Il premier di Israele Benjamin Netanyahu ha incontrato il re di Giordania Abdullah dopo che Il ministro per la sicurezza ben attuato diverse provocazioni nei confronti dei musulmani e soprattutto verso i luoghi di culto dove generalmente non è permesso ad altri transistore.
La scelta del ministro della sixurezza di Netanyahu di compiere una provocazione finalizzata ad alzare tensione nervosismo ha ricevuto le critiche di numerose autorità internazionali e ha sollevato malcontento e malumore all’interno della comunità islamica.
Le paure della comunità internazionale riguardo al nuovo governo di ultradestra era proprio inerente alla possibile ripresa del conflitto israeliano verso i territori della Giordania, Cisgiordania e soprattutto Palestina.
Poi si è scatenato il caos anche all’interno di altri ambiti politici, come per esempio nell’ambito giudiziario dove il ministro Levin ha proposto una riforma giudiziaria che consegna fondamentalmente nelle mani degli esponenti politici, l’unico organismo che, ancora, si distingueva per essere al di sopra di tutte le istituzioni governative ovvero l’Alta Corte israeliana. La riforma va a colpire non soltanto la Corte Suprema ma ha anche la nomina dei giudici che può essere quindi influenzata dalla politica. Questo ha generato malcontento popolare e 100.000 persone si sono ritrovate in piazza Tel Aviv per manifestare contro il governo Netanyahu e contro i suoi ministri ultra nazionalisti e di estrema destra. Non è possibile tralasciare anche le parole del ministro Smotrich che hanno colpito la comunità LGBT. È stata resa pubblica una conversazione privata del ministro con un uomo d’affari e la posizione appare ancora più chiara di prima. Ultima ma non per importanza la decisione dell’Alta Corte che ha ritenuto la nomina conferita da Netanyahu a Deri come ministro degli interni e della salute non attuabile ed ha ordinato al primo ministro di sollevare il politico da tale posizione.
Il premier Netanyahu, forse anche a causa dell’enorme attenzione mediatica internazionale che ha sollevato con le prime azioni attuate dal suo governo, ha incontrato personalmente il Re della Giordania in un clima decisamente teso.
I rapporti sono molto tesi a causa del tentativo dell’estrema destra israeliana di cambiare lo status quo alla moschea di Al-Aqsa.
Il re di Giordania Abdullah martedì ha tenuto un incontro con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nella capitale Amman , secondo le dichiarazioni della corte reale giordane, tra le crescenti tensioni diplomatiche sul complesso della moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata.
All’incontro di martedì hanno partecipato funzionari israeliani e diversi funzionari giordani, tra i quali il vice primo ministro e ministro degli Esteri Ayman Safadi. È stato convocato l’ambasciatore israeliano dopo che, al suo inviato Ghassan Majali, era stato vietato di entrare nella moschea il 17 gennaio.
La visita dell’ambasciatore giordano alla moschea è avvenuta dopo che il ministro della sicurezza di estrema destra Ben Gvir ha raggiunto il complesso della moschea, il terzo luogo più sacro dell’Islam, ricevendo la condanna del mondo islamico che ha ritenuto un puro e mero insulto il gesto. I palestinesi, come del resto il mondo islamico, hanno manifestato sdegno contro la provocazione gratuita e si sono detti molto scossi da tale affronto.
Il Jerusalem Waqf che è l’autorità esclusiva addetta alla supervisione i luoghi sacri di Gerusalemme, inclusa la moschea di Al-Aqsa ha rivelato che il re Abdullah ha: “sottolineato l’importanza di rispettare lo status quo storico e legale nella moschea di Al Aqsa/Al Haram Al Sharif”.
Lo Status Quo è stato minacciato dai ripetuti tentativi, molto dei quali con successo, di entrare nella spianata da parte di gruppi israeliani ebraici di destra. Con il solo scopo di provocare ma questo non può essere accettato in un luogo di culto e soprattutto sacro.
Agli ebrei è vietato pregare nel sito ed è cosa nota tuttavia, alcuni israeliani di estrema destra, hanno chiesto un cambiamento dello status quo religioso e vogliono avere il permesso di pregare nel complesso della Spianata delle moschee.
Il sito ospita anche l’iconica cupola dorata della roccia, venerata dai musulmani come il Nobile Santuario (al-Haram al-Sharif) e dagli ebrei come il Monte del Tempio.
Re Abdullah ha precisato: “la necessità di mantenere la calma e cessare ogni atto di violenza, al fine di aprire la strada a un orizzonte politico per il processo di pace, chiedendo la fine di qualsiasi misura che possa minare le prospettive di pace”.
Il re ha ripetuto il sostegno della Giordania a una soluzione a due Stati, che garantisca l’istituzione di uno Stato palestinese indipendente lungo le linee di confine del 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale, che vive fianco a fianco con Israele in pace e sicurezza.
Israele ha conquistato Gerusalemme Est nella Guerra dei Sei Giorni del 1967 e successivamente ha fatto in modo di annetterla al territorio con una mossa non riconosciuta dalla maggior parte della autorità internazionali.
La nota ufficiale afferma: “Le discussioni hanno riguardato anche i legami bilaterali e la necessità per il popolo palestinese di beneficiare di progetti economici e regionali”.
Questa è la prima visita di Netanyahu in Giordania e Il primo incontro con il Re Abdullah dal 2018.
Si tratta anche del primo viaggio all’estero di Netanyahu da quando è tornato eletto a dicembre.
Una dichiarazione dei funzionari di Netanyahu riporta: “i due leader hanno discusso questioni regionali, in particolare la cooperazione strategica, di sicurezza ed economica tra Israele e Giordania, che contribuisce alla stabilità regionale”.
Un comunicato diramato sui social direttamente dal premier israeliano Netanyahu dice invece: “Oggi ho incontrato il re Abdullah di Giordania. Abbiamo discusso questioni regionali, sottolineando la cooperazione strategica, di sicurezza ed economica tra Israele e Giordania, che contribuisce alla stabilità della regione.”
Una nota ulteriore riportata dai media locali spiega anche che i due leader: “Hanno anche elogiato l’amicizia e la collaborazione di lunga data tra Israele e il Regno hashemita“.
Sembra che sia stato fatto un piccolo passo per appianare la situazione tesissima e controversa di Israele che ora è comandato dall’estrema destra e avanza richieste tramite i ministri che per ora non accennano a cambiare idea e posizione riguardo alle forze Islamiche e palestinesi.
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