quattro anni.
Israele si appresta a un grande cambiamento se tutto verrà confermato e il partito di Netanyahu si insedierà al potere. Il leader del Likud ha affermato: “Siamo vicini a una grande vittori. Abbiamo ottenuto un enorme voto di fiducia da parte del popolo israeliano”. I sostenitori dell’ex premier sono entusiasti e affermano che Bibi, soprannome del leader del Likud, è il re di Israele.
Dall’altro lato Lapid, che ha tentato di utilizzate la potenza musulmana per avere la maggioranza, questa volta deve fare fronte ad un risultato diverso da quello che si aspettava. Il partito di sinistra ha ora paura per la popolazione isalmica presente nel paese che nelle scorse elezioni è riuscita anche ad entrare per la prima volta al governo. Si temono mosse politiche discriminatorie che potrebbero generare conflitti sia interni che internazionali.
Il premier uscente del Libano Najib Miqati ha spiegato che si aspetta che il patto energetico con Israele venga rispettato anche se al governo dovesse salire Netanyahu. Ha spiegato inoltre che, come da accordi, si auspica che gli Stati Uniti garantiscano la continuità del patto preso.
Oltre a ciò l’elezione di Netanyahu fermerebbe anche il processo a suo carico per frode e corruzione. In Israele anche le cariche politiche più alte possono essere processate ma andando al potere il leader di destra ha la possibilità di allungare moltissimo le tempistiche dell’azione giudiziaria.
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