Israele è attualmente sotto la lente d’ingrandimento globale a causa dell’inasprimento del conflitto tra forze di sicurezza israeliane e milizie palestinesi. Oltre all’escalation di violenza, già presente ma aizzato ulteriormente dalle provocazioni di Netanyahu e dei suoi ministri. Appena hanno iniziato il mandato le riforme proposte dalle autorità hanno provocato una forte reazione nella popolazione e, oltre alla prima riforma ovvero quella giudiziaria, ora emerge un nuovo disegno di legge che di fatto dà la facoltà alle autorità israeliane di deportare i prigionieri palestinesi e revocare la loro cittadinanza In Israele.
Il popolo israeliano si trova in un momento delicato che ha portato centinaia di migliaia di persone a riversarsi per le strade di Tel Aviv, e delle altre città israeliane, per manifestare e opporsi alle riforme proposte da Netanyahu e dai suoi alleati di ultradestra, che rischiano di portare Israele verso un punto di non ritorno, dove il popolo vedrà diritti limitati e anche il potere, fino ad ora imparziale, dell’Alta Corte israeliana che passerebbe nelle mani dell’ambito politico con la riforma giudiziaria proposta da Levin.
L’opposizione e in prima linea l’ex premier Lapid si sono mossi per creare scompiglio e cercare di convincere il popolo non accettare una situazione che cambierebbe il futuro delle prossime generazioni e andrebbe a danneggiare la democrazia e i passi avanti fatti fino ad ora.
Con l’inizio del 2023 ha preso il suo posto alla Knesset Benjamin Netanyahu e appena ha iniziato ufficialmente il suo mandato, che lo vede al fianco di ministri ultra nazionalisti di destra che avendo contribuito alla vittoria del premier hanno ovviamente ottenuto ruoli fondamentali. Ciò che è emerso dai primi giorni in cui Netanyahu ha preso il suo posto ha mostrato, chiaramente, l’assetto e il filo di pensiero che hanno intenzione di portare avanti e che hanno già cominciato a fare nel concreto ovvero un cambiamento drastico nella legislazione vigente.
La prima mossa intrapresa e stata quella di effettuare un attacco vicino all’aeroporto di Damasco in Siria, ritenuto un luogo dove le forze islamiche ribelli hanno le loro basi strategiche. Qualche giorno dopo il ministro della sicurezza interna Ben Gvir ha deciso di attuare una provocazione nei confronti della popolazione islamica.
Il ministro ha deciso di intraprendere una passeggiata alla Spianata delle moschee che è un luogo di culto sia per i fedeli ebrei che per quelli musulmani ma nel quale i musulmani possono soltanto passare, senza però fermarsi in preghiera. Lo status quo del luogo religioso è stato messo in dubbio da Ben Gvir, che ha provocato appositamente le fazioni più estremiste islamiche ed ha, ovviamente, ricevuto la risposta che attendeva. La tensione si è andata sempre più Intensificando e innervosisco ha toccato livelli che sono già stati visti nelle precedenti guerre tra Israele e Palestina.
Successivamente è stato il turno del ministro Smotrich che ha visto rendere pubbliche alcune sue affermazioni omofobe e razziste, che hanno scatenato la rabbia degli israeliani che temono di vedere ulteriormente attaccati i diritti della comunità lgbt e delle minoranze presenti all’interno del Paese.
Per quanto riguarda la riforma legislativa proposta, la prima proposta, ovvero quella giudiziaria si è scatenato un caos che ha visto scendere in piazza moltissimi cittadini. La nuova introduzione ha sollevato critiche internazionali, in quanto il ministro Levin ha proposito, in sostanza, un cambiamento che va a togliere l’imparzialità dell’Alta Corte, che è sempre stata invece un’organismo esterno dall’ambito governativo e statale e al di sopra di ogni istituzione presente in Israele.
Nella stessa riforma legislativa è stata poi introdotta anche una clausola che prevede la nomina dei giudici da parte dell’ambito politico e, sostanzialmente si va a negare al popolo il progresso fatto in ambito giudiziario. Azioni che rischiano di rendere prigionieri politici i cittadini ma nega anche al governo la possibilità di poter opporsi a una decisione, oggi inopinabile, presa dalla Corte Suprema mediante una votazione che deve raggiungere la maggioranza dei 61 vuoti su 120.
Adesso l’attenzione della popolazione e dell’opposizione politica di Netanyahu è rivolta al disegno di legge proposto al Parlamento israeliano, chiamato anche Knesset, che sostanzialmente dà la possibilità alle autorità di Israele di deportare i cittadini arabi di Israele condannati per terrorismo ma colpisce anche chi ha ricevuto finanziamenti dall’autorità palestinese.
