Nel giorno in cui inizia il Forum The European House – Ambrosetti a cui partecipano il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan a Cernobbio, l’Istat ha diffuso i dati del Pil relativo al secondo trimestre del 2016: il prodotto interno lordo nella lettura finale è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,8% nei confronti del secondo trimestre del 2015, quindi a livello annuale. La stima preliminare diffusa il 12 agosto 2016 scorso aveva misurato la stessa variazione congiunturale e una variazione tendenziale dello 0,7%, quindi un decimale in meno rispetto a quanto comunica oggi. La variazione acquisita per il 2016 è pari a +0,7%.
Migliora quindi anche la stima della crescita acquisita, dal +0,6% comunica ad agosto nella lettura preliminare. Dal lato della domanda interna, spiega l’Istat, i consumi nazionali sono stazionari in termini congiunturali, sintesi di un aumento dello 0,1% dei consumi delle famiglie e di un calo dello 0,3% della spesa della Pubblica Amministrazione, mentre gli investimenti fissi lordi hanno registrato una flessione dello 0,3%.
AUMENTANO IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONILe importazioni sono aumentate dell’1,5% e le esportazioni dell’1,9%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,1 punti percentuali alla variazione del Pil: si registrano contributi nulli per i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (ISP) e per gli investimenti fissi lordi e un contributo negativo (-0,1 punti percentuali) per la spesa della Pubblica Amministrazione (PA).
La variazione delle scorte ha contribuito negativamente per 0,1 punti percentuali, mentre l’apporto della domanda estera netta è stato positivo per 0,2 punti percentuali. Il valore aggiunto registra incrementi congiunturali nell’agricoltura (0,5%) e nei servizi (0,2%) mentre diminuisce (-0,6%) nell’industria.
All’interno dei servizi si rilevano settori in flessione e settori in espansione: incrementi significativi riguardano le attività professionali e di supporto (0,5%) e quelle del comparto del commercio, trasporto e alloggio (0,4%); all’opposto, il calo più marcato riguarda le attività finanziarie e assicurative (-0,6%).
LA PAROLA AI CONSUMATORI “Non solo la crescita ipotizzata dal Governo nel Def di aprile di avere per fine anno un incremento tendenziale dell’1,2% è un miraggio. Ma a questo punto si torna agli zerovirgola, salvo arrivino un III ed un IV trimestre a dir poco miracolosi“. E’ quanto afferma Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando i dati definitivi dell’Istat sul Pil del secondo trimestre.
“Il dato di oggi dimostra che, se si vuole rilanciare la crescita, non è tagliando l’Ires che si può raggiungere l’obiettivo. Fino a che i consumi delle famiglie crescono di un misero 0,1% in termini congiunturali, non si va da nessuna parte, considerato che rappresentano il 60% del Pil” prosegue Dona, “Osservando il dato relativo alla spesa delle famiglie sul territorio economico, solo i beni durevoli registrano un aumento tendenziale significativo: +3,3%. Il fatto che i beni non durevoli arranchino al +0,6% dimostra che il ceto medio fatica ad arrivare a fine mese. Per questo nella prossima legge di stabilità bisogna aiutare le famiglie e non le imprese, per la semplice ragione che fino a che le famiglie non acquistano, le imprese non vendono” conclude Dona.
Mentre in una nota diffusa da Codacons si legge: “I dati sul Pil diffusi oggi dall’Istat rappresentano una bastonata per il Governo italiano, che ha letteralmente steccato sulle previsioni relative al Pil, il cui incremento tendenziale era fissato all’1,2%. E’ evidente che l’Italia non riparte e che la crisi economica non ha affatto abbandonato il nostro Paese – afferma il presidente Carlo Rienzi – nel secondo trimestre, infatti, il Pil è rimasto fermo rispetto al trimestre precedente, con una particolare sofferenza per l’industria (-0,6%). E’ la conferma degli allarmi lanciati a più riprese dal Codacons: se i consumi non ripartono, le vendite restano al palo, i prezzi sono in deflazione e la fiducia di imprese e consumatori è in costante calo, il Pil non potrà crescere“. Il Governo Renzi, prosegue la nota “farebbe bene a pensare alle famiglie più che alle banche, perché solo attraverso misure di sostegno ai consumi e alla domanda interna sarà possibile uscire definitivamente da una crisi che continua a far sentire i suoi effetti sull’economia italiana“.
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