Secondo i dati comunicati dall’Istat, nel mese di marzo il tasso di occupazione è salito, registrando 81 mila occupati in più, rispetto al mese di febbraio, anche se è registrato un incremento dei precari.
Nel mese di marzo 2022, il tasso di occupazione è salito al 59,9%: si tratta di un vero e proprio record storico. Per questo motivo, anche il tasso di disoccupazione è sceso all’8,3%, raggiungendo il livello registrato nel 2010, secondo quanto comunica l’Istat.
Secondo i nuovi dati, ci sono 81 mila occupati in più rispetto al mese di febbraio 2022: gran parte dei posti sono stati occupati da lavoratrici. Rimane ancora alta la disoccupazione della fetta di popolazione sotto i 24 anni, stimata al 24,5%.
Sul fronte del precariato, però, si registra un dato, che ci riporta ai livelli del 1977. Gli occupati a tempo determinato raggiungono, infatti, i 3 milioni e 159 mila.
Inoltre, bisogna dare uno sguardo anche alla fetta di inattivi del mercato del lavoro. Questo numero – calcolato sulla fascia d’età che va dai 15 ai 64 anni, è diminuito per donne, uomini e per ogni classe di età (-0,6%, pari a -72mila unità). Arriva al 34,5% il tasso di inattività, ossia -0,2 punti.
Come afferma Andrea Garnero, economista OCSE:
“In questi mesi i dati mensili Istat sembrano molto ballerini: prima una crescita tutta maschile ora tutta femminile, prima tutta precaria ora con un riassetto dell’occupazione stabile“.
Un andamento che supera le aspettative che l’economista aveva immaginato nei mesi successivi alla pandemia:
“Mi aspettavo numeri peggiori visto il Pil a -0,2% nel primo trimestre. E invece l’occupazione ha retto“.
Garnero cerca di spiegare questo fenomeno, concentrandosi sul PIL italiano sul quale, secondo lui, “pesa molto l’industria che però produce poca occupazione. Mentre i servizi ne producono molta, ma precaria e a basso valore aggiunto. In questo momento l’industria sta soffrendo, i servizi meno. Ecco spiegato il disallineamento tra occupazione e Pil“.
Per quanto riguarda, invece, gli effetti della guerra Russia-Ucrina che potranno esserci sul mondo del lavoro nei prossimi mesi, Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio-Cgil, afferma che “i lavoratori in Cig da più di tre mesi usciranno fuori dagli occupati, per le nuove regole Eurostat, e saranno registrati come senza lavoro”.
E aggiunge:
“Un livello poi così alto di occupati a termine è preoccupante. Se la prossima crisi li comprimesse dell’8-10%, avremmo oltre 300 mila disoccupati in più”.
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