La tensione altissima dei giorni scorsi è sfociata oggi in un attacco vero e proprio da parte di Israele nei confronti della striscia di Gaza. L’operazione “Breaking Dawn” è quella lanciata dallo stato ebraico per colpire la Jihad islamica.
L’escalation della tensione tra i due Stati si era avuta nei giorni scorsi a seguito dell’arresto a Jenin del comandante della Pji in Cisgiordania Bassam al-Saadi. Israele era corsa ai ripari e per precauzione aveva limitato gli spostamenti chiudendo le strade intorno al territorio palestinese.
Preoccupata da una possibile reazione che, secondo alcune fonti israeliane, si stava già organizzando tra le file Pji, ha deciso di colpire per prima.
L’operazione “Breaking Dawn” ha preso di mira e centrato diversi obiettivi nella striscia di Gaza uccidendo Tayseer al-Jabari, comandante della Pji nel nord della Striscia. Era lui, secondo le fonti israeliane, che stava organizzando una rappresaglia contro l’arresto dei giorni scorsi ai danni del comandante della stessa organizzazione.
L’attacco violento ha mietuto altre vittime. Secondo il Ministero della Salute di Hamas sono sette i morti tra cui una bambina di cinque anni e ben quaranta i feriti.
I missili lanciati da Israele durante l’operazione hanno finito con il colpire anche un grattacielo provocando un incendio devastante la cui colonna di fumo si leva alta nel cielo ed è ancora visibile per chilometri.
Tensione altissima, quindi, tra Tel Aviv ed i palestinesi anche dovuta al blocco delle importazioni che Israele sta applicando dal 2006.
Una misura questa condannata dalle varie organizzazioni internazionali. Anche l’Alto commissario Onu per i diritti umani si è schierato a favore della revoca di tale blocco. Il blocco viene, infatti, considerato una vera e propria rappresaglia nei confronti della popolazione civile e questo è in violazione del diritto internazionale.
Intanto Ziad al-Nakhala, il segretario generale della Jihad Islamica, in visita a Teheran si rivolge ai palestinesi ed assicura vendetta nei confronti dell’aggressore. La sua minaccia di colpire Tel Aviv con “i missili della resistenza” fa scattare l’allarme nello stato ebraico con l’adozione di contromisure.
Le autorità israeliane, infatti, hanno schierato al centro del Paese ulteriori batterie Iron Dome il sistema difensivo anti missile in dotazione ad Israele. Sono stati, altresì, richiamati 25 mila riservisti e la brigata d’elite, Golani, è stata sposata al confine con Gaza.
Nel frattempo il Presidente dell’autorità palestinese, Abu Mazen, ha condannato lo Stato di Israele per questa aggressione, ritenendolo responsabile della escalation di tensione e violenza. Ha invitato, infine, la comunità internazionale ad intervenire affinché si metta fine questa follia.
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