L’italiana Dalila Procopio sarà rimpatriata dopo essere stata arrestata a Istanbul durante le proteste in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.
Una vicenda che ha destato preoccupazione nei confronti di una giovane connazionale. Dalila Procopio aveva deciso di partecipare al corteo contro la violenza sulle donne che si è tenuta nella capitale turca il 25 novembre. In Turchia la situazione attuale, nel quale vivono le donne, preoccupa molto le autorità occidentali in quanto il governo turco tenta, secondo le attiviste, di eliminare diritti femminili e demonizzare i movimenti LGBT.
Venerdì 25 novembre a Istanbul è stata organizzata una manifestazione per i diritti femminili e contro la violenza sulle donne. La protesta è partita da Istanbul nella zona europea della megalopoli denominata Karakoy.
La manifestazione non aveva l’autorizzazione delle autorità locali e era diretta nel viale dello shopping dove il 13 di novembre si è verificato l’attentato attribuito alle milizie curde.
Nonostante non si trattasse di una protesta violenta, ma di una manifestazione pacifica la polizia ha ritenuto necessario sgomberare la zona per evitare tensioni successive. Tale comportamento ha attirato il malcontento delle attiviste che si sono opposte allo sgombero intonando a gran voce lo slogan Donna Vita Libertà che è diventato famoso dalle proteste sorte per i diritti femminili dopo la morte di Mahsa Amini in Iran.
Gli arresti sono stati circa 200 e la maggior parte sono state per l’appunto giovani donne. Tra queste si trovava la nostra connazionale Dalila Procopio nata a Napoli, classe 1997 che si trova ad Istanbul per uno scambio interculturale tramite il programma amma di scambio Erasmus. Ha deciso di scendere in piazza per manifestare per i diritti femminili e contro la violenza sulle donne ma è stata poi arrestata e portata in carcere insieme ad altre manifestanti.
Il gruppo di attiviste Mor Dayanisma ha dato notizia del suo arresto e si è prodigato per far sapere appunto che la nostra connazionale era stata arrestata ma soprattutto si sono prodigate inoltre per la sua liberazione.
Lo stesso gruppo che ha informato immediatamente dell’arresto da parte delle autorità della nostra connazionale ha poi annunciato che la ragazza è stata sottoposta a procedimento ufficiale che prevede espulsione con il divieto di riaccedere in Turchia. Nei giorni scorsi le ragazze dell’associazione femminista sono riuscite a parlare con le detenute, arrestate durante la manifestazione contro la violenza delle donne a Istanbul, e hanno assicurato che le condizioni in cui sono tenute sono sempre state ottimali e che non hanno subito abusi e violenze.
Anche la Farnesina e gli stessi genitori di Dalila Procopio, soprattutto il padre che fa parte dell’arma dei Carabinieri, hanno dichiarato di essere costantemente in contatto con le autorità turche e di avere notizie sempre aggiornate in merito alle condizioni della giovane.
Inizialmente le autorità turche avevano spiegato che c’era stato un disguido con il visto della studentessa, che in realtà si è poi rivelato un equivoco in quanto il padre ha confermato che il visto della ragazza non era affatto scaduto ma è valido fino alla fine di dicembre.
La situazione delle donne in Turchia è alquanto complicata in quanto anche nella Turchia moderna esiste da tempo una lotta per la parità di genere e per i diritti femminili che però nel concreto non è ancora attuata e il genere femminile è ancora privo dei diritti fondamentali. L’istruzione per le donne non è ancora diffusa e si trova largamente sotto la media europea. Non è possibile affermare che il governo turco abbia attuato una politica che fermi la disparità di genere ma anzi proprio il contrario. Per questo Dalida Procopio ha deciso di scendere in piazza e unirsi alle donne turche.
Emerge dagli studi delle associazioni dei diritti umani femminili che in Turchia le donne subiscono ancora violenza all’interno della famiglia ma non soltanto dato che gli stupri e gli abusi sono all’ordine del giorno. La donna non è considerata dall’uomo turco al pari di se stesso è e è ancora largamente diffuso il matrimonio infantile. Le opportunità lavorative non sono alla pari tra uomo e donna e le discriminazioni di genere fanno parte della quotidianità e del filo di pensiero del governo turco.
Nonostante le ripetute sollecitazioni da parte delle Nazioni Europee, con le quali Erdogan sta intrattenendo una stretta collaborazione, ciò che doveva essere attuato per migliorare il paese non si è ancora verificato e questo ha creato malcontento.
Le donne turche non godono pienamente di diritti e di possibilità concrete ma sono subordinate al volere maschile. Basta ragionare sul fatto che il partito APK di matrice filo islamica ha addirittura chiesto al governo qualche tempo fa di togliere la legge contro la violenza femminile introdotta nel 2011 ma fortunatamente la richiesta non è stata accolta. Ma non vuol dire che se a livello giuridico la donna ha acquisito diritti allora ciò si verifica anche nella quotidianità.
In Turchia le donne hanno bisogno di sostegno per poter avere pari diritti e per poter accedere a studi e specializzazioni che ad oggi non possono vedere nel loro futuro.
Il governo turco non limita soltanto il sesso femminile ma accusa e demonizza la diversità di genere e quindi tutti i movimenti LGBT vengono considerati ostili.
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