Oltre ai più famosi e noti cinque, c’è un ‘sesto senso’ che non tutti conosciamo bene e usiamo al meglio: si tratta dell’intestino. E proprio da qui può partire la nostra felicità. L’argomento è stato approfondito in occasione del tour organizzato da Aboca ‘La buona salute. Intestino, alimentazione e consapevole e biochimica della gioia’, con Pier Luigi Rossi, medico e specialista in Scienza dell’alimentazione dell’Università di Bologna, e il volto televisivo Patrizio Roversi.
Al centro del tour l’esperienza raccolta nel libro ‘L’intestino. Il sesto senso del nostro corpo’, edito da Aboca e scritto da Pier Luigi Rossi.
L’esperienza di Rossi mostra come felicità, gioia o tristezza nascono dalla biologia, correlata con la nutrizione molecolare e al metabolismo cellulare dell’intero sistema corporeo, non soltanto dai condizionamenti psicologici, sociali e affettivi.
L’obiettivo è fare educazione sulla relazione intestino-toni dell’umore e accompagnare le persone nella definizione di una alimentazione sana e consapevole. Il tutto in chiave intelligente, informale e anche ironica, con un ‘talk show live’ condotto in ogni tappa dal ‘turista per caso’ Patrizio Roversi.
“Farò da pezzettino di clavicola, non da tutta la spalla, per il dottor Rossi – scherza Roversi – Ha bisogno forse di un paziente da portarsi dietro e, avendo io tutta una serie di magagne, sono perfetto perché posso essere usato dal dottore come cavia”.
“Il cibo quando entra dentro di noi, e ne entrano 2-3 chili al giorno, lascia il suo segno nell’intestino che è lungo 5 volte la nostra altezza – spiega Rossi all’AdnKronos Salute – Poiché ogni 3-5 giorni l’epitelio del nostro intestino si modifica e cambia, se noi mangiamo male danneggiamo questa parete. Così la salute intestinale salta e si rovina il tono dell’umore che tende alla tristezza e alla depressione”.
La ricerca scientifica più attuale – evidenzia Rossi – ci dice che i due organi più importanti sono il cervello e l’intestino.
“L’intestino è il più grande organo sensoriale – prosegue l’esperto – capace di accettare tutte le stimolazioni sensoriali, da quelle gustative alle olfattive fini al tatto. Queste vengono raccolte dal nervo vago, che è il più lungo nervo dell’organismo, che le porta al cervello. Ecco perché l’umore dipende anche da quello che mangiamo”.
Ma quali sono gli errori più clamorosi che fanno gli italiani a tavola? “Mangiare senza pensare – risponde Rossi – Devono saper guidare la mano che porta il cibo alla bocca. Abbiamo un’alimentazione triste che è in grado di distruggere i villi intestinali e le pareti. Ma sopratutto di danneggiare il neurotrasmettitore serotonina (il 95% parte dall’epitelio dell’intestino) che ci porta la serenità e la tranquillità”.
Secondo l’esperto la colpa è dell’introduzione della zootecnica intensiva che “ha generato un’offerta di carne con un elevato contenuto di grassi saturi. Questi – scrive il medico nel libro – insieme a un eccesso di carboidrati semplici possono invalidare la salute del cervello, aumentando il rischio di malattie mentali e altri disturbi metabolici. Un regime alimentare a base di questi nutrienti ha fatto sviluppare nel microbiota umano batteri aggressivi responsabili della produzione di liposaccaride che crea nel cervello depressione, tristezza, tono dell’umore negativo, apatia e affaticamento”.
“La chiave per costruire la felicità a tavola – conclude Rossi – è acquisire consapevolezza di ciò che si mangia. Conoscere le oscillazioni del picco glicemico postprandiale. E poi preferire le fibre idrosolubili contenute negli alimenti vegetali, nei cereali integrali, nei legumi e nei semi oleosi. I batteri mangiano le fibre idrosolubili e producono molecole positive per il corpo umano: lo stato dell’umore è recuperato”.
La prima tappa di questa serie di incontri si è tenuta a Roma. Dopo la Capitale è la volta di Bologna, Torino, Firenze, Napoli, Salerno, Fano, Trieste e Milano, per chiudere il 22 maggio a Como.
In collaborazione con AdnKronos
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