Popolazione sempre più vecchia e nuovi nati in costante calo. I mali dell’Occidente sono comuni a molti Paesi. Italia e Canada hanno deciso di seguire strategie totalmente opposte per cercare di rimediare al fenomeno che mette a rischio la crescita economica.
Vediamo le caratteristiche principali dei due metodi.
Nel giorno della presentazione in conferenza stampa della legge di bilancio, la prima che sarà varata dal governo di destra guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, tra i contenuti della manovra non potevano ovviamente mancare le misure sulla natalità. Il tema è tanto caro al capo del governo quanto spinoso e complesso.
In Italia è ormai in atto da anni l’invecchiamento sempre più marcato della popolazione, l’inverno demografico che non è però compensato da un sufficiente numero di nuovi nati. Sempre più anziani, secondo l’Istat 800mila persone oltre i 90 anni, e sempre meno giovani: nel 2021 meno di 400mila nascite. Ciò comporta una criticità per l’economia che non è trascurabile.
I lavoratori che vanno in pensione, meritatamente, non possono essere interamente sostituiti dalla nuova forza lavoro perché questa, numericamente, non basta a compensare le uscite in ottica di un ideale equilibrio con i nuovi ingressi.
Inoltre, vivendo più a lungo – cosa che ovviamente non è una colpa – gli ex lavoratori percepiscono per tanti anni la pensione, molto più a lungo che in passato e questo crea un aggravio per le casse dello Stato. I contributi nuovi che vengono versati dai giovani lavoratori sono quantitativamente di meno rispetto alle uscite pensionistiche dello Stato.
Il tema è noto, nulla di nuovo insomma. In linea di massima il fenomeno sopra descritto si può affrontare in due strategie diverse e politicamente contrapposte. L’attuale maggioranza di governo ha scelto la via del sostegno economico alle giovani coppie, nel tentativo di aiutarle ma anche per convincerle a fare i figli. I nuovi nati che tanto servono alla causa italiana ma che il contesto storico, culturale e sociale spesso impedisce, non consentendo così la realizzazione di questo progetto di vita.
La seconda strategia, invece, è quella su cui un altro Paese occidentale si sta orientando: il Canada. Vediamo allora di fare un confronto tra le due vie, analizzando la ricetta canadese. Il governo moderato e di centro guidato dal premier Justin Trudeau, ha annunciato che intende portare avanti un progetto per far entrare in Canada 500mila immigrati l’anno fino al 2025, per un totale di quasi 1.5 milioni di nuovi immigrati dall’estero nei prossimi tre anni.
Per molti anni il Paese ha cercato di attrarre i residenti permanenti tra quegli immigrati che hanno il diritto di restare a tempo indeterminato in Canada ma che non sono cittadini. Il tutto nel tentativo di mantenere un trend demografico positivo e un’economia crescente. Solo l’anno scorso sono entrati 405mila residenti permanenti, il dato più alto nella storia canadese. Il motivo della strategia, come detto, risiede nelle difficoltà che sono comuni all’Italia e anche a molti altri Stati occidentali. Popolazione che invecchia e tasso di natalità basso.
Già oggi, secondo le evidenze governative, l’immigrazione è responsabile quasi della totalità della crescita della forza lavoro e entro il 2032 dovrebbe diventare responsabile anche di tutta la crescita della popolazione canadese. Un tessuto sociale unico nel G7 dove già oggi circa un canadese ogni quattro è arrivato nello Stato come immigrato.
Inoltre, la strategia di crescita è resa possibile anche dalla geografia di questo Paese. 38 milioni di persone sono una densità demografica modesta considerato la grandezza e la vastità del territorio della foglia d’acero. L’Italia ha una popolazione in calo costante, di meno di 60 milioni di persone, che è in confronto stipata in una penisola piccolissima.
Certo, all’Italia in proporzione basterebbero numeri di immigrazione in entrata minori per trarre dei benefici per l’economia. Il problema è l’opinione pubblica avversa, di cui fanno parte gli elettori che hanno votato per una maggioranza che ha strategie diverse per tutelare il famoso interesse nazionale. Il contrario di quanto successo in Canada dove c’è fiducia in questo metodo, anche perché i residenti stranieri costituiscono per la maggior parte lavoro qualificato. Dunque tra i migranti economici ci sono anche delle risorse importanti per il Paese. Una strategia che in Canada è stata efficace. Vedremo se la strategia italiana produrrà gli stessi positivi effetti con un metodo diverso.
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