Oggi le autorità d’Israele si apprestano a firmare alla Knesset il disegno di legge per la riforma giudiziaria, che ha scatenato l’ira del popolo israeliano che è sceso per le strade della Nazione e ha preso di mira la capitale e i luoghi di ritrovo dei politici per evitare che la votazione avesse luogo. Dalle 8 di questa mattina la capitale Tel Aviv si è riempita di persone che chiedono, semplicemente, di non deteriorare le conquiste fatte fino ad oggi è di preservare l’alta corta, il sistema giudiziario e anche il sistema scolastico.
Moltissime persone urlano e chiedono a gran voce di essere ascoltate e si oppongono alle riforme del governo Netanyahu e alle decisioni prese da lui e dai suoi ministri che stanno portando lentamente Israele verso un punto di non ritorno. Non si tratta soltanto di togliere potere all’Alta Corte ma si tratta del vedere al comando persone che non hanno a cuore il benessere del popolo ma che preferiscono perseguire idee politiche e aumentare le differenze, già esistenti, piuttosto che creare coesione e collaborazione tra i popoli. Le minoranze come per esempio la comunità LGBT si sente estremamente minacciata, ma non è la sola dato che anche le minoranze religiose hanno paura per il proprio futuro, dato che sono emerse parole dure decise da parte dei ministri di ultradestra presenti all’interno del governo Netanyahu.
Da quando Netanyahu ha iniziato il suo mandato affiancato dai ministri di estrema destra, che gli hanno permesso di raggiungere la maggioranza e ottenere così la carica di premier, la posizione governativa è diventata subito ben chiara al popolo. La paura delle autorità internazionali in merito al razzismo e alla lotta verso le fazioni ribelle islamiche si è rivelata fondata e le azioni mosse i primi giorni del 2023 hanno fatto presagire cosa sarebbe successo nei mesi seguenti.
La prima azione intrapresa da Netanyahu è stata quella di attaccare una zona limitrofa alla all’aeroporto di Damasco in Siria, ritenuta una zona notoriamente strategica per le forze islamiche ribelli. Poi è arrivata la decisione del ministro della sicurezza interna Ben Gvir di effettuare una passeggiata alla Spianata delle moschee che è un luogo di culto sia per ebrei che per i musulmani ma è permesso agli ebrei soltanto il passaggio senza fermarsi in preghiera. Questo fa parte di un accordo e lo status quo non è mai stato messo in dubbio fino a quando non è stato il ministro israeliano a farlo.
Questo ha attirato l’attenzione delle fasce islamiche ribelli come voluto dallo stesso ministro israeliano e le forze di Hamas, notoriamente in conflitto con Israele, hanno avvisato che non sarebbe stata tollerata nessun’altra provocazione.
L’attenzione si è spostata poi verso le affermazioni razziste, sessiste e omofobe riferite dal ministro Smotrich durante una telefonata privata che è poi stata resa pubblica e ha attirato l’attenzione mediatica globale. oltre a questo il colpo finale che ha definitivamente alzato il malcontento popolare è stata la riforma giudiziaria proposta dal ministro Levin che in sostanza toglie l’imparzialità alla Corte Suprema israeliana e mette il potere dell’organismo, notoriamente al di sopra delle istituzioni, in mano all’ambito politico.
Oltre a questo per mettere in discussione una decisione della Corte Suprema d’Israele, se venisse attuata la riforma, basterebbe che uno dei ministri sollevasse la questione alla Knesset e si muovesse per eliminare la decisione dell’Alta Corte chiedendo una votazione dove dovrebbero essere raggiunti i 61 voti favorevoli contro i 120 totali in maniera da poterla annullare. Anche le nomine dei giudici subirebbero un cambiamento nella modalità di attuazione e anche qui subentrerebbe l’ambito politico.
Una scelta che priva di fatto le future generazioni di imparzialità nelle condanne o nelle assoluzioni giudiziarie, ma anche tutta una serie di risvolti che andrebbero a toccare un ambito fino ad oggi ritenuto al di sopra di tutto r capace di condannare e valutare anche gli organi statali.