Oggi emerge una notizia che ha sollevato immediatamente polemiche e critiche, dato che va a toccare un ambito delicato ovvero quello dei cittadini arabi residenti in Israele. Il disegno di legge proposto e approvato dalla Knesset rende più facile alle autorità israeliane revocare la cittadinanza e, di conseguenza, la residenza ai palestinesi, che sono accusati di terrorismo e a chi riceve assistenza monetaria dall’Autorità Palestinese.
Sostanzialmente per la prima volta nella storia di Israele le autorità potranno deportare i detenuti palestinesi nei territori occupati. Il disegno di legge è stato approvato con una forte maggioranza ovvero 94 voti favorevoli contro 10 contrari. Una scelta estrema e forte che va a consolidare la linea di apartheid che segue, ormai chiaramente, il governo Netanyahu.
Un cittadino palestinese di Israele ma anche un palestinese che vive nella parte di Gerusalemme Est occupata e che ha la residenza potrà essere privato dello status se è stato condannato o accusato di un “atto di terrorismo” ma anche nel caso in cui i cittadini palestinesi abbiano ricevuto denaro da parte dell’Autorità Palestinese.
Questo perché le autorità palestinesi offrono aiuti finanziari alle famiglie dei detenuti palestinesi che scontano la condanna nei penitenziari israeliani.
Salam Irsheid, un avvocato che lavora all’Adalah Legal Center di Haifa, ha spiegato ad Al Jazeera che a suo avviso: “Questa legge rappresenta un’escalation molto pericolosa. Non fa che rafforzare il sistema di apartheid in atto e creare leggi separate per palestinesi ed ebrei. È una legge razzista e arbitraria e mette in pericolo e minaccia costante la cittadinanza e la residenza dei palestinesi”.
La legge israeliana permette già alle autorità di revocare la cittadinanza e la residenza dei palestinesi a Israele e Gerusalemme se vengono contestati atti che rientrano in “una violazione della lealtà allo stato di Israele” .
Spiega inoltre che una “violazione della lealtà” comprende al proprio interno anche: “atti di terrore, l’assistenza o la sollecitazione dello stesso, o prendere parte attiva in una organizzazione terroristica”.
Ha precisato che: “Stanno punendo le persone più volte per cose per le quali sono già state accusate e condannate” aggiungendo anche: “Stanno punendo le persone più volte per cose per le quali sono già state accusate e condannate“.
La legge precisa che fanno parte degli atti di terrorismo anche: “gravi danni alla proprietà o alla sicurezza pubblica o alla salute e persino una minaccia di compiere un tale atto purché siano commessi per motivi politici, religiosi, nazionalistici o ideologici”.
Non è stato ancora precisato se, quando e in quali modalità verrà applicata ma, soprattutto, la domanda che ha sollevato più preoccupazione è se la nuova legge israeliana approvata dalla Knesset sarà anche retroattiva.
Irsheid ha spiegato in merito che: “Pensiamo che ci siano almeno centinaia di persone a cui questo potrebbe essere applicato”. Precisando inoltre che molte accuse in merito alla questione denaro sono contestate.
L’avvocato ha riferito che: “la deportazione di prigionieri palestinesi è una violazione del diritto internazionale. Lascia le persone senza alcuno status, le lascia apolidi” sottolineando che si tratta di “spostamento forzato”.
Il politico palestinese Sami Abou Shahadeh ha notato un’ampia approvazione all’interno della Knesset israeliana. Ha spiegato sui social che: “Hanno parlato dei loro disaccordi negli ultimi giorni, ma quando si tratta di razzismo, supremazia ebraica, apartheid e rafforzamento dell’occupazione coloniale illegale sono tutti uniti. Non c’è soluzione senza smantellare l’occupazione coloniale e l’apartheid”.
Le persone che saranno colpite dalla legge introdotta oggi hanno la possibilità di presentare ricordo entro sette giorni.
Il 20% della popolazione israeliana è composta da palestinesi con passaporto israeliano. I palestinesi che vivono stabilmente a Gerusalemme Est sono circa 350.000 che ora è occupata da Israele
I detenuti palestinesi, che scontano la condanna nelle carceri israeliane, sono ritenuti dall’Autorità Palestinese come prigionieri dell’occupazione di Israele. E le autorità forniscono un sussidio mensile alle famiglie dei deceduti, ferito o detenuti.
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