Pamela Canzonieri è stata trovata morta in Brasile, precisamente a Morro de São Paulo, nello Stato di Bahia, la notte di giovedì 17 ottobre. Dopo giorni di indagini sulla tragica fine della turista italiana di 39 anni, la persona arrestata perché sospettata di essere il responsabile dell’omicidio è crollato davanti agli inquirenti e ha confessato il delitto. L’uomo, identificato come Antonio Patrício dos Santos ma noto con il nome ‘Fabricio‘, ha precedenti penali per spaccio. Ha raccontato di aver incontrato Pamela Canzonieri per strada e di essere poi andato a casa sua. Non ha saputo però dare dettagli in merito a cosa sia accaduto nella casa dove si è compiuto l’omicidio, giustificandosi con l’assunzione massiccia di cocaina. Non si conosce il movente.
Sul caso di Pamela Canzonieri arrivano le prime certezze, dopo giorni in cui di sicuro si sapeva soltanto che la Farnesina aveva confermato il suo decesso. Dalle informazioni fatte circolare dai media locali brasiliani si era appreso che il corpo dell’italiana era stato trovato all’interno della casa in cui abitava, in rua do Fogo, nel quartiere di Mangaba.
Secondo quanto raccontato dagli amici della donna, e dalla sua stessa famiglia, Pamela Canzonieri andava in Brasile una volta all’anno (da almeno nove anni) e in queste occasioni era solita affittare una casa e lavorare in un ristorante di Morro de São Paulo. Sul profilo Facebook della giovane si trova la conferma della sua autentica passione per il Paese sudamericano, con tante foto dei suoi viaggi mentre posa sorridente su spiagge incontaminate sullo sfondo. Ma stavolta è finito nella maniera più tragica il suo soggiorno nello stato sudamericano. Gli esiti dell’autopsia hanno chiarito le cause della morte. Pamela Canzonieri sarebbe morta per soffocamento.
Dopo poco più di una settimana di indagini, il mistero che ha circondato il decesso della 39enne italiana originaria di Ragusa sembra essere stato chiarito. Nell’interrogatorio l’uomo ha raccontato che, dopo avere incontrato la vittima, loro due si sono avviati insieme verso l’abitazione della giovane. “Ha detto di avere usato abbastanza cocaina prima di incontrare l’italiana e che non ricordava molto bene i dettagli”, ha spiegato Argimaria Soares Freitas, titolare dell’indagine, aggiungendo che “verificheremo tutta la versione con le relazioni di esperti, deposizioni di testimoni e prove raccolte sulla scena del crimine”.
Il cadavere della donna è stato scoperto in seguito ad una telefonata anonima. La responsabile della polizia, Argimária Freitas, citata dal sito correio24horas, ha infatti riferito che gli agenti sono intervenuti a seguito di una chiamata anonima. Anche i suoi amici, non avendo più notizie di lei, e preoccupati di non vederla come sempre, ne avevano successivamente denunciato la scomparsa. Dagli esiti delle indagini svolte dagli inquirenti è emerso che la donna ha aperto la porta a chi la ha aggredita e poi la stessa persona verosimilmente l’ha colpita alla testa e assassinata strangolandola brutalmente a mani nude.
Freitas aggiunge che sul corpo dell’italiana c’erano alcune escoriazioni e che accanto è stata ritrovata della cocaina, ma i familiari hanno sempre negato che la ragazza facesse uso di sostanze stupefacenti. Non sono stati riscontrati segni di effrazione sulla porta di ingresso dell’abitazione, ciò a dimostrare che Pamela ha aperto al suo aggressore, quindi probabilmente lo conosceva. Ad ogni modo è stata confermata l’ipotesi dell’aggressione, e dello strangolamento come causa della morte della giovane italiana.
Nella serata del 24 novembre più di 500 persone hanno partecipato, a Ragusa, ad una fiaccolata in ricordo di Pamela. I suoi genitori e la sorella minore, che vivono nella città siciliana hanno saputo la tragica notizia tramite Facebook. A scoprire la morte della donna è stata infatti la sorella più giovane, Valeria, che sulla bacheca di un’amica di Pamela ha letto in portoghese l’addio alla sorella. Al momento il corpo della ragazza ragusana uccisa la notte tra il 17 e il 18 novembre scorso è ancora in Brasile, i familiari attendono il rimpatrio della salma, pagato da un ricco imprenditore ragusano da tempo trasferitosi in America che ha messo a disposizione della famiglia i seimila dollari necessari per il viaggio.
La polizia brasiliana intanto continua a lavorare in maniera esclusiva sul caso, nonostante un collegamento con l’Interpol. Sono state ascoltate diverse persone in qualità di testimoni, anche una donna che recentemente aveva denunciato la nostra connazionale in seguito a un litigio dai contorni non ancora chiari. E sono stati prelevati diversi DNA per effettuare delle comparazioni con tracce trovate nella casa della Canzonieri.
Ad ogni modo la Procura di Ragusa ha aperto un’indagine parallela qui in Italia per poter indagare e svolgere ulteriori accertamenti e un’eventuale richiesta di rogatoria internazionale. Mentre la famiglia denuncia una certa lontananza da parte delle Istituzioni, e in una lettera denuncia di essere stata abbandonata dallo Stato, e di vivere la tragedia in completa solitudine. In una lettera aperta a Matteo Renzi scritta dalla sorella di Pamela, infatti, si legge: “In un momento così triste e difficile che sta attraversando la mia famiglia, per la scomparsa di mia sorella, la nostra abitazione è invasa solo ed esclusivamente da giornalisti. Nulla da dire per chi lavora, ma chiediamo di rispettare il nostro silenzio dettato da un dolore incolmabile – dice Valeria Canzonieri – Abbiamo ricevuto il cordoglio da tutto il mondo. Telefonate da più parti del globo ci hanno espresso la vicinanza di tanti per un dramma che ci ha colpito all’improvviso. Mi dispiace non aver ricevuto un attestato di vicinanza dallo Stato italiano. Mia sorella era un’italiana che lavorava all’estero. Ci saremmo aspettati una telefonata da un rappresentante dello Stato. Invece nulla. Neanche del nostro premier, Matteo Renzi che si dichiara vicino agli italiani. Caro Renzi la sensibilità di un politico ad alti livelli come è Lei, si vede anche dalla vicinanza che Lei offre a chi soffre e a chi è in difficoltà. Noi lo siamo. Ho una sorella in Brasile, e nessuno ci dice cosa dobbiamo fare per riportare il corpo di Pamela in Italia. Caro Renzi, la nostra è una famiglia per bene. Hanno provato ad infangare la memoria di Pamela, ma mia sorella era stimata da tutti, anche in Brasile dove lavorava onestamente. Un’altra italiana emigrata all’estero perché in Italia non trovava lavoro”.
E ancora: “Ci sentiamo bloccati. Dal Consolato nessuna indicazione su come muoverci e su cosa fare per riavere Pamela. A tre giorni dalla sua morte ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni. Notizie che apprendiamo solo dai giornalisti, e non dagli enti dello Stato preposti alle comunicazioni ufficiali. Non credo che mia sorella Pamela sia diversa da tutti gli altri italiani uccisi all’estero. Non vogliamo parate e riflettori puntati. Vogliamo, da italiani, verità sulla morte di Pamela e uno Stato che ci tuteli e ci stia vicino”.
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