Per questa riforma i cittadini israeliani hanno deciso di scendere in piazza, sostenuti anche dalle opposizioni politiche di Netanyahu in particolar modo quella dell’ex premier israeliano Lapid che non vuole consegnare in mano al governo la Nazione, che verrebbe così privata dei diritti fondamentali e manipolata in ogni ambito privato e statale dalla nuove riforme proposte dal governo.
Nel mentre anche la tensione tra Palestina e Israele è aumentata a dismisura, dopo che le Forze di Sicurezza israeliane hanno attaccato un campo profughi a Jenin provocando la morte di nove persone privando di moltissimi cittadini palestinesi di abitazioni e dei pochi averi dei quali disponevano. Questo ha comportato la reazione delle forze di Hamas che hanno colpito con razzi dalla Striscia di Gaza il territorio israeliano e si sia riaccesa così una faida, già ben presente radicata, ma che ora è tornata molto più attiva e ha già mostrato numerosi attacchi reciproci effettuati tra palestinesi e israeliani e la paura di una nuova intifada palestinese si è insinuata tra le autorità internazionali date le continue provocazioni attuate da Israele.
Proprio per questo i cittadini israeliani sono scesi in piazza e hanno effettuato dalle 8 di questa mattina una manifestazione contro le riforme governative di Netanyahu e attualmente una marea di persone sta protestando contro il governo.
Dalle 8 di questa mattina si assistito in Israele a una mobilitazione popolare che ha visto schierarsi giovani, adulti, studenti, lavoratori ma anche personale sanitario e scolastico per protestare contro le riforme proposte dal governo Netanyahu che proprio oggi doveva discuterle per la prima volta alla Knesset.
Questa manifestazione è stata organizzata anche grazie all’opposizione politica di Netanyahu ovvero con il supporto di Lapid, ex premier, ma ha anche da parte dell’organizzazione giudiziaria israeliana che hanno mostrato intolleranza a questa nuova presa posizione delle istituzioni israeliane che rischia di veder privare le future generazioni di diritti e di libertà che sono state conquistate in anni di lotte.
Per l’occasione si sono verificati numerosissimi blocchi stradali delle principali autostrade e anche le abitazioni dei deputati israeliani sono state prese di mira, per evitare che gli stessi raggiungessero la Knesset.
I manifestanti hanno reso inagibili gli svincoli autostradali compresa la strada per l’aeroporto Ben Gurion, l’autostrada Ayalon a Tel Aviv ma anche quelle di altre località.
Le manifestazioni hanno avuto il supporto nella pianificazione di diverse organizzazioni che spaziano nei settori più disparati della vita israeliana come per esempio il riservisti delle orze di sicurezza israeliana, studenti ma anche medici. Un malcontento generale che dimostra la reale condizione e posizione dei cittadini d’Israele, che temono di vedere minate le proprie conquiste punto anche molti genitori hanno scelto di non mandare a scuola i propri figli prendere parte a questa manifestazione che è ritenuta importantissima per non cedere il benessere raggiunto fino ad ora al governo.
Il movimento No Education Without Democracy ha riferito in merito: “Stiamo combattendo affinché il sistema educativo in Israele rimanga un sistema educativo liberale, del tipo che promuove l’uguaglianza, la giustizia sociale, le norme morali e il pluralismo. Danneggiare l’indipendenza del sistema giudiziario porterà a danneggiare il sistema educativo e i valori che insegna”.
Come precisato poc’anzi gruppi di manifestanti si sono radunati all’esterno delle abitazioni dei parlamentari e hanno cercato di impedire che raggiungessero il Parlamento, per evitare il voto odierno.
Anche l’organizzazione Brothers in Arms si è mobilitata per riunirsi davanti all’abitazione del presidente del comitato legislativo MK simcha Rothman e ha bloccato l’accesso all’auto del politico in maniera da evitare che raggiungesse il Parlamento israeliano. Ma hanno anche bloccato l’ingresso della Knesset stanziando davanti all’edificio istituzionale.
Altri cittadini in protesta hanno fatto capolino davanti l’abitazione della deputata del partito Likud Tally Gotliv a Givat Shmuel e hanno accerchiato la casa.
