Secondo i dati comunicati dall’Istat, l’occupazione femminile non ha lo stesso livello di crescita di quella maschile.
Anche se nel primo trimestre del 2022, c’è stato un aumento degli occupati, ma anche un divario di genere tra occupazione femminile e maschile: è quello che emerge dagli ultimi dati Istat, che si focalizza sulla situazione lavorativa del paese, dalla creazione di nuovi posti, fino alla disoccupazione e la cassa integrazione che ha interessato diversi lavoratori tra il 2021 e il 2022.
Nei primi tre mesi del 2022, l’occupazione è cresciuta: infatti, si sono registrati 120 mila occupati in più, rispetto al quarto trimestre del 2021: un dato che è incrementato anche per via dei contratti a tempo determinato, ma anche di quelli a tempo indeterminato che, rispettivamente, sono +72 mila e +33 mila.
Questi sono i dati diffusi dall’Istat, in relazione al primo trimestre di quest’anno: il numero di occupati è di 22 milioni 948 mila, secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali. Sale, dunque, al 59,7% il tasso di occupazione, anche se sono più gli uomini a trovare lavoro nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni e per coloro che risiedono al Centro.
Rispetto al primo trimestre del 2021, c’è un divario più marcato tra lavoratrici e lavoratori: l’occupazione maschile, infatti, è aumentata di 3,3 punti, mentre quella femminile 2,8 punti. Anche per quel che concerne il tasso di disoccupazione è più accentuato tra le donne con -1,7 punti, rispetto alla compagine maschile che registra -2 punti.
Sostanzialmente simile il calo di inattività, a 1,9 e – 2 punti. Bisognerà capire, a questo punto, se la situazione – legata al divario occupazionale tra uomini e donne – potrà avere un mutamento positivo nei prossimi tre mesi del 2022 o, quantomeno, entro la fine dell’anno.
Per quanto riguarda il costo del lavoro, non è stata registrata variazione sostanziale, pertanto resta stabile, anche perché c’è stata una piccola riduzione delle retribuzioni e un aumento degli oneri sociali. Ridotto, allo 0,2% il costo su base annuale, proprio per la riduzione delle componenti appena citate.
In relazione alle ore lavorate, vediamo che nei primi tre mesi del 2022, l’imput lavorativo è incrementato dell’1,5% – rispetto agli ultimi tre mesi del 2021 – e del 6,7% comparato ai primi tre mesi del 2021. Anche il PIL è cresciuto dello 0,1% – sul piano congiunturale e su quello tendenziale del 6.2%. Anche la cassa integrazione subisce un calo, arrivando a 12,9 ore ogni 1.000 lavorate.
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