Emerge anche da alcuni video condivisi in rete che due individui sono stati arrestati davanti a casa della deputata a causa del fatto che non le era permesso accompagnare la figlia a scuola, tra l’altro affetta da autismo, e nemmeno quando ha chiesto gentilmente ai cittadini di farsi da parte si sono dimostrati collaborativi ma anzi le hanno risposto di trovare qualcun altro che lo facesse per lei dato che lei non sarebbe uscito dall’abitazione.
Anche il leader dell’opposizione Lapid, che è anche l’ex premier battuto alle elezioni da Netanyahu, ha condannato le azioni dei manifestanti ed ha affermato: “Condanno fermamente l’assedio alla casa di MK Tally Gotliv, madre di una ragazza con bisogni speciali, e il fatto che non le hanno permesso di portare sua figlia a scuola. Questo non è il nostro modo. Questo non è il modo della protesta. Mando forza a Tally e un abbraccio per sua figlia.”
Un altro punto focale di questa manifestazione è stato ad Ashkelon luogo dove i manifestanti si sono riuniti davanti all’abitazione di Avi Dichter Ministro dell’agricoltura.
Stessa sorte per il ministro dell’Istruzione Yoav Kisch che ha visto sei manifestanti riunirsi davanti a casa e hanno bloccato l’uscita.
Ovviamente la dichiarazione del premier Benjamin Netanyahu non si è fatta attendere e ha riferito in una nota: “Quando i manifestanti impediscono ai rappresentanti pubblici di andare alla Knesset per votare e rendono infelice una ragazza autistica, quella non è una protesta legittima. I manifestanti parlano di democrazia, ma stanno mettendo fine alla democrazia quando impediscono ai rappresentanti pubblici il loro diritto democratico fondamentale: il voto. Chiedo alla polizia di agire immediatamente per consentire ai parlamentari di arrivare alla Knesset”.
Rothman ha anche aggiunto che: “Come ex manifestante, mi identifico con i manifestanti, in particolare quelli che sono venuti nel buco in cui vivo, ma bloccare la strada ai parlamentari non è una mossa democratica ma antidemocratici. Il blocco fisico con l’obiettivo di impedire un voto parlamentare è la mossa dei regimi e il comportamento antidemocratico”.
Le manifestazioni che hanno preso di mira in particolar modo le abitazioni dei quattro parlamentari sono poi state sfollate la situazione è tornata sotto controllo. Il ministro della sicurezza ho espresso il suo dissenso nei confronti della polizia per aver permesso ai manifestanti di bloccare strade ed incroci.
Il parlamentare israeliano Benny gantz ha dichiarato: “Libertà di parola – sì, anarchia – no. Dobbiamo mantenere il flusso della vita e non permettere agli anarchici di paralizzare il Paese”.
Ha poi precisato anche che: “Oggi alla Knesset, andiamo a un primo voto, ma sarà il primo strappo nella società israeliana che lotteremo per trovare una via d’uscita da uno stato democratico ed ebraico. Farà un danno critico al filo che ci collega e alla solidità israeliana”.
Arrivato inoltre un’ulteriore dichiarazione del leader Netanyahu che ha riferito in una nota ufficiale: “I leader delle proteste contro le riforme giudiziarie proposte dal governo stanno calpestando la democrazia non permettendo ai rappresentanti eletti di Israele di portare avanti la loro politica.
Ha spiegato inoltre che a suo avviso: “Non accettano l’esito delle elezioni, non accettano la decisione della maggioranza, non condannano gli e la sua famiglia, bloccano le strade e invocano la disobbedienza civile, invocano senza vergogna una guerra civile e per il sangue nelle strade, minacciano i membri della Knesset in modo aggressivo”.
I parlamentari dell’opposizione israeliana hanno attualmente drappeggiato le bandiere di Israele alla Knesset e più precisamente all’interno del plenum mentre lo stesso dibattito sul disegno di legge nella riforma giudiziaria stava per iniziare. Amir Ohana, Al comando della Knesset, ha attaccato l’azione attuata dall’opposizione ed ha affermato anche che stavano “mancando di rispetto alla bandiera”.
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